La nipote
- Autore: Bernhard Schlink
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2022
Grande narratore Bernhard Schlink, dotato di abilità narrativa e forte coscienza etica, che riversa nei suoi romanzi, a partire dal primo che mi incantò, quando lessi il suo romanzo uscito per Garzanti nel 1996, A voce alta (The Reader, Ndr), una storia emblematica di come la Germania è riuscita a fare i conti, in buona parte, con il passato nazionalsocialista.
Il libro pubblicato ora da Neri Pozza, La nipote (traduzione di Susanne Kolbe), con una bellissima copertina che ritrae una ragazza dai capelli fiammeggianti, racconta la vicenda di tre donne, madre, figlia, nonna, e dell’uomo che le ha amate tutte.
Il narratore, Kaspar, è un colto e raffinato libraio berlinese, intenditore di musica, sensibile, innamorato della moglie Birgit, che ha portato con enorme rischio via dalla DDR per vivere nella Berlino occidentale. I due vivono una lunga storia d’amore, ma Birgit ha dei segreti che non ha mai avuto il coraggio di confessargli e per mantenere la promessa fatta a sé stessa di non rivelarli, finisce alcolizzata e suicida, come apprendiamo nelle prime pagine del romanzo.
Desolato per la perdita della compagna, Kaspar comincia a indagare nel suo computer, e scopre un abbozzo di romanzo autobiografico, in cui Birgit rivela molto del suo passato. Aveva avuto una gravidanza prima di conoscere Kaspar e di accettare di lasciare casa, famiglia, identità. Aveva partorito in segreto, aiutata dall’amica Paula, e le aveva consegnato la piccola appena nata, ordinandole di lasciarla in un istituto per orfani.
Ora Kaspar si mette alla ricerca di tracce che la portino a ritrovare la figlia scomparsa. In effetti dopo vari tentativi riesce a mettersi in contatto con una strana famiglia che abita in una comunità volkish, una sorta di setta dedita al lavoro dei campi, che conserva i valori del nazionalsocialismo del primato della Germania, dell’odio per gli stranieri, del conservatorismo più sfrenato e radicale. Tra loro individua Svenja, la figlia abbandonata di Birgit, che è sposata con Bjorn, un uomo gretto, violento, chiuso nel suo piccolo mondo nel quale non ammette intrusi.
La coppia ha una figlia quindicenne, Sigrun, che ha sposato in pieno le idee della famiglia, testardamente convinta che quello della sua comunità sia il migliore dei mondi possibili. Con uno stratagemma economico, un gentile ricatto, Kaspar riesce a farsi affidare per alcuni periodi dell’anno la giovane nipote di sua moglie, che lui sente subito anche sua. La storia del rapporto fra il nonno e la ragazza è straordinario.
Sigrun si innamorerà della musica, suonerà il pianoforte mostrando un innato talento, pian piano modificherà le sue convinzioni, in bilico tra la fedeltà agli insegnamenti paterni e il fascino della vita berlinese che il nonno le mostra con affetto e dedizione.
Una storia bellissima, che è anche la metafora dei cambiamenti della società tedesca dopo la caduta del muro, narrata con maestria da un grande scrittore.
Bernhard Schlink riesce a disegnare un quadro ampio e realistico di come una grande nazione europea abbia saputo riconoscere i propri peccati novecenteschi, riuscendo a indicare alla nuova generazione una strada diversa, più ricca di stimoli e aperta alle contraddizioni di cui il nostro presente non è certo esente.
Romanzo denso, ricco di umanità, di grandi dolori, di una ricerca di redenzione di cui i cittadini berlinesi possono essere beneficiari.
Con la conoscenza, l’amore disinteressato, la cultura, la musica, il senso critico, l’accettazione delle proprie responsabilità, ci si può salvare, sembra suggerire Bernhard Schlink.
La nipote
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