Lo Zibaldone (o Zibaldone di pensieri) è di fatto un diario personale scritto da Giacomo Leopardi tra il 1817 e il 1832. Pensato come luogo di riflessione intellettuale privata, è fondamentale per comprendere il pensiero leopardiano e indagare gli spunti che hanno portato alla composizione delle opere del poeta.
Rimasto all’amico Antonio Ranieri alla morte di Leopardi, lo Zibaldone è stato per più di cinquant’anni confinato in un baule insieme ad altri manoscritti e, dopo un processo per stabilirne la paternità, solo tra il 1898 e il 1900 è stato stampato per la prima volta, in un’edizione curata da Giosuè Carducci. Il manoscritto è oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Di cosa parla? Com’è strutturato? Ecco contenuto e analisi.
Titolo
La parola zibaldone, già attestata come titolo di alcune raccolte disordinate di pensieri e testi, sembra fare riferimento allo zabaione (incrociato con il romagnolo zibanda) e dunque a un amalgama montato di ingredienti diversi tra loro. Non a caso, il termine veniva impiegato anche per indicare un mucchio caotico di persone o, in senso dispregiativo, un discorso raffazzonato, totalmente privo di un filo logico.
Nello specifico leopardiano, il titolo ha una valenza tanto formale quanto contenutistica: allude alla varietà disordinata dei temi e al carattere provvisorio e frammentario della scrittura.
Contenuto e analisi
Le 4526 pagine rigorosamente datate (fatta eccezione per il primo centinaio) non sono state scritte con regolarità: ci sono anni in cui Leopardi annota quasi duemila pagine, altri periodi in cui nel giro di tre anni scrive solo tre pagine. Trattandosi di fatto di uno sterminato diario intellettuale privato, lo Zibaldone è un’opera varia, ricca di annotazioni e pensieri di diversa misura, dai più secchi ai più articolati, dai più precari e irrequieti ai più definiti ed elaborati. Gli scritti in esso contenuti sono caratterizzati da una dimensione di non-finito, tanto per quanto riguarda la macrostruttura dell’opera (si tratta di appunti disorganici), quanto per quanto riguarda la microstruttura (sono presenti numerose abbreviazioni). Tuttavia, si tratta di elementi di importanza fondamentale, perché costituiscono le basi del pensiero leopardiano e gli spunti di buona parte delle opere dell’autore (soprattutto per i Canti, le Operette morali e i Pensieri), riflessioni su argomenti già trattati, o ancora commenti su letture, incontri ed esperienze.
Nel presentarsi come un laboratorio disordinato, lo Zibaldone consente di individuare non solo quelli che sono i fulcri della riflessione filosofica di Giacomo Leopardi, ma evidenziano anche il modo di procedere delle sue speculazioni, in un moto che a ondate insiste, ritorna, riflette su temi già affrontati e di nuovo problematicizzati.
I temi trattati, riassunti in un indice tematico dallo stesso Leopardi, vanno dalla religione cristiana al dolore, dal suicidio all’immaginazione, dal rapporto tra natura e illusioni della ragione alle riflessioni sul funzionamento del linguaggio, dal rapporto tra antico e moderno al ruolo del ricordo e della memoria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lo Zibaldone di Giacomo Leopardi: contenuto e analisi
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