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Gianni Rodari la guerra l’aveva conosciuta bene, proprio per questo scriveva di pace. L’intera pedagogia del maestro di Omegna, nato centotré anni fa il 23 ottobre 1920, si fondava sull’utopia di un mondo possibile in cui le persone potessero vivere in perfetto accordo, armonia e fratellanza.
Come fermare dunque la guerra? Con le armi dell’allegria, ipotizza Rodari in questa filastrocca ricca di onomatopee. Che mondo sarebbe se le pistole facessero solo “bang” o “pum”, come nei fumetti, e non sparassero davvero?
Subito dopo la Seconda guerra mondiale Gianni Rodari si iscrisse al Partito comunista e fu molto attivo come giornalista militante. Proprio in questo periodo, mentre collaborava come cronista per le pagine dell’Unità, iniziò a scrivere racconti, filastrocche e poesie per bambini; chissà, forse narrare all’infanzia era un modo per correggere, partendo dalle fondamenta, un mondo che vedeva così sbagliato.
Le sue opere per l’infanzia, le sue poesie, le sue filastrocche, sono un riflesso del suo attivismo. In ogni rima baciata o alternata, in ogni assonanza, Rodari richiama un messaggio importantissimo: che ci sono cose da non fare mai - né per mare né per terra - come ad esempio “la guerra”, lo scriveva già in Promemoria.
In Le armi dell’allegria Rodari riprende lo stesso concetto servendosi della metafora delle armi giocattolo: le sole armi che piacciono al poeta, dice, sono le“ armi dell’allegria”.
Scopriamo il significato del messaggio di Gianni Rodari attraverso questa filastrocca.
“Le armi dell’allegria” di Gianni Rodari: testo
Eccole qua
le armi che piacciono a me:la pistola che fa solo “pum”
(o “bang”, se ha letto qualche fumetto)
ma buchi non ne fa…il cannoncino che spara
senza far tremare
nemmeno il tavolino…il fuciletto ad aria
che talvolta per sbaglio
colpisce il bersaglio,
ma non farebbe male
né a una mosca né a un caporale…Armi dell’allegria!
le altre, per piacere,
ma buttatele tutte via!
“Le armi dell’allegria” di Gianni Rodari: analisi e commento
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Con il suo consueto tono spensierato, ma certo mai scherzoso, Gianni Rodari ci invita a buttare le “armi vere” e a preferire invece armi innocue, allegre, chiassose come strumenti musicali: le armi giocattolo. Dietro la metafora “le armi dell’allegria” si nasconde una pluralità di significati: un inno alla pace, un invito al divertimento e una rinnovata attenzione posta al concetto di fratellanza. Le armi che piacciono al poeta non “farebbero male a una mosca”, ed ecco che il celebre detto trascende il proverbiale modo di dire per diventare realtà.
Come accade spesso nelle sue poesie per l’infanzia Rodari procede per enumerazione, facendo un lungo elenco: tutte le armi lecite e quindi consentite sono inserite nella lista e presentate attraverso un diminutivo, un vezzeggiativo che in qualche modo ne riduce la potenza. Ed ecco che c’è il fuciletto, il cannoncino e la pistola che fa solo “bang”. Le onomatopee (pum/bang) e le assonanze scandiscono il ritmo della filastrocca, contrastando il rombo dei cannoni e la mitraglia ossessiva dei fucili nella vita reale.
Ogni arma centra perfettamente il suo bersaglio, ma non ferisce né uccide, osserva Rodari, riformulando attraverso la retorica il concetto di diplomazia: per giungere a un obiettivo non è necessario sparare, a cosa serve la guerra?
Il Maestro di Omegna sapeva spiegare ai bambini cose complesse, adeguandosi al loro linguaggio; ma in qualche modo queste “cose complesse” riusciva a spiegarle anche ai grandi che credevano di averle capite e invece sono sempre impreparati ad affrontarle, a spiegarle, vengono come colti in fallo dinnanzi a certi eventi. Non è vero che ai bambini la parte oscura del mondo (la guerra, la morte) non deve essere mostrata: devono essere in grado di vederla (e di capirla) a modo loro, solo così potranno crescere con un senso di giustizia più sviluppato.
Leggere Le armi dell’allegria è una maniera per sviluppare questo senso di giustizia: le armi vanno usate solo per gioco, insegna Rodari, e le armi che sparano davvero devono essere gettate via. Se anche gli adulti applicassero questo concetto il mondo sarebbe un posto migliore e non dovremmo confrontarci con un orrore incomprensibile, con gli occhi dei bambini che fissano sgranati da guerre non poi così lontane chiedendoci smarriti “perché” dal fondo della loro innocenza spezzata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le armi dell’allegria” di Gianni Rodari: una poesia contro la guerra
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