La venticinquesima ora
- Autore: David Benioff
"La Venticinquesima Ora" è il romanzo d’esordio dello scrittore e sceneggiatore David Benioff, pubblicato nel 2001, da cui è stato tratto l’omonimo film cult diretto da Spike Lee.
Il romanzo racconta le ultime ore di libertà di Montgomery Brogan, detto "Monty", un giovane spacciatore americano di origini irlandesi. Restano solo ventiquattro ore al momento in cui dovrà dirigersi in carcere. Monty sostiene che l’unica cosa buona che ha fatto nella vita è stato salvare Doyle, un cane ferito che aveva trovato insieme all’amico ucraino Kostja. Monty lo aveva curato, accudito e tenuto con sé. Il protagonista del libro ripercorre con la mente tutti i momenti della sua vita: dalla madre morente durante la sua infanzia, al primo incontro con la fidanzata portoricana Naturelle Rosario, fino al momento in cui i federali sono entrate in casa sua, con aria spavalda e sicura, compiaciuti del fatto che sono al corrente, grazie a qualcuno che ha fatto la spia,il posto in cui nasconde la droga, comunicandogli che era in arresto. Sarà organizzata una festa d’addio per lui, insieme con i suoi migliori amici: il broker Francis Slattery e il professor Jakob Elinskj, un insegnante che, non senza sensi di colpa e vergogna, è attratto da una sua giovane allieva, Mary D’Annunzio.
Ciò che colpisce, in questo romanzo, è la sua capacità di far provare al lettore compassione e pietà per uno spacciatore, mentre nella realtà di tutti i giorni, l’arresto di uno spacciatore appare sempre come una buona notizia. Del resto, come dice il suo migliore amico Slattery, sebbene con dispiacere, Monty se lo merità: è un "fottuto spacciatore", in risposta a Jakob Elinsky che tenta di difenderlo: "non mi sembra giusto" osserva il professore "la gente uccide la propria moglie ed è subito fuori, Monty non ha fatto nulla e gli hanno dato otto anni" e infine fa anche un’altra riflessione: "se uno è alcolizzato, non posso prendermela con il barista". Eppure nel frattempo, Monty, mentre è in bagno da solo, in un momento di rabbia, se la prende con tutti, persino con gli amici, ma soprattutto con se stesso:
"Si fotta questa città e tutti i suoi abitanti. I barboni che mendicano spiccioli agli angoli di strada, sorridendo. I sikh con il turbante e i sudici pakistani che scorrazzano con i loro taxi lungo i viali. I finocchi di Chelsea con le tette finte e i bicipiti gonfiati. Che si fottano tutti. I droghieri coreani con le loro piramidi di frutta venduta a peso d’oro, e le rose e i tulipani fasciati nel cellophane. I nigeriani con le loro tuniche bianche che vendono falsi Gucci sulla Quinta Avenue. I russi di Brighton Beach, che devono tè freddo masticando zollette di zucchero. Che si fottano. Gli hassidim col cappello nero e i sudici completi di gabardine, che vendono diamanti sulla Quarantasettesima Strada, contando il denaro in attesa del Messia. Gli sciancati, gli storpi, gli invalidi. Gli operatori di Wall Street pieni di sé e di acqua di colonia, che leggono il giornale in metropolitana. Che si fottano tutti. I teppisti di skateboard di Washington Square Park con le catenelle dei portafogli che tintinnano, ogni volta che saltano dal marciapiede. I portoricani in macchina, con le bandiere e le radio a tutto volume. Gli italiani di Bensonhurst, con la brillantina sui capelli, le tute sintetiche e la medaglia di Sant’Antonio. Le signore dell’Upper East Side con le bocche tirate e il lifting facciale, che comprano i foulard di Hermes e i carciofi di Calducci. Si fottano i fratelli delle borgate che non passano mai la palla, non pensano mai a difendere e fanno sempre quattro passi per andare a canestro. Si fottano i tossici delle scuole bene, che fumano schifezze nella cucina di papà, mentre lui vola a Tokyo per affari. Si fottano i poliziotti, i picchiatori con la divisa azzurra, tutti boria e muscoli, che bruciano i semafori rossi per andare a comprarsi il gelato. Si fottano i Knickers, Patrick Ewing e il suo tiro a effetto senza effetto contro l’Indiana, Charles Smith e le sue finte non riuscite contro il Chicago, John Starks e i suoi mille tiri sbagliati contro l’Huston, si fottano tutti, non riusciranno mai a battere Jordan, non lo batteranno mai. Si fotta Jakob Elinsky, quella mezzasega piagnucolosa. Si fotta Frank Slattery, sempre lì a fissare il culo della mia ragazza. Si fotta Naturelle Rosario, che da domani sarà libera. (…) Si fotta questa città e tutti i suoi abitanti (…) Che le acque si sollevino e sommergano questa topaia pazzesca; venga un terremoto e butti giù i grattacieli; che il fuoco divampi incontrastato; che bruci, bruci, bruci. E fottiti anche tu. Montgomery Brogan, vai al diavolo".
La Venticinquesima Ora è un romanzo introspettivo-sociale che descrive il lato oscuro di New York, ma soprattutto il tormento e la sofferenza di chi ha sbagliato e ora si pente, ma è troppo tardi. «Delitto e redenzione, amicizia e amore in un romanzo bellissimo.» scrisse L’Unità a proposito di questo libro.
La venticinquesima ora
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Lo lessi per la prima volta a 18 anni e mi toccò profondamente. Oggi, ultrasessantenne, ho provato rileggendolo le stesse emozioni...
Bellissimo libro davvero !