La vita in tempo di pace
- Autore: Francesco Pecoraro
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2013
Il libro di Francesco Pecoraro ruota attorno alla figura di Ivo Brandani, ingegnere di sessantanove anni, alle soglie della pensione. La narrazione, anche se è uno sguardo sul suo vissuto, addirittura nei pensieri più intimi, si incentra, in particolare, solo su una giornata: il 29 maggio 2015, data in cui Ivo, che lavora per una multinazionale per la ristrutturazione della barriera corallina del Mar Rosso, è in attesa di prendere un aereo a Sharm el Sheik.
Il protagonista aspetta e vaga con il pensiero. Brandani ci appare represso, soffocato dentro di sé, un uomo che, solo grazie ai tranquillanti, riesce a calmare quell’io che vorrebbe ribellarsi, dire tante cose.
“Brandani sono anni che non dice più quello che pensa. Non può. Se lasciasse la lingua in libero collegamento col cervello gli uscirebbero bestemmie e insulti . A persone, animali, cose, oggetti e città .... e anche a se stesso. E’ così che si avvelena ogni giorno. Una disperazione segreta e compressa”.
In quell’attesa gli vengono in mente tante cose e il periodo della sua esistenza è rivisto in un tempo abbreviato. I capitoli sono tutti riguardanti episodi della sua vita che appare, almeno ai suoi occhi, triste e piena di eventi negativi. Pecoraro ripercorre i vissuti del protagonista attraverso la costruzione narrativa che alterna la prima, la terza e anche la seconda persona (quando Ivo si rivolge a se stesso) in un meandro di pensieri che sgorgano dall’intimo.
Ci sono alcuni capitoli dedicati al presente e altri, invece, a una serie di ricordi, come ad esempio quelli del protagonista immerso in una Roma alluvionata e dei soggiorni in Grecia, delle estati lì trascorse, dove Ivo aveva sperimentato quello che lui chiamava il Senso del Mare: in esso le onde si avvicinano e si allontanano, un po’ come gli eventi della vita, e sembra sempre di essere sul punto di toccarle, di raggiungerle. Poi ci sono le nottate di vacanza e
“nottata ha un significato diverso dalla parola notte, nottata è uno svolgimento, un’epica del tempo dell’oscurità“.
Quelle nottate di giovinezza erano vita, non c’era bisogno di dormire quel sonno ricercato ora attraverso il Tavor dal protagonista. Ma quella Grecia a cui tanto si era affezionato era stata poi luogo di una vacanza–lavoro disastrosa e amareggiante per Ivo che non aveva ancora imparato che ogni esperienza, come ogni medaglia, ha due facce ben diverse. E’ questo, in breve, il contenuto del capitolo “Sofrano”, scoglio delle isole greche che dà il nome a un altro dei brani del libro.
In un alternarsi di passato e presente si torna poi al tempo in cui si svolge la storia.
Il protagonista, in attesa dell’aereo, parla con se stesso:
“Perché non sono restato a studiare filosofia? Che bisogno avevo di fare l’ingegnere?”
Continua così il suo monologo mentre ripensa a incidenti e catastrofi
”Te lo sei dimenticato quel volo Egyptair che era precipitato perché uno dei due piloti aveva voluto suicidarsi?”
C’è un accenno anche all’episodio delle Torri Gemelle. Brandani parla con amarezza e disgusto del passato e presente suo e del mondo intero. Lui stesso vede in sé nette contraddizioni: ama la perfezione delle macchine da guerra ma al contempo si dichiara pacifista, ammira e disprezza ogni innovazione tecnica perché ad essa si doveva rispondere con un’invenzione ancor più spinta e vantaggiosa.
“E’ tutto lì il Ben Fatto del Novecento, la forma di prevalere sul nemico...”.
Questi sono aspetti amari della vita di chiunque ma si acuiscono agli occhi dell’ingegnere.
Sullo sfondo delle dinamiche esistenziali del protagonista ruotano anche eventi storici e sociali. Ecco il capitolo dedicato agli studi, alle scelte dei quali avevano inciso le figure genitoriali (Ivo scrive Padre e Madre sempre in maiuscolo con un tono tra il timoroso e il ribelle). Questi, al termine delle scuole superiori, aveva maturato un concetto di sé negativo. Per il Padre, lui era l’elemento da plasmare, forgiare anche negli studi che avrebbero dovuto accordarsi con il suo lavoro, quello di costruttore. Naturalmente, il protagonista reagisce e fa una scelta diametralmente opposta e si iscrive alla facoltà di Filosofia, ma fa esperienza del primo periodo contestuale cui non è preparato. Perciò, forse per la pressione incessante del Padre, forse per le idee e il carattere non delineato, alla fine del Sessantotto, si iscrive a Ingegneria abbandonando il pensiero umanistico in favore dell’uomo faber: non è una scelta facile poiché egli si sente, comunque, diviso tra la precisione degli studi matematici e la percezione della complessità della vita reale che non è dissertabile e, in alcun modo, risolvibile attraverso aride formule.
Altro tassello importante della vita del protagonista era stato il suo rapporto con le donne: il suo matrimonio è finito male e ora lui, a casa, non ha più la moglie Clara che lo aspetta. Era stato un periodo buio quello della separazione, difficile ma gli aveva fatto in qualche modo apprezzare il senso di libertà, magari anche solo nelle cose quotidiane. Quel che l’autore mette qui in luce è il rapporto di Brandani con l’universo femminile. Egli aveva vissuto e agito sempre con un chiaro atteggiamento da maschio. L’unica donna, completa nella persona e nell’essenza, era e rimane, per lui, la Madre (un po’ come tutti i maschi latini) che il protagonista quasi divinizza perché lei è l’unica in cui trovare sempre riparo e comprensione. Ora, con le donne, non gli basta più un rapporto fatto di solo sesso come invece nel passato:
“Un maschio non diventa mai troppo adulto finché ha troppo testosterone in circolo ... Ogni mio stadio vitale precedente è stato troppo impregnato di sesso per contenere qualche brandello di lucidità mentale”.
Nulla, quindi, aveva dato gioia al protagonista: lo si evince da ciò che dice. Insoddisfatto di tutto, è l’immagine della disillusione totale. Neppure Roma, la Città di Dio come viene definita nel libro, in cui egli era cresciuto, gli suscita bei ricordi o sentimenti positivi. Essa gli appare inesorabilmente “mutante, mutata, immensa, sconclusionata...”, un luogo che non gli dà conforto, che non è rifugio e a cui il protagonista è legato da sentimenti complessi e ambivalenti.
Una ricerca di riscatto da parte di Ivo si ravvisa nella chiarezza che egli cerca di fare ricordando la sua esistenza disastrosa. In fondo non dipende da lui se si è trovato a vivere in Tempo di Pace che è solo “una guerra silenziosa di tutti contro tutti”, un dissidio che, apparentemente, non ha nulla di feroce, che non prevede seri annientamenti anche se molte difficili situazioni economiche e sociali portano al suicidio o a drammi familiari. E’ un paradosso questa vita: da un lato pace e benessere, ma dall’altro la lotta per potersi far spazio, per poter ottenere risorse e potere. Brandani è disgustato per un mondo solo apparentemente in salita ma, in realtà, in disfacimento in cui affiorano pessimismo e scetticismo.
“La vita in tempo di pace” (Ponte alle Grazie, 2013) è un romanzo amarissimo ma, purtroppo, reale. Non è solo la vicenda di un uomo che invecchia e il cui fisico va in decadimento, bensì di un’intera società priva di quell’ordine morale cui il protagonista anela. Questo è un romanzo notevole che si può definire postmoderno poichè ambientato in una società a capitalismo avanzato. E’ una lettura impegnativa, fin troppo sincera ma, senza dubbio, da consigliare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vita in tempo di pace
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Bella la recenssione di questo bellissimo roman
zo, il migliore per ora tra gli italiani letti di recente. Anche io ne ho scritto, con entusiasmo, ma la tua recensione è molto esauriente e ben costruita.....
Una bellissima recensione. Mi ha fatto venire voglia di leggere Francesco Pecoraro, anche se il libro supera le 500 pagine.
Unico neo: la lunghezza. Chi scrive è per recensioni suggestive e non esaustive. Brava Giovanna!
Grazie a Elisabetta e a Vincenzo. Non immaginavo tanti apprezzamenti. Il libro è amaro, complesso ma profondo. Val la pena di conoscere meglio l’autore. Son felice di condividere la mia esperienza
Il Romanzo. Potente, amaro, spiazzante. Quel che di meglio è stato pubblicato in Italia quest’anno.
Che romanzo! Anzi, il Romanzo. Pungente, feroce, ipnotico. Un antieroe dal quale vorremmo scappare, Brandani, ma con il quale abbiamo parecchio da spartire. Che lettura viva e carnale! Entusiasmante!