La letteratura come menzogna
- Autore: Giorgio Manganelli
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
Con La letteratura come menzogna (Adelphi, 2004), l’autore Giorgio Manganelli si prese la responsabilità di dare quel titolo a una raccolta di saggi, di varia lunghezza e scritti nell’arco di un tredicennio (1954-1967). Come recita il risvolto di copertina del libro:
Quando nel 1967 apparve “La letteratura come menzogna”, la scena letteraria italiana si presentava piuttosto agitata. Lo spazio era diviso fra i difensori di un establishment che vantava come glorie opere spesso mediocri e i propugnatori della neo - avanguardia. Per ragioni di topografia e strategia letteraria, Manganelli fu assegnato (e si assegnò egli stesso) a quest’ultimo campo.
L’opera consta di tre parti. Da tenere presente il capitolo "Letteratura fantastica”; protagonista è il Grande Mentitore.
Non ha mestieri né stabili passioni, se non quell’unica, maliziosa e solenne, di raccontare menzogne; le grandi cose non vere, i mostri inesistenti, le battaglie con esseri scesi da altri mondi, con uomini che hanno un piede in mezzo al petto.
Ma il Grande Mentitore sa di essere protagonista delle favole di un altro, maggior Mentitore, di essere una menzogna dentro una menzogna, un nome in un dizionario che a sua volta è un nome di un ulteriore dizionario, così che, nell’infinita affabulazione, vi sono solo nomi pronunciati da altri nomi e la nostra coscienza sigilla una fantasticante sillaba. Nulla è più mortificante che vedere narratori, per altro non del tutto negati agli splendori della menzogna, indulgere ai sogni morbosi di una trascrizione del reale, sia essa documentaria, educativa o patetica.
Occorre che qualcuno rintracci nuove strade, proibite e stravaganti [...] per inventare nuovi esiti. Talora uno di costoro, un Grande Mentitore riesce a cogliere alle spalle gli dèi fastosi e distratti e li include, inconsapevoli, nella sua cerimonia; ne pronuncia gli inediti nomi, li canonizza ad inesauribile menzogna; e ci accieca con il fulgore ustionante e gelido dello scudo, dello stemma indecifrabile che oppone al nostro sguardo mortale.
Il capitolo “Humpty Dumpty”, spassoso e profondo al tempo stesso, è una calzante analisi di Alice nel paese delle meraviglie. Come sostiene Manganelli:
Alice è un libro singolarmente adoperabile: non solo interpretabile, intendo, ma adoperabile come una macchina, un meccano, un giocattolo che secondo che corra, ruoti, si apra, si chiuda, rotoli, vada in cerchi o in linea retta, cambia colore, rumore, allusione, ed è sempre elusivo, eccitante ed inutile.
Nel saggio “La critica di Edmund Wilson” leggiamo osservazioni pertinenti sul romanzo L’educazione Sentimentale di Gustave Flaubert, autore che Wilson prediligeva. Il vivo interesse di Manganelli per Edmund Wilson è dimostrato dalla recensione L’Onestà faziosa di una delle opere più interessanti del critico americano, Il castello di Axel, in occasione dell’edizione italiana di qualche anno dopo.
Il capitolo “Letteratura fantastica” è strettamente collegato con l’ultimo capitolo “La letteratura come menzogna” che dà il titolo al volume. Qualche tempo fa qualcuno citò:
Finché c’è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale.
Qualcun altro chiosò:
Allora, lo è sempre stato.
Forse è vero: la letteratura è immorale, è immorale attendervi; non v’è letteratura senza diserzione, disubbidienza, indifferenza, rifiuto dell’anima. Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile; quante volte gli è gettata in faccia l’antica insolenza degli uomini utili, “buffone”. Lo scrittore è anche buffone.
Come accennato sopra, Manganelli faceva parte del "Gruppo 63" e ci piace concludere questo scritto riportando uno stralcio da una recensione del libro che Alfredo Giuliani, allora direttore del Giornale, pubblicò nel primo numero dell’organo del gruppo (Quindici, giugno 1967):
“La letteratura come menzogna” è un libro altamente provocatorio e corroborante per la sua voluta omissione di soccorso al Povero Umanesimo Dissacrante, per l’insolente molestia con cui rifiuta obbedienza alle mitologie Esortatrici e Repressive. La letteratura si organizza come una pseudoteologia, in cui si celebra un intero universo, la sua fine e il suo inizio, i suoi riti e le sue gerarchie, i suoi esseri mortali e immortali: tutto è esatto, e tutto è mentito.
La letteratura come menzogna
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