Gianni Rodari non è stato solo il poeta delle filastrocche per l’infanzia, dei racconti edificanti e delle favole morali, è stato anche un intellettuale a tutto tondo, senza dubbio uno dei migliori maestri che l’Italia abbia avuto negli anni sessanta e ottanta del Novecento.
Lo dimostra Fucilazione, una bella poesia forse poco conosciuta, composta dallo scrittore e pedagogista nel 1961.
In occasione del prossimo 25 aprile, questo è un testo da leggere e rileggere, poiché ci invita a riflettere su tematiche scottanti e difficili offrendoci, al contempo, una prospettiva rasserenante. Parla di guerra e di morte, ma soprattutto parla di vita, divenendo così un elogio commovente a quell’umanità che è capace di sopravvivere, resistere e innalzarsi sopra ogni dolore.
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La poesia fu pubblicata sulla rivista Il caffè e in seguito edita postuma nel 1990 in un libretto dal titolo Il cavallo saggio. Poesie Epigrafi Esercizi (Editori Riuniti, Roma, 1990) con prefazione a cura di Edoardo Sanguineti.
Il testo è il ventiseiesimo della raccolta, contenuto nella seconda sezione dal titolo Materia prima.
Fucilazione, lo si comprende fin dal titolo cruento e diretto, non è un testo rivolto ai bambini: è una poesia per adulti che naturalmente parla, ancora una volta, d’infanzia e ci mostra un lato inedito di Rodari.
Scopriamo testo e analisi del componimento.
Fucilazione di Gianni Rodari: testo
Un bambino faceva le bolle di sapone
dalla finestra quando mi fucilarono
sulla piazza piantata di alberi senza nome,
una mattina deserta con poco sole
tra i rami secchi che non trattenevano le voci,
tra quinte grige d’imposte sprangate
oscillavano effimere formazioni, grappoli
subito disfatti in acini trasparenti.Un bimbo, solo una tenera macchia viva
in un rettangolo nero,
c’era un vasetto rosso sul davanzale,
la sola cosa rossa di quel giorno tutto grigio,
io non potevo vedere i suoi occhi
sentivo la sua anima appendersi dondolando
in cima alla cannuccia di paglia,
staccarsi con un brivido, volare in silenzio,
trattenere il fiato per pregare il vento,
attraversare il poco sole in punta di piedi,
rapita in una smorfia di felicità.I miei carnefici gli voltavano le spalle,
nessuno di loro poté vedere le sue mani
in adorazione, quando una bolla
più gonfia, la più bella di tutte,
partì dal davanzale come un pianeta di cristallo,
e prima di scendere salì verso il tetto
come una preghiera, come una favola
piena d’ogni dolcezza che non si può perdere,
intatta e vera per il suo tempo giusto,
non ci sono abbastanza plotoni di esecuzione
in questo mondo e ogni altro
per fucilare tutte le bolle di sapone.
Fucilazione di Gianni Rodari: analisi
Forse per i lettori, a una prima rapida occhiata, sarà difficile ritrovare in questi versi l’impronta stilistica ormai nota di Gianni Rodari: a differenza delle sue molte filastrocche, Fucilazione è una poesia spoglia, quasi senza rime, che non conserva affatto il ritmo giocoso e vivace cui il maestro e pedagogista ci ha abituato.
Se si presta un poco più di attenzione tuttavia si può cogliere in tutto il testo un segno ancora più inequivocabile della scrittura di Rodari: il suo sguardo sulle cose.
Nel raccontare un episodio cruento come una fucilazione, l’occhio del poeta riesce ancora una volta a soffermarsi su particolari invisibili e innocenti, restituendoci quella meraviglia e quel candido stupore che contraddistinguono il mondo dell’infanzia. L’inclinazione favoleggiante, tipica della scrittura di Rodari, si mescola in questi versi a un realismo più spietato e veritiero ma riesce comunque a intaccarlo con la sua influenza immaginifica.
La poesia vede per protagonista un partigiano, che sta per essere fucilato dai tedeschi. Ritrae, con efficacia commovente, gli ultimi istanti della sua vita in quella mattinata tragica. Rodari, con l’astuzia del grande narratore, riesce a contrapporre l’ultimo giorno del condannato a morte all’infanzia innocente e spensierata di un bambino. Dal luogo della sua esecuzione infatti il partigiano riesce a scorgere la figura di un bambino che, affacciato alla finestra, soffia bolle di sapone. Il contrasto tra le due situazioni è di una limpidezza disarmante che si acuisce nella drammatica simultaneità degli avvenimenti: mentre uomini adulti e savi impugnano armi per uccidere, il bambino soffia ammirato bolle di sapone a grappoli destinate a perdersi nell’aria. L’innocenza del gesto dell’uno sembra accrescere la crudeltà dell’altro.
Ancora una volta poi Rodari gioca sulle sfumature cromatiche. La mattinata del condannato a morte è “grigia”: l’unica macchia di colore che l’uomo vede è data dalla boccetta impugnata dal bambino che è “rossa”, come il fiore del partigiano morto per la libertà. Rappresenta l’unica salvezza, l’unica luce, in quel grigiore.
Nel silenzio attonito circostante, nella totale assenza di rumori che preannuncia lo sparo del fucile, ecco che il gesto compiuto dal bambino assume una valenza quasi ascetica.
L’ultima visione dell’uomo che sta per essere fucilato sono proprio quelle bolle di sapone, soffiate dalle labbra del bambino. Sono sfere ovali, di dimensioni varie, destinate presto a infrangersi che, però, provocano una gioia smisurata nel piccolo artefice. Quell’immagine sembra allietare il partigiano che si consegna alla morte con la consapevolezza che nessun plotone d’esecuzione potrà mai infrangere tutte le bolle di sapone. Vi è qualcosa dunque che non muore mai, nonostante la guerra, come l’innocenza, come la fantasia, come la speranza.
Tramite una forte contrapposizione Gianni Rodari trasforma una poesia dal titolo Fucilazione in un inno alla vita. Non c’è nessuna guerra, sembra affermare l’autore negli ultimi versi, che possa davvero annientare l’umanità.
Nella prefazione del libro Il cavallo saggio. Poesie Epigrafi Esercizi il poeta Edoardo Sanguineti offre la propria personale interpretazione delle “bolle di sapone” descritte da Rodari, che sono un emblema della vita:
Le bolle di sapone sono, a un tempo, emblema della vita che si innalza, con la sua splendida e inesauribile fragilità, e della favola, intanto, che la rispecchia con la sua iridescente leggerezza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Fucilazione”: la struggente poesia di Gianni Rodari contro la guerra
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