Si tratta della poesia manifesto del Simbolismo. Le corrispondenze di Charles Baudelaire è uno dei pilastri della storia della letteratura mondiale, considerata l’atto di nascita della poesia moderna.
In un’unica strofa composta di versi endecasillabi il poeta maledetto dei Fiori del male rivelava al mondo intero l’essenza della scrittura poetica, ovvero l’arte di scorgere in ogni elemento che ci circonda, nella natura stessa, una “foresta di simboli” capaci di spalancare dinnanzi alla percezione un’altra realtà nascosta che cela un significato più profondo.
Le corrispondenze dischiude dinnanzi al lettore una sinestesia di odori, profumi, colori in grado di rivelare gli occulti legami tra le cose. Aveva inizio così, nel lontano 1857, la rivoluzione della poesia moderna. Il poeta viene visto come una sorta di “veggente” che vaga come un flâneur per le strade metropolitane scorgendo ciò che gli altri non vedono e cogliendo oscuri messaggi nascosti oltre la superficie.
Questa dote di chiaroveggenza lo rende un essere unico, una sorta di mediatore tra il mondo degli uomini e un mondo altro - forse divino, oppure semplicemente definibile come extra-terreno.
La poesia Le corrispondenze è tratta dalla raccolta simbolo di Charles Baudelaire I fiori del male (1857) che alludeva, sin dal titolo, al potere salvifico dell’arte: i “fiori” che sbocciano rappresentano la bellezza che solo l’arte sa realizzare, posti in contrapposizione al “male”, ovvero al degrado svilente della società contemporanea. Proponiamo la lirica simbolo di Baudelaire nella traduzione italiana della poetessa Luciana Frezza.
Scopriamone testo, analisi e commento.
Le corrispondenze di Charles Baudelaire: testo
La Natura è un tempio dove colonne vive
lasciano a volte uscire confuse parole;
l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli
che l’osservano con sguardi familiari.Come echi lunghi che da lontano si fondono
in una tenebrosa e profonda unità
vasta quanto la notte e quanto la luce,
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.Ci sono profumi freschi come carni infantili,
dolci come oboi, verdi come praterie
– e altri corrotti, ricchi e trionfanti,che hanno l’espansione delle cose infinite,
come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso
che cantano gli abbandoni dello spirito e dei sensi.(Traduzione di Luciana Frezza)
Le corrispondenze di Charles Baudelaire: testo originale francese
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent 5
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les pafums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d’enfants,
Doux comme del hautbois, verts comme les prairies, 10
– Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l’expansion des choses infinies,
Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,
Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.
Le corrispondenze di Charles Baudelaire: analisi e commento
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Nel primo verso, attraverso un’efficace metafora, Charles Baudelaire ci presenta la natura come un luogo sacro: un tempio. I suoi sacri pilastri sono gli alberi che spalancano dinnanzi alla percezione dell’uomo una foresta nella quale ci si può smarrire come in una selva oscura.
Assume un rilievo centrale in questa prima quartina l’uso dei verbi che indicano azioni specifiche: il poeta si serve del verbo essere al presente “est” per presentare la Natura nella sua assoluta immutabilità, mentre all’uomo viene associato il verbo “passe” per determinare il suo transito, il suo passaggio effimero e mortale sulla terra. Questa contrapposizione è volta a sottolineare il carattere sacro, divino, assoluto della natura che appare perfettamente determinata in sé stessa.
La natura viene rappresentata come una presenza ermetica, “una foresta di simboli”, che si esprime in modo criptico. La confusione dell’interpretazione viene resa da Baudelaire nella seconda quartina che ne sottolinea gli echi misteriosi - le cosiddette corrispondenze che danno il titolo alla lirica - che il lettore (come il poeta) intende ma fatica a disvelare.
Proprio nel finale della seconda quartina Baudelaire afferma la preziosa verità incastonata, come un diamante, nel cuore del suo poema:
I profumi, i colori e i suoni si rispondono.
L’intera lirica è scandita da una musicalità costante, intessuta di allitterazioni, riprese, assonanze. La corrispondenza non è solo nella sinestesia più volte evocata di odori, profumi intensi o invasivi, sapori e percezioni tattili e visive. L’uno rappresenta il tutto: ecco che i profumi freschi ricordano la pelle morbida al tatto di un bambino e hanno, al contempo, il suono dolce e melodioso dell’oboe. Baudelaire intreccia i legami delle segrete corrispondenze attraverso un susseguirsi di sinestesie che rappresentano l’innervatura dell’intera lirica e, forse, la spina dorsale stessa della costruzione de I fiori del male.
Nel finale della lirica le corrispondenze giungono all’estremo dell’aderenza metafisica, istituendo il legame tra gli oggetti materiali e le qualità morali: ecco che i profumi diventano quindi “ricchi, corrotti, trionfanti”.
Il ruolo del poeta è fondamentale per intuire e identificare le segrete corrispondenze riposte nella realtà. Proprio il suo sguardo dotato di chiaroveggenza è in grado di svelare al lettore la foresta di simboli riposta nella natura.
Della figura del poeta Charles Baudelaire possiede una concezione sacrale, come se fosse un interprete del mondo e della vita stessa: se la natura è il tempio, il poeta ne è l’oracolo designato. Proprio in quanto oracolo, come la Cassandra della tradizione ellenica, anche il poeta veggente ha il suo scotto da pagare che nella raccolta I fiori del male si traduce nello Spleen, l’angoscia esistenziale, il sentimento di malinconia insanabile che stringe il cuore dell’Io lirico in un perenne disagio. Il poeta non è propriamente definito un eletto: le corrispondenze che è in grado di vedere rappresentano anche la sua condanna.
Le parole quindi diventano una forma di estensione del mondo sensibile, percepito con i sensi: come un’arte magica la poesia può raccontare ciò che sta al di là, ciò che non si vede, non si percepisce, ma che innegabilmente esiste. Il compito del poeta è abbandonarsi alla visione, intuire la corrispondenza occulta, e quindi trascriverla, metterla in parole perché le parole riescono a rischiarare il buio come un barlume di luce.
Questo passaggio dal buio alla luce ha un ruolo emblematico ne Le corrispondenze: la foresta di simboli della natura appare oscura, ma via via nel susseguirsi dei versi diventa luminosa, quasi un Eden, un paradiso terrestre fatto tutte le cose buone e belle esistenti sulla terra. Così, forse, è la vita stessa: un enigma indecifrabile e senza soluzione che tuttavia, se guardato dalla giusta prospettiva, presenta già tutte le risposte alle infinite questioni umane.
Le corrispondenze è una poesia simbolista che può essere letta come l’atto di nascita della poesia moderna. Charles Baudelaire inaugurava un linguaggio nuovo, un nuovo sentire che prendeva forma attraverso le paroles et les simboles invitando gli uomini tutti a rileggere il mondo guardandolo con nuovi occhi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le corrispondenze” di Charles Baudelaire: manifesto del Simbolismo e atto di nascita della poesia moderna
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