La spigolatrice di Sapri è una poesia scritta dal poeta marchigiano Luigi Mercantini che si ispira a uno degli episodi più importanti del Risorgimento italiano, ossia la fallita spedizione di Sapri del rivoluzionario e patriota italiano Carlo Pisacane avvenuta il 28 giugno 1857. Questo evento storico ha segnato il tentativo di innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie che però fallì inesorabilmente. Dopo aver liberato oltre 300 detenuti della prigione politica di Ponza, una decina di loro imprigionati per reati politici, il resto detenuti comuni, Pisacane e gli altri rivoluzionari incontrarono la "resistenza" dei contadini a Sapri. Le autorità borboniche li avevano infatti “informati” dell’arrivo di centinaia di criminali evasi dal carcere. Lo scontro fu sanguinario e devastante.
Scritta nel 1858, la poesia vede come protagonista una donna che lavora come spigolatrice di grano. Le spigolatrici erano donne il cui compito consisteva nel raccogliere le spighe di grano rimaste sul campo dopo la mietitura. La spedizione di Carlo Pisacane viene raccontata dal punto di vista di un’umile lavoratrice del Sud Italia, una spigolatrice che si invaghisce di Pisacane e che segue i rivoluzionari nella battaglia, osservandone da lontano la tremenda sconfitta. Vediamo testo e analisi.
La spigolatrice di Sapri: testo della poesia
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Sceser con l’armi e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
“Siam venuti a morir pel nostro lido”.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella,
Vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: “V’aiuti il Signore!”
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliâr dell’armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri,
s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra ’l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Eran trecento e non voller fuggire,
parean tre mila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid’io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!»
La spigolatrice di Sapri: analisi metrica e figure retoriche
La spigolatrice di Sapri è una ballata di cinque stanze composte da otto versi endecasillabi disposti in rima baciata secondo lo schema AABBCCDD. Le cinque strofe sono separate fra loro da un distico di ripresa.
Diverse le figure retoriche presenti:
- ripetizione: "Eran trecento: eran giovani e forti. E sono morti!
- anastrofe: "All’isola di Ponza si è fermata" e "Ma quando fur della Certosa ai muri"
- anadiplosi: "E’ stata un poco, e poi s’è ritornata" e "Ma vollero morir col ferro in mano"
- antitesi: "Tutti avean una lagrima ed un sorriso"
- metafora: "Li disser ladri usciti dalle tane" (ladri come animali)
- apostrofe: "Guardommi, e mi rispose - O mia sorella"
- personificazione: "Vado a morir per la mia Patria bella!"
- enjambement: "E tra il fumo e gli spari e le scintille/Piombaron loro addosso più di mille"
- parallelismo: "Eran trecento, e non voler fuggire/parean tremila, e vollero morire".
La spedizione di Pisacane: il fatto storico che ha ispirato La spigolatrice di Sapri
Come anticipato, un fatto storico realmente accaduto fornisce al poeta e patriota marchigiano Luigi Mercantini (1821-1872), acceso seguace di Giuseppe Mazzini, l’occasione e la spinta emotiva per comporre quella che, a tutt’oggi, resta non solo la sua poesia più celebre ma anche una delle più note e struggenti della letteratura tardoromantica italiana, La spigolatrice di Sapri.
L’avvenimento in questione è conosciuto come spedizione di Carlo Pisacane, il cui tragico epilogo si consumò il 28 Giugno 1857 a Sapri, un comune nel golfo di Policastro, situato al confine tra la Campania e la Basilicata.
L’intenzione era quella di sollevare una rivolta popolare antiborbonica, ma andò diversamente.
I partecipanti erano poco più di trecento uomini, la maggior parte dei quali prigionieri liberati dal carcere di Ponza unitisi agli artefici ed iniziatori del progetto, Pisacane e qualche suo compagno.
Che però, nella foga patriottica e forse nell’esagerato ottimismo caratteriale, fecero male i conti e presto se ne accorsero.
La speranza che gli abitanti del posto li fiancheggiassero e aiutassero nell’impresa svanì come neve al sole, allorché la polizia borbonica si era premurata di spargere la voce dell’arrivo di una banda di delinquenti.
L’infondata notizia fece presa sui contadini locali, che invece di allearsi con i combattenti, li accolsero con i forconi.
Nonostante il coraggio dimostrato, i rivoluzionari alla fine dovettero arrendersi: qualcuno venne ucciso, ma la maggior parte di essi fu arrestata.
Pisacane si suicidò.
Si concludeva così, drammaticamente e tristemente, il tentativo di liberare il Regno delle Due Sicilie dai Borbone, sebbene la sconfitta nulla abbia tolto all’eroicità dell’episodio, fra i più memorabili del nostro Risorgimento.
E la poesia di Mercantini, certamente, ha contribuito non poco alla sua fama.
La spigolatrice di Sapri: analisi critica e spiegazione della poesia
Più che una poesia, La spigolatrice di Sapri è una ballata di atmosfera tardoromantica.
La ballata è composta da cinque strofe di quattro distici di endecasillabi in rima baciata. Il verso che apre e chiude il componimento è composto da un endecasillabo e un quinario anch’essi a rima baciata, ed è un verso molto celebre e citato della storia della letteratura italiana.
La spigolatrice di Sapri è il racconto della storica e sfortunata spedizione filtrato dagli occhi, dalla spontaneità e dalla semplicità di una contadina del luogo (le spigolatrici erano addette al recupero del grano rimasto sul terreno dopo la mietitura).
Il linguaggio popolaresco conferisce spessore e realismo alla narrazione, che mantiene alta la tensione drammatica dal primo all’ultimo verso, tanto da renderlo una sorta di manifesto lirico dei valori e degli ideali dell’epoca.
Da sottolineare lo sguardo quasi da innamorata con cui la spigolatrice presenta e descrive Pisacane, che è giovane, biondo e con gli occhi azzurri, dove la bellezza esteriore è indicativa di un animo che lo è almeno altrettanto.
La sconfitta del generale e degli uomini che lo accompagnano equivale, e non solo simbolicamente, al disfacimento del sogno patriottico che ne aveva ispirato l’azione, temeraria sì, ma anche talmente romantica e idealistica che ancora oggi ci commuove.
La spigolatrice di Sapri ne rappresenta pienamente l’essenza e ha il merito di perpetuare il ricordo di una delle pagine più edificanti della nostra storia recente.
La spigolatrice di Sapri: la scultura dedicata alla spedizione di Sapri
Nel 2021, una scultura ritraente la spigolatrice di Sapri è stata commissionata per mantenere la memoria sull’evento storico raccontato nella poesia di Mercantini. La scultura a opera dell’artista Emanuele Stifano, posizionata nella cittadina campana alla presenza dell’ex premier Giuseppe Conte, ha innescato una polemica piuttosto aspra dopo la sua inaugurazione avvenuta a fine settembre 2021. Il dibattito ha avuto come tema la rappresentazione della donna, proposta ancora una volta come sensuale e avvolta da una veste leggerissima che ne risalta le forme, confermando la tendenza sessista di oggettivazione del corpo femminile.
Conoscevate la poesia, la storia a cui si riferisce e la statua che le è stata dedicata? Vi aspettiamo nei commenti come sempre.
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è una poesia di cui ricordo ancora alcune rime perchè la studiai alle elementari, ai tempi in cui ancora esistevano le pluriclassi, in un paesino di alta montagna, mi ricorda la mia maestra: Dolores Cantono Pasteris, una insegnante autorevole e un po’ severa, che però è stata brava a inculcarci pillole di cultura italiana.
Questa poesia è meravigliosa, lascia sempre un po’ di malinconia e di tristezza,
Ho riletto la poesia prima di commentare e mi sembra che si sia montata una sterile e faziosa polemica sulla statua appena inaugurata ,fermo restando la libertà di ognuno di esprimere il proprio parere, nel senso che L interpetrazione dell artista mi pare pertinente in quanto si evince che il capitano era un giovane bello uomo e si deduce che la spigolatrice potesse essere una giovane affascinata dai trecento sbarcati
Questa poesia, ai miei tempi, si studiava a scuola, anche a memoria, così come si studiavano la letteratura e la storia, spesso poste in relazione tra di loro. Eh, sí, appartengo alla generazione che è cresciuta a "pane e Risorgimento"! Cordialità.
Ho già scritto pochi giorni fa che Sapri non ha nulla a che vedere con lo sbarco di Pisacane che avvenne alla foce del Bussento nel golfo Policastro a 13 km da sapri.La bella poesia di Mercantini è storicamente inesatta.. Lo sbarco nel cilento di Pisacane, cartografo dell"istituto geografico di Napoli aceva come obiettivo l’arrivo a tappe forzate a Sala Consilina per cogliere di sorpresa la guarnigione borbonica .La strada obbligata era la vecchia mulattiera in direzione di sanza dove i cafoni erano insorti sobillati dai soldati del posto.Pisacane sopraffatto dal numero della plebaglia si sparò un colpo alla testa.Come sempre ,Mazzini aveva dato informazioni sbagliate a Pisacane come ai Fratelli Bandiera.,ignorando del tutto la situazione geopolitica meridionale.
La statua alla spigolatrice di Sapri è bellissima. Le critiche di sessismo ridicole.
L’arte è libertà.