La poesia La spiaggia di Vittorio Sereni è il testo conclusivo di una raccolta di 52 componimenti, articolati in cinque sezioni, dal titolo Strumenti umani, pubblicata da Einaudi nel 1965.
Cosa significa il titolo della raccolta “Strumenti umani”?
Gli “Strumenti umani” sono i mezzi, tra cui la poesia, per affrontare la quotidianità e i grandi interrogativi dell’esistenza. È la terza raccolta di Vittorio Sereni dopo Frontiera del 1941 e Diario d’Algeria del 1947 in cui maturano riflessioni sul senso della vita e soprattutto della morte perché i morti sono una costante della sua produzione. A latere non mancano spunti di attualità: la situazione storico-politica dell’immediato secondo dopoguerra, il boom economico, il Sessantotto e la contestazione giovanile.
Vediamo insieme testo, parafrasi, metrica e analisi della poesia.
“La spiaggia”: testo della poesia
Sono andati via tutti -
blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non torneranno più -.
Ma oggi
su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
quelle toppe solari... Segnali
di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
I morti non è quel che di giorno
in giorno va sprecato, ma quelle
toppe di inesistenza, calce o cenere
pronte a farsi movimento e luce.
Non
dubitare, - m’investe della sua forza il mare -
parleranno.
Parafrasi
Una voce al telefono comunicava, parlando saputella e con superficialità, che tutti gli amici erano partiti dal luogo di vacanza e che non sarebbero più tornati. Ma oggi su questo tratto di spiaggia, che non ho mai visitato, ci sono zone rischiarate dal sole. Segnali che non sono partiti? E mentre tu ti volti, quelli (i presunti segnali) stanno zitti come se niente fosse. I morti non sono ciò che si perde ogni giorno, ma sono quelle sacche di non esistenza che come calce o cenere sono pronte a trasformarsi in movimento e luce. Il mare mi investe della sua forza e mi dice: non avere dubbi, gli assenti parleranno.
Metrica
La poesia si articola in 4 strofe di 15 versi liberi.
Analisi e significato della poesia La spiaggia di Vittorio Sereni
L’incipit dialogico presenta l’occasione della poesia, ovvero la notizia che gli amici sono partiti dal luogo di vacanza e che non torneranno più. A parlare è un interlocutore di cui vengono criticate superficialità (blaterava) e presunzione (saputa), messe a fuoco dal suo tono di voce. L’allontanamento definitivo, però, svetta subito dal particolare all’universale, perché gli amici sembrano coincidere con i morti, assenti per antonomasia.
Nella seconda strofa l’io lirico, a distanza di tempo, individua in un tratto di spiaggia per lui nuovo alcuni segnali di coloro che non ci sono più: macchie di luce chiamate con il sostantivo di banale quotidianità: "toppe". La situazione comunque, malgrado la concretezza degli elementi paesaggistici, ha un forte margine di ambiguità come suggeriscono i segni interpuntivi: puntini di sospensione e un punto di domanda. Che la spiaggia sia l’inesplorato, un’area intermedia o l’aldilà? L’avversativa incipitaria "ma" sottolinea un passaggio cruciale: quello dalla distanza siderale con i morti a un contatto mediato da segnali. Un passaggio cruciale per chi, come il poeta, è alla ricerca di un dialogo con i morti.
La terza strofa introduce la riflessione sulla morte. Secondo l’autore morire non significa solo consumare le proprie energie giorno dopo giorno, ma significa anche nascondere o non realizzare parti della nostra vita. Il motivo della morte come esperienza quotidiana (cotidie morimur) fa pensare a Seneca.
La quarta strofa investe il lettore con la stessa forza del mare, immagine vitalistica e rassicurante. Infatti il mare stesso avvisa perentorio che gli assenti parleranno, ossia che i morti comunicheranno l’enigma della vita e della morte.
Dunque la raccolta Strumenti umani si chiude con una speranza presentata come certezza: quella di un futuro contatto con chi non c’è più. Ma chi sono veramente i morti? Riporto l’interpretazione del poeta Franco Fortini:
"sono i condannati storici al mutismo”.
Chi è Vittorio Sereni?
Vittorio Sereni (1913-1983) segue una parabola professionale e umana comune a molti scrittori della sua generazione. Negli anni Trenta collabora con importanti riviste vicine all’Ermetismo. Nel 1943, fatto prigioniero in Sicilia dagli angloamericani, viene deportato per due anni nelle prigioni di Orano in Algeria e Casablanca in Marocco. Nel dopoguerra, dopo una parentesi come docente, diventa direttore editoriale alla Mondadori. Fu anche un ottimo traduttore di poeti americani e francesi.
Sereni, pertanto, attraversa l’Ermetismo per approdare a una lirica di apparente semplicità, dal pluristilismo sobrio, che alterna lingua letteraria e parlata; di scarsa cantabilità. Per esempio La spiaggia si distingue per il linguaggio spezzato e disarmonico, che traduce la percezione di una realtà frantumata. I trattini, infatti, sono un marcatore forte. Quanto all’impronta prosastica post ermetica, non dimentichiamo che l’autore si laurea con una tesi su Guido Gozzano.
La spiaggia volteggia sull’ambiguità connotativa della vita e della morte. Un leitmotiv presente anche in “Non sanno di essere morti”, tratta da “Diario d’Algeria”. Ma ne La spiaggia sembra che finalmente l’agognato colloquio con i trapassati sia una certezza in un futuro imprecisato.
Qual è la posizione di Sereni nel frastagliato panorama del Novecento?
Secondo il critico Luciano Anceschi, Sereni è uno degli ultimi esponenti di un filone detto “linea lombarda” facente capo a Porta e Parini che concepisce
“la poesia come un confronto diretto con la realtà”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La spiaggia: testo e analisi della poesia di Vittorio Sereni
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia News Libri Storia della letteratura Vittorio Sereni
Lascia il tuo commento