Il trono senza re
- Autore: Bernard Cornwell
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Uhtred di Bebbanburg al quadrato, padre e figlio con lo stesso nome. Lord Uhtred e Uhtred il Giovane, oltre cinquant’anni l’uno, ventuno l’altro, raccontano insieme in prima persona le vicende storiche e le loro imprese nella Terra degli Angli (non ancora Inghilterra) alla fine del primo millennio dopo Betlemme. Lo fanno nell’ottavo romanzo del ciclo dei sovrani sassoni, del geniale Bernand Cornwell, “Il trono senza re”, edito da Longanesi nella elegante traduzione di Donatella Cerutti Pini (febbraio 2017, pp. 388 pagine, euro 18,60).
Bernard Cornwell è Sharpe, è Derfel Cadarn cavaliere di Artù, è Uhtred, è tutti i suoi personaggi seriali che appassionano lettori e telespettatori, vista la versione per il piccolo schermo di almeno due dei suoi eroi: l’ufficiale inglese che si batte contro raja indiani e Napoleone (Sharpe’s challenge) e il signore di Bebbanburg (The last kingdom), fortezza settentrionale della Northumbria. Dopo aver lavorato per la BBC, il settantatreenne scrittore londinese si è dedicato a tempo pieno alla sua immaginazione straordinaria, dando vita a cicli narrativi seguitissimi in tutto il mondo col loro corredo di avventure, battaglie per terra e per mare, passioni forti, valore dei puri e doppiezze estreme dei perfidi.
La saga di Uhtred è a cavallo tra nono e decimo secolo. La grande isola britannica è una terra debole, divisa in piccoli, anche piccolissimi regni, ancora occupata in gran parte da territori selvaggi e popolata da genti pagane. Ma il Cristianesimo avanza, spinto da religiosi con pochi scrupoli - Bernard Cornwell è un mangiapreti come pochi - che sfruttano la superstizione e la credulità polare.
Nell’ex Britannia romana, dove le rovine di costruzioni e strade parlano di una civiltà superiore rispetto a quella successiva, la Northumbria fa fronte ai bellicosi scoti, mentre Wessex e Mercia tengono a bada i gallesi e si scontrano con gli invasori danesi. Infatti, quelle aree sono costantemente sotto la minaccia delle genti nordiche, tanto norvegesi che danesi (nei romanzi di Bernard Cornwell è un sinonimo di vichinghi), in sintesi: normanni, che compiono scorrerie sulle coste e tentano di stabilirsi sul suolo britannico, con la forza del numero e delle armi. Sono guerrieri, pirati, predatori e pagani. Credono negli dei del pantheon norreno (Odino, Thor ecc.), gli stessi in cui crede Uhtred, che disprezza i cristiani per la loro doppiezza. Sassone di nascita ma danese di educazione e sentimenti, è costretto suo malgrado ad essere l’arma più micidiale contro i normanni, per la sua fedeltà ad Alfredo, re cristiano del Wessex, l’unico a fronteggiare i danesi e il primo a credere nell’unificazione di una grande nazione degli Angli.
Il settimo titolo della saga (“Re senza dio”, Longanesi, 2014), ci ha lasciati con l’ennesima vittoria di Uhtred padre, nella battaglia finale combattuta al solito con premesse disperate fino all’insperato successo del quasi imberbe Uhtred figlio, nel duello mortale con l’imbattibile Sigurd Thorsson, al quale ha sottratto la spada Becco di Corvo, forgiata da uno stregone e ora assicurata alla cintura del ragazzo insieme alla più agile daga Attor, “Veleno”. Anche le armi preferite del padre hanno un nome, sono la pesante Alito di Serpente e la corta Pungiglione di Vespa.
Oltre a quella per le lame altisonanti, genitore e figlio condividono la passione per le donne. Quelle di Uhtred sono già tante, compresa Aethelflaed, figlia di Alfredo e moglie del re di Mercia, Aethelred. Il giovane invece ha occhi per una certa vedova e per la cameriera di una birreria, oltre ad una forte simpatia per la figlia della regina, una ragazza vivace, graziosa, di poco più piccola di lui, Aelfwynn. La sovrana lo intimidisce, è diventata una donna severa, rigida, ancora bella nonostante i quarant’anni suonati. Ma quel ragazzo sta diventando un vero cavaliere, in azione mostra sangue freddo, ha appena sbaragliato i feroci norvegesi di Haki sbarcati dall’Irlanda, certi di piegare una debole Anglia, col re di Mercia fiaccato da una brutta ferita alla nuca nell’ultimo combattimento.
Il rapporto tra padre e figlio è una delle ricchezze del libro. Il secondo soffre la fama del primo. I successi leggendari celebrati intorno ai fuochi dei bivacchi lo mettono a disagio. Quanto ad Uhtred grande, qui appare invecchiato, ferito, scontroso col giovane (anche troppo), ma sotto arde sempre il fuoco del suo spirito guerriero. Fingendosi debole e anziano, tenta di rovesciare i pronostici della successione sul trono degli Angli - Aethelred intanto è morto - e di sventare il progetto di mandare in convento la regina e mettere i regni in mani sbagliate, attraverso un matrimonio combinato di Aelfwynn, inducendo così a una decisione obbligata il witan, il consiglio di nobili e religiosi. Aethelflaed, sorella del re del Wessex e vedova del re di Mercia, è invece la scelta più giusta per unificare un unico forte reame e realizzare il sogno di Alfredo.
Uhtred si mette contro tutti. E tanti contro uno non è mai un bel combattere. Fatto sta che il nostro c’è abituato: segue il suo destino, sarà quello che gli dei vorranno.
Intanto, è sempre tempo di scontri, spade, asce, muri di scudi contrapposti e battaglie dall’esito apparentemente scontato. Tutto sembra contro i buoni, finché succede qualcosa di inatteso. Ha il bel volto e il carattere di Stiorra, la figlia di Uhtred...
Il trono senza re. Le storie dei re sassoni
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