La stanza della morte di Jeffery Deaver

Dopo il successo de Il collezionista di ossa un nuovo capitolo della saga dedicata a Lincoln Rhyme, firmata da Jeffery Deaver, La stanza della morte (Rizzoli BUR, 2015, trad. Seba Pezzani e Fabrizio Siracusa).

Diritti e omicidi. Lincoln Rhyme, l’uomo giusto al momento giusto.
Quasi sempre, perlomeno.
Lincoln si trova di fronte una macabra scena del crimine.
Una stanza d’albergo, una come tante. E un uomo ucciso da un cecchino, uno che sa come fare il suo mestiere.
La vittima risponde al nome di Robert Moreno, cittadino americano ma a favore dei diritti per i cittadini sudamericani.
Un argomento che scotta, oggi come tanti anni fa, idee diverse che si scontreranno e non solo con le parole.
Robert era un eroe, per quelle anime che vengono da paesi lontani e, soprattutto, per chi crede nella democrazia.
Un uomo scomodo, per altri. Molti altri, visto il risultato. O comunque qualcuno di potente.
Lincoln Rhyme e la sua partner Amelia Sachs dovranno indagare a fondo, sporcandosi le mani e mettendo a repentaglio la loro stessa vita perché, quando un segreto si trova troppo in profondità, è pericoloso disseppellirlo…

Jeffery Deaver ci porta in una storia agghiacciante al punto giusto e lo fa con il suo stile magnetico, uno stile che negli anni ha ammaliato milioni di persone. Ed è ben lontano dall’arrestarsi.
Sarà per la splendida caratterizzazione dei personaggi, tanto da farci credere di osservare un film su carta.
O magari per gli scenari così vividi da credere di poterli toccare con mano.
Non scordiamo i dialoghi, taglienti e perfetti.
Scegliete una di queste motivazioni o sommatele per ottenere un menu completo che sarà delizioso, anche se a tratti difficile da digerire, viste le vicende narrate.
Il risultato non cambierà, lo sappiamo.

Una storia semplice da seguire e difficile da abbandonare, pagine dedicate agli amanti di Deaver, inutile dirlo.
Ma non solo, perché anche chi ama gli enigmi e i libri ben scritti troverà pane per i suoi denti.
In sostanza, un libro universale che non ha la pretesa d’insegnare nulla e che, in compenso, donerà molto.
Qualità davvero da non sottovalutare, soprattutto ai nostri tempi.