Sicuri di conoscere davvero lo Stilnovo? La sua portata innovativa? La sua presenza fino alla contemporaneità? Vediamo insieme il significato di una definizione leggendaria.
Dolce Stil Novo: la definizione
Il termine Stilnovo compare nel XXIV canto del Purgatorio, nell’incontro tra Dante e Bonagiunta Orbicciani nella cornice dei golosi:
«O frate, issa vegg’io», diss’elli, «il nodo
che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!»
Questa espressione non indica una scuola, ma una tendenza, un comune sentire poetico e intellettuale che si afferma a Firenze tra il 1280 e il 1310.
Perché lo Stilnovo è dolce?
L’aggettivo dolce, che Dante usa spesso, in questo caso ha un significato tecnico e riguarda lo stile: piano, melodioso, musicale, con moderato uso di figure retoriche, e una costruzione sintattica lineare. Insomma un trobar leu, opposto al trobar clus di Guittone d’Arezzo. Affatto facile, però, come prova il sonetto dantesco altrettanto leggendario Tanto gentile e tanto onesta pare, almeno per il lettore di oggi, poco avvezzo a contestualizzare nel medioevo un lessico ad alta frequenza. Perché gentile, onesta, pare, saluta, donna mia e miracol non significano proprio quello che sembra!
Perché il Dolce Stilnovo è novo?
L’aggettivo novo va letto in duplice prospettiva:
- implica consapevolezza da parte dei cosiddetti stilnovisti del loro distacco dalla tradizione;
- precisa l’innovazione tematica dell’amore e non l’introduzione di motivi nuovi, perché di innovazione si tratta.
Quali sono i principali rappresentanti del Dolce Stilnovo?
Tra i rappresentanti dello Stilnovo, il bolognese Guido Guinizzelli ne anticipa temi e stile, vuoi come iniziatore vuoi come precursore.
Lo stesso fanno Dante della Vita Nuova, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfano, Guido Frescobaldi e Cino da Pistoia.
Dunque lo Stilnovo ha origine a Bologna e si impone a Firenze, che all’epoca comincia ad affermare la propria egemonia politica e culturale in Toscana.
Un denominatore comune: l’estrazione borghese. Dai dati biografici in nostro possesso, a volte ridotti all’osso o molto incerti, è possibile cristallizzare la classe sociale dei poeti. Ecco la prima sorpresa: gli stilnovisti provengono dal ceto emergente della borghesia urbana. Lo stesso cui Boccaccio indirizza il Decameròn circa cinquant’anni più tardi. Il fatto di non appartenere alla nobiltà feudale determina l’innovazione tematica che ho anticipato. Esaminiamoli singolarmente.
- Guinizzelli: giudice bolognese, ghibellino;
- Cavalcanti: guelfo bianco, ricopre cariche pubbliche a Firenze;
- Lapo Gianni: probabilmente notaio;
- Gianni Alfano: due le identificazioni o come mercante o come gonfaloniere di giustizia;
- Guido Frescobaldi: figlio di un banchiere;
- Cino da Pistoia, guelfo nero, è un giurista;
- Dante: la sua posizione sociale è nota.
Il tema dell’amore nel Dolce Stil Novo
Salta all’occhio che tutti, pur impegnati politicamente e su fronti opposti, scelgono di non trattare argomenti di attualità in favore dell’Amore, unico oggetto del poetare. Si tratta di un amore “novo”, che non è di tipo cortese o la fin’amor come devozione assoluta, spesso dalla carica erotica omessa nei manuali scolastici.
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È un amore contemplativo. Ne conseguono alcune peculiarità:
- è un mezzo di ascesi spirituale perché, osserva il Ferroni, scopo dell’amore è “la continua tensione verso un valore inafferrabile”;
- l’attenzione di chi scrive si concentra sulla fenomenologia, ossia sugli effetti positivi che Amore produce nell’uomo. Non su tutti, è bene anticiparlo;
- è sublimazione della donna, da intendere come intermediaria tra cielo e terra. Nobilita l’uomo, svolge una funzione salvifica e lo avvicina al divino. Sgombriamo il campo da un luogo comune. La donna non è un angelo, ha d’angel sembianza. Sarà Dante a trasformarla in un’entità sovrannaturale nella Commedia con Beatrice. La donna angelo celebra anche la distanza dell’oggetto dell’amore. Non ci avete mai pensato? La stessa del Petrarca. Un visiting angel secondo l’intensa rivisitazione di Montale in Ti libero la fronte dai ghiaccioli, mottetto composto nel 1940:
“Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l’alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.
Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole
freddoloso; e l’alte ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui”.
La creatura femminile montaliana, che suscita un istintivo sentimento protettivo, sembra apportatrice di salvezza.
Ma tornando alle peculiarità dello Stilnovo:
- l’adorazione della donna si traduce nella sua lode.
- la salvezza giunge attraverso il saluto, usato nell’accezione latina. Una concezione meritocratica dell’amore?
- Non tutti gli uomini possono aspirare a questo privilegio. Solo chi possiede nobiltà d’animo e cuore gentile. Un motivo, questo, ampiamente argomentato nella canzone Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizzelli, secondo le coordinate mentali del medioevo. Ecco la seconda sorpresa. Gli stilnovisti individuano nella loro sensibilità intellettuale non solo un fattore identitario, ma le radici di un prestigio sociale autonomo dalla nobiltà di sangue.
- cosa intendono per cuore gentile? La nobiltà d’animo e non quella di sangue. Proposte interpretative Sfioro questo mare magnum. Mi limito a evidenziare, sulla scia della critica più autorevole, lo scenario in cui lo Stilnovo matura. Uno scenario in cui scendono in campo nuovi attori e dinamiche. Il Comune, manifestazione politica di un’esigenza comunitaria che si esprime anche nel nuovo monachesimo e nelle università. L’ascesa della borghesia imprenditoriale. La Chiesa, la cui autorità impone modelli di comportamento estranei all’amor cortese, teorizzato da Andrea Cappellano. In fondo lo Stilnovismo propone un amore ricristianizzato. In congedo desidero sottolineare la forza simbolica della donna angelo per i miti poetici che ha generato. Nell’Orlando furioso come si chiama la donzella pagana di cui si innamorano paladini cristiani e non? Angelica, irraggiungibile per definizione. Tanto che scompare letteralmente dalle ottave del poema… quando si accasa con Medoro. Del visiting angel montaliano abbiamo già parlato. Profondamente umana e poco nota la rilettura degli stilnovisti attuata da Giorgio Caproni. Questi rievoca con modalità cavalcantiane, mentre passa per la via, una sartina di Livorno di nome Annina. Ecco l’ultima sorpresa. Annina è la madre giovane di cui il poeta inventa il ricordo, bellissimo, di folgorante semplicità.
La gente se l’additava, G. Caproni
Non c’era in tutta Livorno
un’altra di lei più brava
in bianco, o in orlo a giorno.
La gente se l’additava
vedendola, e se si voltava
anche lei a salutare,
il petto le si gonfiava
timido, e le si riabbassava,
quieto nel suo tumultuare
come il sospiro del mare.
Era una personcina schietta
e un poco fiera (un poco
magra), ma dolce e viva
nei suoi slanci; e priva
com’era di vanagloria
ma non di puntiglio, andava
per la maggiore a Livornocome vorrei che intorno
andassi tu, canzonetta:
che sembri scritta per gioco,
e lo sei piangendo: e con fuoco.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lo Stilnovo: definizione, caratteristiche, cosa sapere
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