Le revenant è una poesia di Eugenio Montale pubblicata in Satura (1971). Cosa vuol dire revenant?
Cosa intende il poeta? Scopriamo testo, commento e analisi della poesia.
“Le revenant”: testo
.......................................
quattro sillabe, il nome di un ignoto
da te mai più incontrato e senza dubbio morto.
Certamente un pittore; t’ha fatto anche la corte,
lo ammettevi, ma appena: era timido.
Se n’è parlato tra noi molti anni orsono; poi tu
non c’eri più e ne ho scordato il nome.
Ed ecco una rivista clandestina con volti
e pitture di artisti ‘stroncati in boccio’
ai primi del 900. E c’è un suo quadro
orrendo, ma chi può dirlo? domani sarà un capodopera.
Sei stata forse la sua Clizia senza
saperlo. La notizia non mi rallegra.
Mi chiedo perché i fili di due rocchetti
si sono tanto imbrogliati; e se non sia quel fantasma
l’autentico smarrito e il suo facsimile io.
“Le revenant”: analisi della poesia
15 versi, alcuni endecasillabi e altri doppi settenari, non rimati tra loro costituiscono un capolavoro.
Prima di tutto non dimentichiamoci dei puntini di sospensione, come un omissis e poi la poesia che è un dialogo già iniziato.
Due parole sul titolo: revenant è chi torna, ma è anche un fantasma, forse qui è un fantasma che ritorna. Se il pittore ignoto è già morto, la stessa moglie (soprannominata la Mosca) a cui si rivolge è morta, Clizia, al secolo Irma Brandeis, musa di Montale, morirà nel 1990, ma anch’essa è ormai ridotta a puro fantasma della mente.
Diversi sono gli enjambement. I versi sono colloquiali, discorsivi. Il poeta si riferisce alla moglie morta; non racconta una vicenda per intero né esprime un sentimento, ma racconta brevemente un aneddoto, apparentemente insignificante che poi alla fine sarà pregnante e acquisirà un senso profondo.
Non c’è alcuna descrizione dei personaggi, ma solo la scarna narrazione di un fatto. I primi sei versi sono tutti rivolti al passato, però poi all’improvviso abbiamo un tuffo nel presente con "Ed ecco una rivista clandestina". Quindi l’espressione "La notizia non mi rallegra", che inizialmente potrebbe intendersi come un moto di gelosia di Montale, potrebbe avere un’accezione diversa: potrebbe riferirsi al dubbio esistenziale degli ultimi tre versi (ci si ricordi che lo stesso poeta scriveva che non era certo di esistere e metteva perciò in dubbio quale fosse la vera esistenza).
Autenticità e incompiutezza: due poli interpretativi della poesia
Tutto si gioca sul discrimine assenza/presenza, fino alla chiusa in cui avviene un rovesciamento di prospettiva perché il pittore ignoto potrebbe essere autentico anche se smarrito e il poeta invece un suo facsimile.
Chi sono gli autentici? Coloro che sono al di qua o chi ha già varcato la soglia ed è nell’aldilà (ammesso che esista)? In fondo Montale non si pronuncia, dato che definisce il pittore "smarrito" (perduto dal mondo, dalla vita o forse solo dai viventi che non riescono a carpire l’invisibile).
Ma esiste un’altra chiave di lettura. Se da un lato i personaggi sono presenti nella memoria ma assenti nella vita, allo stesso tempo in questa poesia domina l’inespresso, l’incompiuto, ciò che poteva essere e non è stato. Il pittore non si è realizzato, non ha raggiunto la fama, è stato stroncato sul nascere, anche se non si sa mai con la gloria postuma, non c’è certezza assoluta e in futuro potrebbe passare alla storia.
Ma l’incompiuto si registra anche sul piano sentimentale, perché il pittore potrebbe aver idealizzato la Mosca (magari essere stato rifiutato oppure essere stato amato e dimenticato dalla Mosca, che potrebbe essere stata bugiarda o reticente con il poeta), proprio come Montale ha fatto con Clizia.
A sua volta l’amore con Clizia è finito e il poeta per un breve periodo di tempo ha vissuto due storie d’amore parallele con la sua musa e con la “Mosca”.
Il ruolo della memoria in Montale
In realtà solo per convenienza e/o per metrica scrive che i fili di due rocchetti si sono tanto imbrogliati. In realtà i rocchetti erano quattro, proprio come i personaggi di questa poesia. Infine un’altra cosa: Montale testimonia che amare significa condividere la memoria e se manca la dolce metà viene meno qualche ricordo condiviso (tanto è vero che dopo la scomparsa della moglie il poeta dimentica il nome del pittore).
Il poeta ha lo sguardo tutto rivolto al passato. Il pittore e sua moglie non esistono più. Clizia è viva ma al di là dell’oceano, ormai lontanissima e non vuole sapere più niente di lui, addirittura rifiuta un suo libro. La poesia in questo caso è, per dirla alla Winnicott, un oggetto transizionale, che fa da tramite, permette di ricordare persone che non ci sono più, riesce a farle rappresentare mentalmente, le rievoca.
Montale comunque non si risparmia nelle sue poesie della sua maturità, concise ed epigrammatiche. Vaglia sempre ogni possibile ipotesi, fa ogni tipo di congettura, esplora ogni ambito del possibile, non lascia quasi niente al non detto. Allo stesso modo però non è mai prolisso, non accumula mai, non dice mai troppo, non abbonda. Anzi è tutto teso all’essenziale, non moltiplica gli enti inutilmente, ma va al nocciolo della questione, coglie in pieno ogni problematica della vita, mira e fa sempre centro con le sue parole, sempre adoperate con parsimonia e oculatezza.
Ma chi era veramente Montale? Per utilizzare i suoi stessi termini poetici, era uno che sapeva riconoscere delle “divinità in incognito” (proprio dal titolo di una sua lirica) ed era tra Gli uomini che si voltano (anche qui si tratta del titolo di un altro suo componimento). Era un uomo che sapeva riconoscere la grandezza, l’importanza di qualche istante, che i francesi chiamano “decisivo”, e noi italiani invece chiamiamo “momento topico”. E allora resta qualcosa?
Per rispondere con lo stesso Montale nella poesia 13 di Xenia 2:
...Eppure resta/ che qualcosa è accaduto, forse un niente/ che è tutto.
leggi anche
Le poesie più belle di Eugenio Montale
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le revenant: testo, analisi e commento della poesia di Montale
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura Eugenio Montale
Lascia il tuo commento