La vita estranea
- Autore: Mario Balsamo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Morellini editore
- Anno di pubblicazione: 2022
L’ultimo romanzo del regista e scrittore Mario Balsamo, La vita estranea (Morellini editore, 2022), riflette su un tema delicato quale la malattia e la fine dell’esistenza.
Quando la vita scorre, Lei sembra non esserci. Spesso La Morte, “La Nemica” rimane una voce fuori campo, si limita a mandare dei segnali per avvisarci del termine del nostro percorso sulla Terra. Non ne conosciamo la provenienza, né le sue vere qualità, tuttavia il suo effetto è ogni volta drammatico.
Deve esservi chiaro che io eseguo solo una serie di prelievi di persone, secondo una lista che mi viene consegnata periodicamente. Sono una barcaiola, niente di più. […] Da chi venga compilata la lista non lo so: mi arriva via mail da un indirizzo “no reply”. […] Forse partono in automatico da un server senza faccia, né nome, né scopo. […] Quando non ho troppo da fare vi do anche dei preavvisi: perlopiù scioccamente ignorati, circostanza di cui i destinatari si pentono sempre, e sempre troppo tardi.
Leo è un escapologo. Attratto fin da piccolo da quella illusoria promessa di eternità offerta dal cartone animato di Beep Beep – eterno sconfitto nei suoi inseguimenti con Willy il coyote eppure sempre vivo – Leo porta al limite questa promessa, la interiorizza, ne fa quasi un mantra esistenziale, giungendo a una presunzione di immortalità che lo spinge a mettere alla prova sempre di più il suo corpo. Leo dunque “scappa per vincere” la lotta corpo a corpo intrapresa con Lei, la Morte, scappa per “rimodellare il corpo, togliendo alla morte il potere di farlo contro la volontà degli esseri umani. Era quello il mio obiettivo segreto”.
Il protagonista, novello Houdini, appare dunque invincibile, raggiunge l’apice del successo con i suoi numeri di illusionismo, scherza con la Morte.
La presunzione tuttavia gli gioca però un brutto tiro. Durante un’esibizione qualcosa non va, il corpo sembra non reagire e Leo rischia di rimanere intrappolato in un cilindro pieno d’acqua da cui sarebbe dovuto uscire. Da alcuni accertamenti gli verrà poi diagnosticato un tumore in fase avanzata, che sgretola tutto il castello di carte e fa crollare ogni certezza. Riscopertosi fragile e umano, forse troppo umano, il Leo dell’Aldilà – “ontologicamente più consapevole” – inizia un dialogo, talvolta ironico, con il Leo dell’al di qua – “arrogante e presuntuoso, tutto d’un pezzo” – che lo porta a fare i conti con la sua esistenza.
Del resto si cambia, soprattutto quando si trapassa.
Alternando font diversi per creare delle istantanee fra i due mondi e riprodurre anche graficamente il dialogo fra le due anime di Leo, con una scrittura talvolta perturbante ma al contempo pulita e precisa, i piani temporali si mescolano in modo bilanciato creando una narrazione illusoria e incantata.
I due Leo, le loro voci, si confondono con la voce dell’autore e compongono un racconto dai toni sfumati che insinua dubbi nel lettore e lo confondono:
Gira voce che la mano a comporre queste parole non sia mia, bensì di quello che sta scritto in copertina. Ma come si fa a essere sicuri che non sia stato io a sussurrare la storia al suo orecchio? Del resto io sono sempre uno dell’Aldilà, quindi più informato di lui sui fatti della vita e della sua fine.
Fra la luce abbacinante del golfo di Trieste e le stanze di un hospice appare però Irene, una ipnotista, cui Leo si affida per tentare una nuova fuga, forse nella vana speranza di esorcizzare una volta per tutte la paura di scomparire, di veder terminata la sua esistenza che, dopo la diagnosi della malattia terminale, si rivela nella sua completa precarietà.
In un turbinio di voci che si intrecciano, di pensieri che oscillano fra terreno e ultraterreno, La vita estranea è però un romanzo curioso e al contempo interessante perché offre uno sguardo lucido, ironico e amaro su un tema molto spesso relegato ai margini, proprio per quella paura che suscita nell’essere umano. E ci dimostra infine che, tutto sommato, con essa ci possiamo parlare.
Forse non possiamo guarire dalla paura della morte, ma dialogarci certamente, offrendoci un’occasione di cambiamento e mettendoci nella disposizione giusta per affrontare un confronto franco e schietto che può farci aprire gli occhi su noi stessi.
Da cosa vorresti guarire? Dalla morte? O forse da te stesso? Non si torna indietro. Non puoi essere quello che ti illudevi di essere. Hai nuovi occhiali: usali.
La vita estranea
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volevo ringraziare per la recensione interessante e acuta
Grazie a lei, la lettura del suo libro mi ha offerto dei bei spunti di riflessione!