La stranezza che ho nella testa
- Autore: Orhan Pamuk
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2015
La Turchia dell’ultimo secolo è difficile da descrivere in un romanzo che possa essere capito e apprezzato dalla mentalità occidentale: tra il susseguirsi di fatti storici drammatici, la società piena di conflitti e contraddizioni, la natura a volte ostile e la cultura che ha visto annegare i suoi valori nell’illusione del progresso, solo uno scrittore di talento, esperienza e preparazione si poteva addentrare in una narrazione che non suonasse come un pesante rotocalco. Orhan Pamuk, già premio Nobel per la letteratura, è riuscito a fare molto più di questo.
“La stranezza che ho nella testa” (Einaudi, 2015 ) parte con un ritmo piuttosto lento, tanto che somiglia quasi a un documentario, con le vicende raccontate a turno dai vari personaggi, alternate da parti in terza persona, queste ultime annunciate da una piccola icona di un omino che trasporta un giogo. Il lettore però si sente portato a continuare e a entrare sempre più nella storia. In quale storia? Nella storia del paese e contemporaneamente nella storia di Mevlut, il protagonista del romanzo.
Mevlut è un piccolo uomo dal cuore puro, che affronta con intelligente ingenuità tutte le difficoltà del suo tempo e delle varie fasi della sua vita. La storia inizia con il rapimento da parte di lui di Rayiha, una giovane fanciulla a cui lui aveva scritto lettere d’amore per tre anni, dopo averne incrociato lo sguardo durante un banchetto nuziale. Ma solo dopo averla portata lontano da suo padre, le guarda il viso e si accorge di aver preso la ragazza sbagliata. Da lì in poi, tutto quello che il lettore può immaginare che possa accadere, non accade. La trama si snoda in modo reale e a tempo stesso profondo e commovente in un intreccio geniale in cui storia, società, cultura religiosa e tradizioni si incastrano alla perfezione con la storia personale e con l’anima del piccolo Mevlut. Egli vaga per le strade buie di Istanbul vendendo boza e intanto medita e scopre contemporaneamente il mondo in cui vive e “la stranezza che ha nella testa”. Nessuna stranezza in realtà: solo i suoi sentimenti che si fanno sentire forti, ma che poi con dolcezza riescono ad armonizzarsi col suo credo religioso e con coloro che ama, perfino quando si tratta del dolore per la morte delle persone care o della rabbia per le ingiustizie che gli accadono.
E proprio in questo intreccio sta la straordinarietà di“ La stranezza che ho nella testa”. Esso descrive una realtà che si presenta come un formicaio brulicante di persone, alle quali la storia dell’umanità è assolutamente indifferente e molte delle quali soccombono inghiottite dalla stessa. Nello stesso tempo però ci fa vivere giorno per giorno tutta la vita del piccolo Mevlut, ascoltandone ogni palpito del cuore e accendendo la fiducia nel singolo essere umano, che ha le risorse per arrivare alla propria pace in qualsiasi situazione. Il tutto con mezzi e parole semplicissimi ma mai banali, esattamente come semplice e non banale è Mevlut, che ci fa oltretutto scoprire un lato dell’Islam amorevole e accogliente, ben diverso da quello che si crede spesso in occidente. La frase finale del romanzo, inattesa quanto toccante, contiene nella sua semplice ingenuità un messaggio fortissimo: amate e il resto del mondo riuscirà a sopravvivere grazie alla stella che rappresenterete.
Il lettore se ne commuove così tanto, perché la percepisce inserita in un’atmosfera malinconica, ma squisitamente reale.
La stranezza che ho nella testa
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