Lo spirituale nell’arte
- Autore: Wassily Kandinsky
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
Nel 1911 Wassily Kandinsky scrive il suo saggio più famoso, Lo spirituale nell’arte, destinato a diventare quasi il manifesto dell’arte astratta. Il libro viene continuamente ristampato, in Italia dell’editore SE (2005, p. 136), a cura di Elena Pontiggia, che aggiunge un’attenta postfazione critica. Il testo è corredato da tavole riproducenti varie opere del pittore geniale, purtroppo in b/n, che non rendono la bellezza e il messaggio del Nostro. In appendice, dopo i dati biografici, troviamo anche un interessante book fotografico che tanto dice su Kandinsky, ritratto in primo piano ma anche in gruppo con amici, insieme alla moglie, al figlio Volodia, la madre e con l’amato gatto, che lui fissa con una specialissima tenerezza e un sorriso di complicità. Il gatto è l’animale totem guardiano della soglia dell’Oltre, fa parte quindi di quell’elemento spirituale individuato nell’arte con tanta volontà partecipativa.
Non è possibile disgiungere questo libretto denso di intuizioni, diviso in capitoli brevi e illuminanti, dalla temperie culturale degli anni che precedettero la sua stesura. Nel 1907 Kandinsky aveva partecipato al Convegno mondiale di Teosofia, presieduto da Rudolf Steiner, il filosofo che si occupò ampiamente di arte e alle cui idee e visioni legate al mondo invisibile Kandinsky aveva dato il suo assenso convinto. A ciò bisogna aggiungere che, nell’ambito della letteratura teosofica, esisteva un saggio scritto a quattro mani da due eminenti teosofi, Charles Leadbeater e Annie Besant, intitolato Le Forme-Pensiero in cui i due chiaroveggenti sostengono che i pensieri sono cose reali, visibili sul "piano astrale" (quarta dimensione), hanno forma e colore, suono, sono impregnati di sentimento, proprio come la realtà materiale di cui facciamo esperienza nel quotidiano. Anzi è quella la realtà originaria. Kandinsky non era digiuno di tali teorie, tutt’altro esse stanno alla base della sua concezione della vita e dell’arte. Spirituale significa espressamente quel mondo immateriale interiore di pensiero e di sogno:
"[...] ogni forma ha un contenuto interiore. La forma dunque è l’espressione del contenuto interiore. [...] È chiaro che l’armonia delle forme è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima.
Abbiamo definito questo principio: il principio della necessità interiore."
La "necessità interiore" dell’artista sta nello sganciarsi dal materialismo:
"La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo, e racchiude in sé i germi di quella disperazione che nasce dalla mancanza di una fede, di uno scopo, di una meta. [...] intravede solo una debole luce, come un punto in un immenso cerchio nero.
[...]La bellezza esteriore è una componente dell’atmosfera spirituale."
Lo spirituale comunque è un’astrazione rispetto al visibile. Lo sapeva Montale nel suo "svanire" di fronte alla luce dei girasoli. Il processo pittorico astratto consiste nel cogliere gli "effetti", gli influssi degli oggetti. Effetti che, con Aristotele, potremmo definire "causa finale", la finalità per Kandinsky o "necessità interiore", lo scopo:
"[...] l’effetto del colore, l’effetto della forma e l’effetto dell’oggetto, preso indipendentemente da colore e forma".
Ciò è valido sia in pittura che in musica.
Il Maestro dà la sua teoria del colore, nella quale un colore e una forma corrispondono a un contenuto psichico-spirituale e anche, straordinariamente, alle fasi della vita, dalla nascita alla morte. Il triangolo per esempio è simbolo dello spirito, come tradizionalmente si è sempre sostenuto.
Chi volesse studiare pittura, ma anche psicologia dal punto di vista teosofico ed antroposofico, troverà qui elementi base per le meditazioni e per l’ascolto interiore, in modo da accedere al piano creativo dell’artista. Quest’ultimo è definito da Kandinsky Sacerdote della bellezza, bellezza dell’anima.
L’astrattismo si rivela essere una necessità insita nello sviluppo dell’anima e affine allo sviluppo concomitante dell’arte:
"La vita spirituale, di cui l’arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. È il movimento della conoscenza. Può assumere varie forme, ma conserva sempre lo stesso significato interiore, lo stesso fine".
Elena Pontiggia afferma che oggi non si può più credere nel "progresso" intravisto da Kandinsky, ma ciò è una sua opinione. Chi si dedica a una qualunque forma d’arte, sia attraverso la parola che per mezzo delle arti visive o la musica, sente con certezza la verità del suo stesso progresso e affinamento, in vista di una conoscenza metafisica "faccia a faccia", che avverrà nel dies natalis, come la nostra teologia definisce il giorno del trapasso.
Un’ultima citazione chiarisce il rapporto che intercorre tra interiorità e forma esteriore per Kandinsky:
"L’artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto".
È una tesi che nulla ha a che fare con lo Strutturalismo, che indaga la forma in modo maniacale.
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