La Bellezza di esistere
- Autore: Elido Fazi
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2016
“La Bellezza di esistere” (Fazi 2016) è il sorprendente e intenso testo dello scrittore/editore Elido Fazi, nel quale prosa e versi si alternano in un affascinante rincorrersi.
“Sono nato a Quintodecimo”, frazione di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, bella e ridente terra marchigiana, il 6 gennaio 1952.
“Fu la mammina a farmi il primo bagno in un catino di zinco”.
Le “mammine” aiutavano le mamme a far venire al mondo i bambini. La levatrice aveva raccomandato alle zie e alla nonna Elodia di accendere un lumino fino a quando il parroco “non mi avesse battezzato”. Il piccolo Elido fino a tre anni aveva intorno a sé solo donne: la nonna Elodia, la mamma Nunzia, le zie Rosa ed Elena entrambe nubili, e la comare Maria. L’unico uomo presente in casa era nonno Tommaso, che di sera soleva “dirigere il rosario” con la famiglia accomodata davanti al camino della cucina.
“Avevo tre anni quando vidi mio padre per la prima volta”
e dei successivi dieci anni
“ricordo solo quello che ho fatto con lui”.
Il padre Massuccio con il suo rimorchietto la domenica faceva la spola tra il suo borgo e Acquasanta, “dove quel giorno c’era il mercato all’aperto” e il bambino lo accompagnava per aiutarlo e per imparare “come si fanno le trattative”. Era Massuccio il fedele compagno di svago e divertimento di Elido che si godeva i fuochi d’artificio “uno più bello dell’altro” o ammirava le giostre in occasione della festa di Sant’Emidio.
Il babbo teneva che il suo figliolo conoscesse tutti i bellissimi boschi di castagni e marroni sparsi sotto i Monti della Laga. Nei giorni in cui Massuccio non si occupava di fare commercio o l’autista, andava a curare la sua vigna sopra il paese.
“Ama le piante più degli umani e degli animali”.
Tambrò, come veniva chiamato Elido in paese, andava a portargli il pranzo, inoltre trovava il tempo di aiutare la nonna e la mamma nella conduzione del negozio di alimentari che riforniva tutti i villaggi intorno, lungo la via Salaria,
“la consolare numero 4 che dai tempi di Augusto, unisce il centro della Capitale all’Adriatico”.
L’impegno era faticoso ma il tenace Elido si divideva tra il suo lavoro e la scuola. Dopo la maturità, il padre l’aveva quasi obbligato a iscriversi alla Facoltà di Economia e Commercio di Roma, “Mio padre era soddisfatto”. Elido si era laureato in un assolato giorno di febbraio del 1975 discutendo una tesi sulla globalizzazione. Il mondo aspettava di essere conquistato dall’ambizioso neo laureato, il quale in ogni posto dove sarebbe andato, avrebbe portato nella sua anima l’immagine del “natio borgo selvaggio”.
Nel volume redatto con sincerità e senza pudore e dedicato “A Valentino Zeichen”, Elido Fazi torna alla sua “Bright Star”, là dove tutto è iniziato, tratteggiando con passione e abilità quel passato fatto di cose semplici e antiche che l’ha plasmato e dalla cui osservazione è possibile comprendere “La Bellezza di esistere”.
“Come mi piacerebbe tornare bambino”.
La Bellezza di esistere
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