La congiura dei fratelli Shakespeare
- Autore: Bernard Cornwell
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2019
La morte coglie Shakespeare mentre la pendola nel corridoio batte nove rintocchi (calma, non è William e non è detto che sia defunto). Li ha contati, prima di ricevere la lama in pieno petto. Sul palcoscenico, la vita e la morte non sono reali: non prendete mai sul serio un commediante, però aspettatevi ancora una buona lettura da Bernard Cornwell. L’inesauribile scrittore inglese ha messo da parte guerrieri e cavalieri dedicandosi per una volta al teatro, sempre con una buona dose di azione, nel romanzo “La congiura dei fratelli Shakespeare”, da aprile 2019 nelle librerie per i tipi Longanesi (432 pagine 22 euro).
E la morte lo ghermirà ancora, quando le campane avranno battuto la terza ora del pomeriggio. Quante volte Mercuzio è caduto in scena nei teatri del mondo, colpito da Tebaldo? E quante volte Romeo e Giulietta, gli amanti giovanetti, hanno consumato la loro triste storia d’amore stesi in terra, tra la commozione degli spettatori?
I commedianti raccontano storie, trasformano i sogni in realtà, mettono in scena la magia delle emozioni: sono gli attori del lord Ciambellano, protetti dalla regina, fanno sospirare e divertire la gente nei primi teatri stabili di Londra, alla fine del 1500.
Richard Shakespeare è un attore ed è l’impudente e sfrontato fratello minore del geniale e puntiglioso drammaturgo di Straford on Avon. È morto già all’inizio del romanzo, schiacciando sotto i panni una vescica di sangue di pecora, in una recita per la regina Elisabetta. Indossava le vesti di una donna, perché le scene ufficiali sono ancora interdette al gentil sesso, ma le cose stanno cambiando in Inghilterra, il teatro sta crescendo d’importanza, per la bravura degli autori, il mestiere degli attori, la benevolenza della sovrana, la buona accoglienza del pubblico.
Certo, i padri puritani farebbero un solo falò di teatri e teatranti, ma questi godono del favore del lord Ciambellano. Sua Signoria si degna di patrocinare la Compagnia Shakespeare, che in cambio è pronta a recitare ciò che piace a milord Hunsdon. E per la soddisfazione di Richard, la giovane nipote del nobile, Elisabeth ama intrattenersi a conversare e danzare con gli attori, pur promessa sposa. È prossima alle nozze con un Berkeley.
Il minore degli Shakespeare non può fare a meno di ammirare il volto perfetto della giovane, l’incarnato chiaro, i capelli biondi, gli occhi azzurri. Una vera piccola dea.
Qualche attore approfitta delle vesti femminili per sedurre ammiratori danarosi, ma tanti cominciano a sentire il peso di dover recitare travestiti e assottigliare la voce in falsetto. D’altra parte, tutto nel teatro è finzione: bastano poche canne, qualche graticcio e un pezzo di legno per trasformare una scena spoglia nell’antica Roma, nella Grecia o nella mitica Persia.
William Shakespeare insiste con i suoi attori sulla magia del teatro: è falso ma coglie l’immaginazione della gente, che non vede quello che ha davanti agli occhi ma quello che crede di vedere.
In questo romanzo, che si tinge di giallo oltre che muoversi nel campo dell’arte e dello spettacolo, la compagnia recita drammi e canovacci di autori diversi, ma la capacità del commediografo e drammaturgo comincia ad emergere in modo prepotente. Shakespeare sta scrivendo “Romeo e Giulietta” e l’ottimo Cornwell regala ai lettori un gioiellino storico: va a riscoprire l’edizione originale del prologo (1597, poi rivista), nel quale il grande inglese aveva scritto di “due casate”, prima di correggere in “due famiglie di pari nobiltà”, presentando i Montecchi e i Capuleti di Verona.
Un’altra licenza, letteraria - ma fino a un certo punto - vuole William sotto processo per turbative all’ordine pubblico. Cornwell gli attribuisce atteggiamenti violenti, che la vulgata storica non contempla, ma va detto che negli atti giudiziari londinesi c’è traccia di una richiesta di comparizione, avanzata da un tale nel 1596 nei confronti di un William Shakespeare, un attore e due donne. Sosteneva d’essere stato aggredito e di avere temuto per la sua vita. Dopotutto i teatri sorgevano in zone della città contigue a quelle dove la malavita dell’epoca prosperava, il consumo di alcol era smodato e fioriva la prostituzione: quanto di più esplosivo ai fini della sicurezza.
C’è da dire che accanto all’affascinante progresso del teatro, si sviluppa una storia gialla e d’azione, che vede protagonista sempre il turbolento Richard. La sfrontatezza lo induce alla gelosia, manifestata o inconscia, nei confronti di un fratello maggiore che diventa importante e ingombrante.
La scomparsa di un manoscritto di consistente valore economico lo coinvolge e mette in moto la macchina della giustizia. Dovrà esercitare tutta la sua teatralità e l’arte di rappresentare variamente la realtà per scamparla, in un mondo che si muove tra verità e finzione, artifici e rivelazioni ed in cui tutto e il contrario di tutto hanno pari cittadinanza.
Quel capestro là fuori è terribilmente vero, all’approssimarsi del 1600.
La congiura dei fratelli Shakespeare
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