Le vedove di Malabar Hill
- Autore: Sujata Massey
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
"Le vedove di Malabar Hill" (Neri Pozza) rappresenta il felice debutto di una serie ambientata nella Bombay degli anni Venti e ideata da Sujata Massey, scrittrice nata in Inghilterra da madre tedesca e padre indiano, ma statunitense d’adozione.
Dopo diversi romanzi che compongono un’altra serie di successo, che ha come protagonista Rei Shimura, un’insegnante di inglese a Tokyo, l’autrice sposta la sua attenzione sull’India del 1921 per dare vita ad un’interessante combinazione di mistero, narrativa storica e precisa descrizione dell’ambiente multiculturale della Bombay dell’epoca.
La protagonista è Perveen Mistry, una giovane donna coraggiosa e con un passato piuttosto tormentato. Nonostante i molti pregiudizi, è diventata una delle prime donne avvocato in India: dopo aver portato a termine gli studi ad Oxford, lavora infatti presso lo studio legale del padre. Pur non potendo esercitare la professione in tribunale, si troverà coinvolta in un caso di omicidio di difficile soluzione: per le circostanze in cui è avvenuto, la sua posizione e l’essere donna fanno di lei l’unica persona che può indagare sul crimine commesso.
Lo studio del padre, Mistry Law, è stato incaricato di far eseguire le ultime volontà di Omar Farid, un ricco musulmano, proprietario di un cotonificio: dopo la morte ha lasciato tre vedove che ora convivono con i figli nella proprietà di Malabar Hill.
Mentre controlla i documenti, Parveen non solo si rende conto che le donne vivono in totale isolamento, secondo la purdah, la pratica di segregazione che impedisce qualsiasi loro contatto con gli uomini, ma che qualcuno le sta manipolando a loro svantaggio: la richiesta, arrivata tramite Mister Mukri, l’amministratore ed esecutore testamentario della famiglia, esprime la volontà delle tre vedove di rinunciare a ciò che spetta loro in favore del warf di famiglia. Le donne mussulmane, infatti ricevono dalla famiglia dello sposo una speciale dote in due parti: il primo dono simboleggia il benvenuto della famiglia alla sposa; la seconda parte, assegnata in caso di divorzio o di morte, costituisce la promessa di un trattamento equo per il resto della vita.
I sospetti di Parveen sono dovuti al fatto che tutte e tre le donne vogliono apportare una modifica che va contro i loro interessi, visto che così facendo rinuncerebbero ai loro unici beni di proprietà a favore di un fondo di beneficenza, la cui destinazione è stata cambiata da poco. Ultimo dettaglio non trascurabile, due delle tre firme sono identiche e la terza è una X.
E quando Mister Mukri viene assassinato all’interno di Malabar Hill, è naturale che ad essere sospettate siano le tre donne; poiché Perveen è l’unica avvocatessa disponibile a svolgere gli interrogatori, l’indagine è praticamente nelle sue mani: fra le vedove c’è forse una colpevole che nasconde segreti inconfessabili, ma potrebbero invece essere tutte in pericolo.
Mentre approfondisce ulteriormente la conoscenza del loro stile di vita, la giovane si trova coinvolta nella vicenda non solo professionalmente, ma anche in modo diretto e personale, dato che alcuni aspetti del loro isolamento si sovrappongono ad esperienze dolorose del suo passato.
È così che la trama del romanzo si sposta dal 1921 al 1916, quando Perveen si innamora e sposa Cyrus Sodawalla, un giovane di Calcutta. La consuetudine vuole che la ragazza lasci la sua famiglia, per vivere con il marito e con i suoceri: si tratta, nel suo caso, di un ambiente chiuso e ortodosso, molto diverso dalla casa dove è cresciuta. Lì, sarà costretta a sopportare privazioni e umiliazioni, come donna e come moglie.
Queste due narrazioni parallele permettono di scoprire non solo chi ha commesso l’assassinio a Malabar Hill, ma anche quale trauma ha subito Parveen: un vissuto che rende la sua lotta per i diritti legali delle donne particolarmente sentita.
Nonostante l’età – 23 anni –, le limitazioni dovute al suo essere donna e le differenze culturali e religiose, grazie ad un atteggiamento professionale determinato e, nello stesso tempo, comprensivo, Parveen ottiene la fiducia delle vedove e riesce, non senza correre qualche rischio, a scoprire il colpevole.
Oltre ad essere ispirato alle prime donne che in India hanno potuto frequentare legge ed esercitare la professione, Mithan Jamshed Lam e Cornelia Sorabji, "Le vedove di Malabar Hill" riproduce in modo fedele e particolareggiato gli ambienti più tipici di Bombay – monumenti, palazzi, residenze, il porto, la spiaggia… –, una città che allora ospitava una molteplicità di culture, classi, tradizioni e lingue. Emerge la grande diversità di credenze e di pratiche religiose fra le diverse minoranze di musulmani, sikh, buddisti, jainisti e parsi, come fra Bombay e Calcutta, due città molto distanti non solo fisicamente. Vengono infine descritti alcuni aspetti del colonialismo britannico, qui rappresentato anche dalla famiglia della migliore amica di Parveen, Alice Hobson-Jones, che, oltre ad essere coinvolta nelle indagini, avrà un ruolo attivo anche nelle prossime avventure.
Tutti i dettagli che riguardano il cibo, la moda, l’architettura, le convenzioni sociali, lungi dall’appesantire la narrazione, contribuiscono ad aggiungere elementi alla vicenda, a delineare il carattere e le esperienze della protagonista e a confermare l’abilità dell’autrice nel fissare abilmente la trama alla realtà storica e, con essa, ai cambiamenti che le sfide di ogni tempo richiedono.
Le vedove di Malabar Hill: Le inchieste di Perveen Mistry
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