Nella Giornata mondiale dell’amicizia vi proponiamo un’analisi delle più famose (e inattese) amicizie tra scrittori. Non solo rivalità e gelosie, la storia della letteratura è costellata di alleanze e amicizie geniali, molto produttive anche dal punto di vista narrativo, come testimoniano del resto lunghissimi epistolari carichi di suggestioni e reciproche ispirazioni. Non tutte le amicizie durano per sempre (come scopriremo) tuttavia alcune sono in grado di lasciare tracce durature e intuizioni destinate ad abbagliare come scie luminose e irripetibili.
Siete sicuri di conoscere tutte le più importanti amicizie tra scrittori? Alcuni legami potrebbero risultarvi piuttosto inattesi o sorprendenti, nella nostra analisi ve ne proponiamo dieci.
1. Jean-Paul Sartre e Albert Camus
Si incontrarono per la prima volta a Parigi nel giugno 1943 durante l’occupazione nazifascista, in occasione della prima teatrale di Le mosche di Sartre. Simone de Beauvoir nelle sue memorie racconta che a un certo punto si avvicinò loro un giovane dalla pelle scura. Quello straniero era Albert Camus. Era già uno scrittore noto all’epoca: Lo straniero, pubblicato un anno prima, aveva suscitato scalpore, il suo saggio filosofico, Il mito di Sisifo, era uscito sei mesi prima. Jean-Paul Sartre lo trovò subito “una personalità molto simpatica”.
La recensione di Camus alla Nausea di Sartre avrebbe fatto storia: i due scrittori dell’assurdo condividevano gli stessi propositi e gli stessi ideali. Albert Camus a proposito de La Nausea disse di sentire quel libro “molto vicino a una parte di me” e di ritenerlo un trattato di filosofia espresso con le immagini.
Dal canto suo Sartre dimostrò di apprezzare Il Mito di Sisifo, di cui riprese spesso alcune citazioni. L’uno apprezzava il pensiero e la facoltà immaginativa dell’altro: una reciproca stima che non conosceva rivalità. Sartre citava volentieri Camus, che a sua volta si rifaceva a Sartre. Le loro voci si rispondevano come un’eco.
2. Eugenio Montale e Italo Calvino
Una singolare amicizia unì anche due dei maggiori letterati del nostro Novecento: Eugenio Montale e Italo Calvino.
Lo scrittore de Le città invisibili definì Montale come “il poeta della mia giovinezza” e dimostrò di conoscere a memoria i versi dell’autore di Ossi di seppia.
Dal canto suo Montale leggeva con entusiasmo le opere di Calvino, di cui scrisse recensioni entusiaste sulle pagine culturali de Il Corriere della Sera. Il poeta ammirava l’efficacia stilistica dello scrittore; e viceversa l’autore delle Lezioni americane definì Montale come il “poeta dell’esattezza”, invitandone alla lettura. Entrambi, a ben vedere, avevano in comune una poetica dell’inappartenenza, ciò che ha fatto di loro dei classici.
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3. Wilkie Collins e Charles Dickens
Forse non tutti sanno che la carriera dello scrittore Wilkie Collins decollò grazie al suo incontro con Charles Dickens. Collins oggi è considerato uno dei padri del genere poliziesco (i suoi romanzi sono stati riediti in Italia da Fazi in una collana esclusiva), mentre Charles Dickens, l’autore di Oliver Twist, non ha certo bisogno di molti preamboli, la sua fama parla da sé.
I due si conobbero durante una presentazione teatrale: il primo aveva 27 anni, il secondo 39. La loro simpatia reciproca sfociò in una collaborazione decennale, testimoniata da un ricco epistolario. I due scrissero anche un libro a quattro mani: Senza uscita, in cui l’humor nero di Collins si combina con l’umanità di Dickens.
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4. Natalia Ginzburg e Elsa Morante
La Morante scrittrice nacque grazie all’editor Natalia Ginzburg, che all’epoca lavorava nella sede torinese della casa editrice Einaudi. Le prime donne dello Strega furono anche amiche geniali, in grado di supportarsi a vicenda nella letteratura e nella vita in una bella storia di solidarietà al femminile.
Nell’inverno del 1948 Elsa Morante inviò a Ginzburg il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio, voleva che lo leggesse lei (e solo lei) e le desse un parere in proposito.
Natalia ricevette così l’imponente dattiloscritto e, va da sé, lo divorò immediatamente, stregata dalla potente scrittura di cui intuì subito “l’importanza e la grandezza”.
Da quella prima corrispondenza letteraria nacque un’amicizia destinata a durare quasi quarant’anni.
5. Lord Byron e Percy Bysshe Shelley
I maggiori poeti del romanticismo inglese, Lord Byron e Percy Bysshe Shelley, si incontrarono a Ginevra, in Svizzera, nell’estate del 1816, e da quel momento ebbe inizio un rapporto complesso fatto di amicizia, ammirazione e scambio intellettuale. Fu in quello stesso periodo, mentre soggiornavano nella villa di Ginevra, che la moglie di Percy, Mary Shelley, concepì il suo capolavoro, Frankenstein, ispiratole come gioco dalla volontà degli amici di raccontarsi “storie di fantasmi” per trascorrere un pomeriggio piovoso. L’amicizia tra i poeti sarebbe proseguita sino alla morte precoce di Shelley, avvenuta in seguito a un tragico naufragio.
Leggenda narra che, a partire da un insenatura nel golfo di Portovenere, alle Cinque Terre, Lord Byron, nuotatore esperto, compì una traversata di oltre otto chilometri per raggiungere l’amico Percy Bysshe Shelley che soggiornava con la moglie nella vicina località di Lerici. Proprio dalla cittadina ligure di Lerici, Percy Bysshe Shelley partì tempo dopo con l’amico Edward E. Williams a bordo della goletta “Ariel” alla volta di Livorno, per fare visita a Byron. Ma i due non arrivarono mai a destinazione.
Oggi quel luogo incantevole delle Cinque Terre, dove il mare è più blu e intenso e si conserva l’eco di un’antica amicizia, è chiamato Golfo dei poeti.
6. Katherine Mansfield e Virginia Woolf
La tradizione letteraria ci ha tramandato la storia della loro rivalità, ma nella realtà le cose andarono diversamente: Katherine Mansfield e Virginia Woolf furono amiche, lo testimonia il recente bellissimo libro di Sara Simone, Nessuna come lei, edito da Neri Pozza.
A lungo la critica ha soffocato la relazione tra Mansfield e Woolf sotto l’etichetta della “rivalità” mostrandocele come nemiche, incapaci di tollerare l’una il talento prodigioso dell’altra. Un rapporto femminile stereotipato e, a ben vedere fortemente inautentico, come dimostra il bel libro di De Simone, frutto di anni di studi e di ricerche. Le lettere scambiate tra le due scrittrici ci rivelano tutt’altro, una storia diversa. Si stimarono e influenzarono reciprocamente e, persino dopo la morte precoce di Mansfieldda tempo malata di tubercolosi, Woolf continuò a sognarla e immaginarla “viva”. In una pagina del suo diario Virginia Woolf avrebbe definito il suo legame con Katherine in questi termini:
Una connessione esclusiva. Una stranissima sensazione d’eco.
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7. James Joyce e Italo Svevo
James Joyce e Italo Svevo si conobbero a Trieste nel 1906, quando Joyce approdò in quella terra mitteleuropea di confine, esule dalla sua Irlanda. La circostanza fu singolare: Svevo si trovò a prendere lezioni di inglese da Joyce presso la “Berlitz School” di Trieste, in quanto gli servivano per le sue attività commerciali. A far sbocciare l’intesa tra i due fu, naturalmente, la comune passione per la letteratura: a entrambi parve incredibile, nella monotonia avvilente del quotidiano, trovare qualcuno con cui discutere di libri. Facendosi coraggio, infine, Italo Svevo avrebbe sottoposto a Joyce le bozze dei suoi primi romanzi, Una vita e Senilità, chiedendogli un parere. Per fortuna l’autore dell’Ulisse lo incoraggiò a continuare e a non soffocare la sua passione letteraria.
Il resoconto più completo di questa amicizia commovente e disinteressata è stato redatto dal traduttore e studioso Enrico Terrinoni nel libro La vita dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale, edito di recente da Bompiani.
Nel suo splendido lavoro di ricerca letteraria, Terrinoni ricostruisce le biografie dei due scrittori in un percorso parallelo che ce ne rivela similitudini e somiglianze magnificate dall’eccezionale incontro di due destini.
Recensione del libro
La vita dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale
di Enrico Terrinoni
8. Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald
L’amicizia tra Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald è narrata nel bellissimo libro Festa mobile (1964), in cui Hemingway narra la sua esperienza di vita parigina. I due si conobbero, infatti, a Parigi in un caffè. Era il 1925: il primo aveva 26 anni, il secondo 29. Ernest annota che Fitzgerald aveva un volto da ragazzo e i capelli ondulati; lo stimava già come scrittore, perché riteneva Il grande Gatsby, il suo ultimo libro, un’opera di grande letteratura. Si ritrovarono a bere sino a ubriacarsi e i loro discorsi non furono propriamente “letterari”, ma licenziosi. All’epoca Hemingway ancora non conosceva i problemi di alcolismo dell’amico, né la problematica moglie di lui, Zelda: nel corso della loro reciproca conoscenza sarebbe venuto a scoprire anche sin troppo, persino i dettagli più intimi e delicati. Ernest, Scott e le reciproche mogli sarebbero anche partiti assieme per un viaggio verso Lione che si rivelò un autentico disastro.
I due scrittori restarono sodali, nonostante avessero visto appieno (e riconosciuto sin troppo analiticamente) i difetti l’uno dell’altro: Fitzgerald conosceva la megalomania di Hemingway; Hemingway la tetra malinconia di Fitzgerald, ma nella buona e nella cattiva sorte non tradirono mai l’amicizia che li legava.
9. Herman Melville e Nathaniel Hawthorne
Giungiamo ai due grandi padri della letteratura americana: Nathaniel Hawthorne, l’autore de La lettera scarlatta, e Herman Melville, autore di Moby Dick. I critici oggi sono concordi nell’affermare che l’amicizia e l’ammirazione nutrite da Melville nei confronti di Hawthorne rappresentano uno dei catalizzatori della sua ispirazione letteraria. Ciò che spinse Melville a scrivere Moby Dick intendendolo come una grande opera filosofica e non come romanzo d’avventura, fu proprio l’influenza di Hawthorne.
I due scrittori si erano conosciuti il 5 agosto 1850 a un incontro letterario nel Berkshires. Hawthorne, già celebrità letteraria, aveva quarantasei anni; mentre Melville ne aveva appena compiuti trentuno e ottenuto un discreto successo con le sue prime pubblicazioni. L’intesa intellettuale fu fortissima - anche se i più maligni oggi vociferano che non solo di questo si trattasse. Una settimana dopo Melville recensì l’ultima raccolta di racconti di Hawthorne in una recensione che pareva una serenata.
Nelle settemila parole apparse sul Literary World, Melville definiva Nathaniel Hawthorne in questi termini:
Un uomo di natura profonda e nobile mi ha catturato in questa solitudine...
Seguirono una fitta corrispondenza epistolare e frequenti visite reciproche. I loro incontri, consumati tra brandy e sigari, davano luogo a interminabili conversazioni intellettuali. I due parlavano, come racconta lo stesso Hawthorne nel suo diario:
Tempo ed eternità, di cose di questo mondo e dell’altro, di libri, di editori e di tutte le questioni possibili e impossibili
L’affetto incontrastato di Herman Melville nei confronti dell’amico fu magnificato dal suo capolavoro, Moby Dick, dedicato proprio a Nathaniel Hawthorne, “in ammirazione del suo genio”, come riporta il frontespizio:
In Token of My Admiration for his Genius, This Book is Inscribed to Nathanial Hawthorne
Peccato che la dedica non portò fortuna a Moby Dick, che fu stroncato dalla critica del tempo. Una sequela di recensioni negative portarono l’imponente romanzo di Melville nell’oscurità letteraria, non meritata. Non si sa di preciso se questo causò anche l’allontanamento tra i due scrittori, ma a un certo punto Hawthorne respinse le attenzioni di Melville, nonostante Herman gli fu fedele fino alla fine, dedicandogli anche un’ultima poesia, dal titolo Monody, scritta poco prima di morire.
10. J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis
Concludiamo con i due padri della letteratura fantastica: J.R.R. Tolkien, l’autore de Il signore degli anelli, e C.S. Lewis, l’ideatore de Le cronache di Narnia. Un’amicizia così formidabile da creare un genere letterario. I due infatti si conobbero giovanissimi, quando studiavano all’università di Oxford durante una riunione del Merton College.
Tra una lezione e l’altra scoprirono di avere una passione in comune: a entrambi piaceva inscrivere il mito classico nelle parabole della letteratura cristiana, creando così una nuova e moderna tipologia di racconto. Era il principio della letteratura fantasy, ma i due creativi e geniali studenti di Oxford certo non potevano saperlo. Ad accomunare i due amici era anche una comune esperienza di vita: entrambi avevano combattuto come soldati nella Prima guerra mondiale, prima di tornare alla carriera accademica. Si iscrissero entrambi, Tolkien e Lewis, a un gruppo di studio sull’Antico Norreno.
Le riunioni del gruppo prevedevano che i membri, di volta in volta, leggessero i loro componimenti inediti. Lewis fu il primo fan di Tolkien e il suo ruolo si sarebbe rivelato determinante, in seguito, quando lo scrittore conobbe una fase di stallo e, minacciato da dubbi sul proprio talento, rischiò di non continuare il suo capolavoro, Il signore degli anelli. La curiosità di C.S. Lewis, che voleva sapere come sarebbe proseguita la storia, lo incoraggiò a continuare. Il sostegno, tuttavia, non fu reciproco: a poco a poco l’amicizia si sfaldò. C.S. Lewis non presentò mai le sue Cronache di Narnia al gruppo per una discussione temendo che Tolkien le avrebbe giudicate banali. L’amico, in realtà, avrebbe fatto di peggio: anziché elogiare il successo di Lewis, che tra il 1948 e il 1951 fu uno scrittore molto prolifico, alimentò il sospetto che Lewis avesse preso in prestito alcune delle sue idee e le avesse inserite nelle Cronache di Narnia senza il dovuto riconoscimento.
In seguito a questi screzi, uniti a reciproche incomprensioni, si allontanarono; pare che, ad alimentare la distanza tra i due, fu anche l’arrivo nel gruppo oxfordiano di Charles Willams, con cui Tolkien trovò maggiore affinità intellettuale e che, ben presto, sostituì Lewis nel ruolo di “migliore amico” dello scrittore.
Neanche le amicizie, oltre che gli amori, sono per sempre; tuttavia spesso lasciano tracce ispirazionali durature, dopotutto ci sono incontri che cambiano la vita, ce lo insegna la letteratura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le più famose (e inattese) amicizie tra scrittori
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