Saper nuotare significa avere la possibilità di salvarsi in un naufragio, sapersi barcamenare nelle situazioni, in breve restare a galla. Ma Andrea, per quanto vi abbia più volte provato nel corso della sua vita, non è capace di dominare le liquide distese, come non sa nuotare nel mare dei sentimenti, rischiando di affogare nella sensibilità forte che lo contraddistingue.
Andrea prima di nascere era normale, ma un dottore distratto e sbrigativo lo ha condannato a portarsi dietro un corpo che non risponde e che gli impone una vita incompleta, impedendogli di realizzare i suoi sogni, che non sono chimere. Andrea desidera solamente un lavoro, una moglie e dei figli, cose "normali" che per un ragazzo come lui acquisiscono un sapore lontano, sono un supplizio di Tantalo, si vestono del triste struggimento dell’inafferrabile. L’autrice del libro, che ha dato voce alla storia vera di Giuseppe Frassinelli, uomo nato con la stessa disabilità del personaggio, Andrea, è Laura Corsini, collaboratrice di Sololibri.net, che ci spiega, in questa intervista, il messaggio del suo romanzo “Non ho imparato a nuotare” (David and Matthaus, 2016).
-* Laura, come hai conosciuto Giuseppe e come è nata l’idea del libro?
L’idea del libro è nata come una sfida che mi ha lanciato una delle responsabili della mia casa editrice.
"Mettimi alla prova, scriverò di qualunque argomento tu voglia"
le dissi circa un anno fa mentre stavamo chiacchierando di tante cose.
"Allora mettiti in contatto con Giuseppe, un altro nostro autore, che è disabile dalla nascita, e scrivi il libro della sua vita. Devi tirargli fuori tutto"
ribatté lapidaria. Così conobbi Giuseppe Frassinelli, all’inizio ero molto imbarazzata nel chiedergli di se stesso, di tutti i particolari del suo passato e della sua vita attuale, ma poi, mail dopo mail, tutto è stato semplice, siamo entrati in una sorta di simbiosi e, dalle nostre lunghe conversazioni, non è nato solo il libro ma anche una bella amicizia.
-* Di cosa parla il romanzo?
“Non ho imparato a nuotare” nasce dalla storia di Giuseppe, ma non è solo questo. Ho aggiunto tanto di mio perché disabile non è solo qualcuno che ha una certificazione o una "patente" in merito. Ci si può sentire tali anche semplicemente quando si capisce di essere inadeguati in una situazione, o se si è troppo fragili e sensibili per fronteggiare il mondo. Inoltre, se si vive abbastanza, si rischia di essere non autosufficienti da anziani. Insomma, la disabilità è una cosa che può toccare a tutti e questo me lo ha fatto capire Giuseppe.
-* Quale messaggio hai voluto dare con questo libro?
Vorrei che i lettori comprendessero, come ho capito io, che un disabile ha gli stessi desideri di tutti, non è una sorta di extraterrestre, e che spesso per uno come Andrea (o Giuseppe) sarebbe bellissimo poter vivere una quotidianità come quella che spesso definiamo piatta e noiosa. Lui scrive belle poesie ma la poesia più sublime sarebbe un amore corrisposto.
-* Un sogno legato a questo romanzo?
Il sogno è che “Non ho imparato a nuotare” finisca in mano a tutti, perché è una lettura costruttiva, fa capire tante cose, fa apprezzare la vita. Si tratta di una voce vera, autentica che anche gli operatori dei servizi sociali avrebbero il dovere di ascoltare, gli amministratori locali e tutti coloro che hanno la pretesa di leggere le esigenze degli altri senza aver mai provato sulla propria pelle cosa vuole dire. Ho sofferto nel carpire a Giuseppe la sua intimità, a volte mi è anche dispiaciuto, per questo ho cambiato il nome al protagonista, per proteggere ove possibile il mio amico. Ma quelle esperienze dovevano essere raccontate, non potevano più restare nascoste.
-* E tu, Laura, hai imparato a nuotare?
Per quello che riguarda la capacità di stare a galla in un volume di acqua, essendo nata in una città di mare, posso dire di saper nuotare come un pesce, ma muovermi nell’oceano dei sentimenti e nella tempesta della società e del mondo... ecco, quello no, anche io spesso mi trovo ad andare a fondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Laura Corsini ci presenta “Non ho imparato a nuotare”, il suo nuovo libro dedicato alla disabilità
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Quanta verità in queste risposte!
Ma solo chi ha provato a restare a galla nel mare della sofferenza più profonda, può calarsi nel suo abisso e comprenderne il vero senso. E assaporare l’emozione che lo assale!
Lina D’Ambrosio
Ti ringrazio Lina, hai proprio ragione, mi piacerebbe che tu leggessi il libro per darmi un tuo commento