Uno ha la faccia da indio e scrive da dio, l’altro da impenitente e quanto a scrittura a mio modesto parere gli è sotto di diverse spanne, ma è l’artefice dello slittamento di senso del termine “cantautore”: dopo di lui niente più impegno nella canzone che conta, vuoi mettere?
L’indio è di Correggio e non ha mai confuso i suoi sogni di rock and roll con i classici drug and sex, piuttosto con lambrusco & popcorn. L’altro è nato in un avamposto rock chiamato Zocca (l’Emilia Romagna è una terra fertilissima di song writer) e coi sui vizi ci riempi un dizionario: dalla A di amore (vabbè qualcosa che gli somiglia in qualche modo) alla M di medicine (che fa rima con anfetamine e, perché no, anche con aspirine e bollicine... chi ha da capire capisca).
Ligabue è malinconico, esistenzialista al punto giusto di cottura, l’epigono più interessante del post-cantautorato; Vasco un nichilista recidivo, bon vivant e capopopolo colato, e siano intesi come complimenti.
Se fossimo in un romanzo di Guareschi, Luciano Ligabue - detto Liga - sarebbe l’acqua santa (oggi poi che ha perfino sfoltito la chioma) e Vasco Rossi - Blasco per i fan - il diavolo, come tutti i diavoli non così brutto come lo si dipinge, ma con un fascino tutto suo. La sola cosa che hanno in comune Liga e Blasco è che entrambi sono adusi al sold out negli stadi dove vanno a suonare e dunque, giocoforza, sono facce opposte dello star system all’italiana: se la stampa alimenta (“specchio, specchio delle mie brame chi è il più rocker del reame”?) i due ci cascano in pieno e battibeccano su Twitter nemmeno fosse un duello all’arma bianca.
Non credo amino troppo trovarsi fianco a fianco in un articolo di giornale, ma il pretesto mi è dato da due libri dello stesso autore (Sergio d’Alesio) usciti nella stessa collana (“In cento pagine”), a stretto giro di ruota per l’editrice Aereostella:
- “Sulle orme del Blasco. Vasco Rossi in 100 pagine”,
- “Liga dalla parte del rock. Luciano Ligabue in 100 pagine”.
Due libri che sanno quello che fanno e che a Vasco e a Liga fanno dunque le pulci, tra storie di vita e altre cantate disco per disco, soprattutto in funzione degli ultras, con tutta probabilità a conoscenza di buona parte dei fatti raccontati ma ugualmente felici di trovarseli riassunti davanti ai loro occhi, in stile piano & appetibile (sennò che fan sarebbero?). A maggior ragione se i volumetti risultano di bella forgia e costano all’incirca quanto un tascabile: 12 euro cadauno. Personalmente ho apprezzato di più quello su Ligabue (diverse dichiarazioni del Nostro), ma forse è perché lo preferisco a Vasco.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ligabue e Vasco Rossi in 100 pagine: i nuovi libri di Sergio d’Alesio
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