La nave di fuoco. Francesco Caracciolo, l’ammiraglio che donò il caffè a Napoli
- Autore: Nicolò Carnimeo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2023
Da dove deriva l’abitudine di consumare il caffè con il cornetto? Dall’assedio di Vienna del 1529 e dall’abitudine dei fornai di lavorare in piena notte, provvidenziale, in quel caso. E sapete chi ha portato la specialità Arabica a Napoli, sul finire del XVIII secolo, rendendola capitale europea del caffè? Nicolò Carnimeo immagina che sia stato il duca Caracciolo, allora giovane futuro comandante prima della Marina borbonica e poi delle navi della Repubblica Napoletana del 1799. Lo fa in questa meraviglia di romanzo storico, partenopeo e parte Mediterraneo, direbbe Totò, La nave di fuoco. Francesco Caracciolo l’ammiraglio che donò il caffè a Napoli, pubblicato da Mursia nella collana Romanzi (luglio 2023, 266 pagine).
Una spy-story avvincente, generosa di profumi esoterici e intessuta d’intrecci massonici, assicurano i curatori delle Edizioni milanesi. Tutto vero, confermato e sottoscritto dal recensore, di natali ischitani (Forio, uno dei sei Comuni dell’isola), a sua volta caffè-dipendente ed estimatore della grande tradizione napoletana della tazzulella. Perché non sarà vero, magari, che sul’a Napule ’o sanno fa’, ma di certo solo a Napoli lo sanno bere. I baristi cercano di dare il meglio ai clienti tutti competenti. Altrove, gli avventori si accontentano di molto meno.
Per mare, verso Algeri e ritorno, con i chicchi della nuova miscela. In mezzo, tante avventure estreme e incontri fatali, dai principi Sangro, nella suggestiva Cappella Sanseverino, alla regina Maria Carolina, sposa austriaca del re Ferdinando di Borbone.
Francesco Caracciolo è nato a Napoli nel 1752, nella casa di famiglia a Mergellina, secondogenito del primo duca di Brienza e di Vittoria Pescara di Diano, figlia del duca di Calvizzano. A poco più di cinque anni, il padre lo fece nominare guardiamarina soprannumerario, a dodici entrò nel Collegio Nautico Reale, a quindici il primo imbarco sulla Santa Amalia, addestramenti, artiglierie, giochi di guerra. Dal 1772 al 1774, servì nella flotta dei Cavalieri di Malta, detti diavoli rossi, perché indossavano una sopraveste scarlatta con una gran croce bianca sul petto. Risultò tra i migliori ufficiali di Marina, sui quali fece affidamento l’ammiraglio John Acton per creare la flotta napoletana. Nel 1779 soggiornò in Inghilterra per addestrare i giovani colleghi. Prese parte a missioni diplomatiche e militari, prima contro i pirati barbareschi poi contro i francesi e fu agli ordini dell’amm. Nelson, che ne apprezzava le doti umane e il piglio deciso. Primo comando importante: la nave Tancredi, 74 cannoni.
A raccontare a un’avvenente ragazza le origini del caffè con il cornetto in queste pagine è lo stesso Caracciolo. I turchi cercarono di entrare nottetempo in Vienna, valicando le mura, ma i fornai, svegli per fare il pane, diedero l’allarme, salvando la città. Per festeggiare la vittoria, il re diede loro il compito di creare un dolce a forma di mezzaluna e quelli fecero i kippfells, i cornetti, quasi a dire ‘sti ottomani ce li siamo mangiati. Altri cornetti, di corallo rosso o metalli preziosi, tengono lontana “la scarogna”. Secondo il duca non ne bastano mai, ne indossa sempre un gran numero.
Quando i turchi vennero messi in fuga, lasciarono nell’accampamento due sacchi di caffè, con i quali venne aperto il primo locale a Vienna. Vi veniva degustato, accompagnato proprio dal cornetto.
Preparare il caffè è un’alchimia quotidiana, spiega il dey di Algeri al giovane ufficiale napoletano. Lo convince a farlo sempre con le proprie mani, non si deve lasciare che arrivi sopra un vassoio. La miscela da scegliere è fondamentale, ognuno deve trovare la sua, “la stessa vita è una miscela segreta”.
Un buon caffè dipende da variabili infinite: la qualità del chicco crudo, l’uniformità e i tempi di tostatura, la conservazione, il tipo e grado di macinatura, la qualità, la temperatura e pressione dell’acqua, la proporzione giusta tra l’acqua e il macinato. E i tempi d’infusione: se troppo lunga, il gusto amaro verrà accentuato, se troppo breve, il caffè non verrà completamente estratto e sarà leggero. Qualora la temperatura risulti prossima al punto di ebollizione, il caffè tenderà all’aspro, ove troppo bassa risulterà sotto estratto e meno gradevole negli aromi.
Nicolò Carnimeo (Bari, 1968) insegna diritto della navigazione nell’Università di Bari. Collabora con la rivista geopolitica Limes, il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, il periodico Fare vela e altre pubblicazioni del settore nautico. È consulente della trasmissione di Rai 1 Linea Blu e presidente della Fondazione Vedetta sul Mediterraneo, che promuove la cultura e letteratura del mare. Ha scritto Nei mari dei pirati e Com’è profondo il mare. Gira il Mediterraneo con la barca a vela Camomilla, a caccia di storie. Considera Napoli la sua città d’elezione.
Per scrivere il romanzo dice di avere viaggiato a lungo con Caracciolo. “Il coraggioso ammiraglio” lo ha accompagnato nelle lunghe nottate a bordo della Camomilla, molti i documenti rinvenuti che lo riguardano. Ipotizza anche la ragione dell’adesione del duca alla Rivoluzione napoletana giacobina, episodio avvolto ancora nel mistero e che gli costò l’esecuzione capitale, per mano degli inglesi, ai quali doveva la sua crescita di marinaio e l’obbedienza massonica nella Loggia napoletana cui era affiliato. La condanna venne eseguita il 30 giugno 1799, per impiccagione. Il corpo rimase appeso a un pennone della Minerva, poi venne gettato in mare.
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