Dimmi dove abiti e ti dirò chi sei. Le case assomigliano ai proprietari e con gli scrittori la regola vale doppio: non solo nelle loro residenze è possibile riscoprire personalità e caratteristiche di ciascuno, ma spesso le case sono fonte di ispirazione e si riflettono nei libri. Così visitarle è un po’ come passeggiare tra le pagine dei romanzi o delle opere celebri. Ma c’è chi, nel mondo letterario, ha davvero fuso realtà e fantasia, creando dimore straordinarie o alquanto bizzarre.
Dal castello di Horace Walpole sino alla houseboat di Dylan Thomas, scopriamo le case più strane degli scrittori.
Un castello gotico per Horace Walpole
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In un’ideale classifica delle case più grandiose, la palma d’oro va senz’altro a Strawberry Hill House, a Twickenham, sobborgo di Londra: definita su tutte le guide “villa”, è in realtà un vero e proprio castello costruito interamente in stile neogotico su indicazione di Horace Walpole.
La casa, con un’infinità di guglie, pinnacoli e torri, si adatta perfettamente all’autore de Il Castello di Otranto (edito tra gli altri da Feltrinelli, 2015, a cura di Giancarlo Carlotti), il primo romanzo horror propriamente detto.
La grandiosità è giustificata: lo scrittore è un conte e figlio di Sir Robert Walpole, primo ministro dei re Giorgio I e Giorgio II. Così, quando viene il momento di mettere su casa, acquista la proprietà e decide di adattare i cottage preesistenti, prendendo ispirazione dalle cattedrali di mezza Europa. I disegni di amici guidano le scelte architettoniche e i lavori avviati nel 1749. La grandiosità degli esterni, la magnificenza degli interni ne fanno fin da subito un’attrazione, tanto che viene aperta ai visitatori e lo stesso proprietario stila un regolamento per le visite, con un divieto piuttosto particolare: niente bambini durante il tour.
Horace Walpole ci tiene talmente tanto, da scrivere di suo pugno una guida intitolata A Description of the villa, pubblicata nel 1774, che registra le ampie collezioni contenute all’interno, poi disperse in epoca successiva. Walpole è un collezionista compulsivo: raccoglie 1200 pezzi di ceramiche pregiate. E poi quadri e un buon numero di stranezze storiche. Come i guanti di re Giacomo I, il cappello del Cardinale Wolsey e una ciocca di capelli di Edoardo IV.
Il Castello d’If di Alexandre Dumas
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Non è di sangue blu, ma Alexandre Dumas padre rappresenta sicuramente un caso eccezionale in questa speciale classifica.
Il suo studio è un luogo da favola, come quelli descritti in molti dei suoi libri. Un castello in miniatura collocato su un promontorio nel verde delle colline di Port Marly, a est di Parigi, poco distante dalla Senna. Niente a che vedere con il grandioso Chateau de Monte Cristo che costituisce la dimora principale. Piuttosto si tratta di un piccolo edificio in stile neogotico dedicato alle ore di lavoro.
Lo scrittore vi si apparta per scrivere, ma non rinuncia alle comodità. Sui muri esterni ha fatto incidere i titoli delle sue numerose opere, ben 88, in una sorta di sortilegio che sembra pervadere il luogo. Ricorda al visitatore i successi di Dumas. Forse è un viatico per l’ispirazione. Intorno un canale d’acqua, in una sorta di separazione dal mondo reale rispecchiata anche nel nome: Castello d’If, lo stesso della prigione al largo di Marsiglia dove è detenuto Edmond Dantès, protagonista de Il conte di Montecristo (edito tra gli altri da Feltrinelli, nel 2014, tradotto da Gaia Panfili). Un rimando al libro che ne ha decretato la fortuna, o forse, piuttosto una dichiarazione della solitudine cui l’atto creativo condanna lo scrittore.
Solitario, ma immerso in un ambiente incantevole. Tutt’intorno dalle finestre può osservare un parco di nove ettari con fontane, giardini e una fitta vegetazione: larici, ebeti, querce, betulle.
Per realizzare giardino e edifici Dumas ha convocato l’architetto Hippolyte Durand, un’autorità in materia. E spende una fortuna, tanto che solo sei mesi dopo l’inaugurazione nel 1847 si ritrova in bancarotta. Il castello e lo studio ci sono ancora e oggi, grazie anche ad un sito internet, fanno parte del patrimonio di stato francese e sono visitabili. Un inno alle gioie della vita amate da Dumas, la cucina, l’arte, le donne, i viaggi. E la letteratura. E allora tanto vale crederci: il motto di Dumas non a caso era J’aime qui m’aime (“Amo chi mi ama”).
Un cottage inglese a Londra per James M. Barrie
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Non altrettanto grandiosa, ma suggestiva è la casa londinese di James Matthew Barrie, nel cuore di Kensington. Divisa dalle trafficate strade di città grazie ad alti muri che ne proteggono il giardino e la privacy, è come un cottage della campagna inglese trapiantato nel cuore di Londra.
Qui abitano lo scrittore e la moglie, l’attrice Mary Ansell che ha grande parte nella decorazione degli interni. La villa, passata di mano più volte, è oggi una casa privata. Ma, grazie a un articolo comparso sulla rivista House & Gardens in occasione dei recenti restauri che ne hanno conservato intatto il fascino, è possibile curiosare negli interni dove è nato Peter Pan. Nonostante l’aggiunta di bagni e impianti moderni per la comodità degli attuali residenti, materiali, carte da parati, tessuti e soprattutto colori sono stati scelti nel rispetto della tradizione.
Di particolare interesse sono la sala da pranzo dove Barrie metteva in scena le rappresentazioni di Peter Pan e al piano alto il balcone di una delle stanze, ridipinto nel verde originario. Nelle notti di luna non è difficile immaginare l’ombra di un ragazzino che si aggira intorno alla finestra.
Un’intera abbazia per Lord Byron
Lord Byron vive a Newstead Abbey nel Nottinghamshire: la struttura era in origine un’abbazia, ereditata dal poeta all’età di dieci anni. Byron vi abita dal 1808 al 1814, occupandone solo un’ala.
La casa è tanto grandiosa da ospitare sontuose feste e, in linea con le abitudini eccentriche del proprietario, da permettergli di tirare con le pistole nel salone principale, allenarsi a boxe nella sala da pranzo e lasciare liberi di vagare nei corridoi un orso e un lupo.
La Boathouse di Dylan Thomas
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In decisa controtendenza è la scelta di un altro britannico, il poeta Dylan Thomas che con la moglie visse a Laugharne sulla costa meridionale del Galles.
La casa è in realtà una boathouse (rimessa per barche) sul fiume Taf. Un luogo semplice, ma dal panorama suggestivo. Come il “capannone sull’acqua” dove il poeta scriveva.
Le abitudini di numerosi scrittori inglesi, per chi vuole approfondire, sono elencate nel libro Writers’Houses. Where great books began (Le case degli scrittori. Dove i grandi libri hanno avuto inizio) a cura di Nick Channer, pubblicato nel 2015 in collaborazione con il quotidiano The Guardian.
Il refettorio affrescato per la biblioteca di Philippe Daverio
A casa nostra merita una citazione la Biblioteca di Philippe Daverio, critico d’arte e autore di numerosi libri e saggi.
La sua collezione di meraviglie è conservata al piano terra di Palazzo Ravizza, in piazza Bertarelli, nel cuore di Milano.
L’edificio ha una storia architettonica travagliata, fatta di sovrapposizioni. Riedificato sull’originaria costruzione monastica, l’immobile ai piani alti ha ospitato la figlia di Alessandro Manzoni con Massimo D’Azeglio.
Della prima costruzione resta il refettorio delle monache che in epoca napoleonica diventa scuderia, ma conserva un affresco del Montorfano, di poco successivo a quello che fronteggia “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci nel Cenacolo di Santa Maria delle Grazie. Anche per questo di certo Daverio ne ha fatto la sede della sua biblioteca che oggi si può visitare grazie a tour guidati.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le case più strane degli scrittori famosi: dal castello alla boathouse
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