Le api
- Autore: Meelis Friedenthal
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2015
“Le api” (Iperborea, 2015 - 250 pagine) racchiude tutte le declinazioni possibili sui temi del confine (ideologico, spaziale, temporale), dello spaesamento e dello spleen. “Le api” di Meelis Friedenthal trascende, insomma, la mera narrativa storica (è ambientato allo scavallare del 600), è denso, stratificato, ammaliante. E’ anche un romanzo filosofico, in quanto, incentrato sulle domande “prime” (da dove discende l’anima?, in che relazione sta con il corpo?), è un romanzo onirico (la febbre che divora il protagonista consente all’autore diverse sovrapposizioni sogno/realtà). “Le api” può essere inquadrato, inoltre (soprattutto?), come un romanzo sulle antinomie luce/buio, razionalità/superstizione, salvezza/dannazione, sano/malato,
occultamento/disvelamento e sulla transizione, emblematizzata attraverso il fervore scientifico-filosofico, che sfocerà nel secolo dei lumi.
Il suo protagonista si chiama Laurentius Hylas e approda, un giorno, in una Estonia intirizzita di fine Seicento. È un giovane studente in odore di eresia, la sua meta è Tartu, cittadina marginale del regno di Svezia, sede di una università dove si specula sui "rivoluzionari" Newton e Cartesio, si sperimentano i “teatri anatomici” (in pratica pubbliche dissezioni di cadaveri), intrattenendosi con l’opera sulle orme di Molière. Quasi ad incarnare lo iato tra il vecchio e il nuovo secolo, quella di Laurentius è un’anima fratta, divisa in due: da un lato l’adesione al razionale, dall’altro i retaggi di un oscuro passato (da piccolo è stato convolto nella caccia alle streghe), che si estrinsecano mediante la fascinazione esercitata su di lui dal mondo magico-superstizioso dei contadini. Friedenthal è abilissimo a governare senza frizioni tanta materia da romanzo, l’affresco deciso che ne discende è quello di un anfratto di Europa sul morire del Seicento (dalle suggestioni alchemiche alla carestia che ne flagellava i giorni ai travagli intellettuali), restituito da una scrittura luminosa, che sa il fatto suo e fa pensare.
L’originale evocatività del titolo viene illustrata nella postfazione di Daniele Monticelli (professore di italianistica e semiotica all’Università di Tallinn e impeccabile traduttore del romanzo): “Ma cosa c’entrano le api con tutto ciò?”
Nel libro le incontriamo in una serie di metafore dirette e indirette. Le prime hanno a che fare con l’anima umana, l’oggetto principale delle dispute accademiche nel romanzo. Uno studente paragona così le api alle virtù umane, ma nel romanzo sembra essere ancora più importante il legame delle api con il miele e del miele con l’oro, la luce, il colore.
Le api
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