Louise. Canzone senza pause
- Autore: Eliana Bouchard
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Anno di pubblicazione: 2007
"Coltivavo rose di quello stesso colore e presi a considerarle il fiore della maturità, perché soltanto la pazienza e l’esperienza sono in grado di badare alle pretese di questa pianta difficile"
Così fa la Bouchard: rinuncia alle rose tanto di moda negli squallidi giardini pettinati e geometrici che oramai vanno per la maggiore e sceglie di occuparsi di una rosa antica, profumata e complicata dotata di sarmenti che se non addomesticati con una potatura sapiente, per favorirne la fioritura, in breve la consumano facendola prostrare a terra.
Il brutto muro da coprire con questa rosa francese è la storia dell’Europa dilaniata da decenni di guerre, a partire dalla riforma di Martin Lutero del 1517. Se ne contano otto, tra le quali la guerra dei trent’anni, che va dal 1618 al 1648, è forse quella che si ricorda meglio perché a scuola ci è stata inflitta la pena di memorizzarne i dettagli nel sonnolento svolgersi di barbose lezioni di storia. Fra i tanti, l’eccidio della notte di San Bartolomeo è uno degli atti più truci.
"La forza trionfava sulla ragione, lo annunciavano le campane, fiere della parentela che le legava ai cannoni, figlie della stessa materia", una notte di sangue a Parigi durante la quale il padre il marito e molti amici e parenti di Louise de Coligny muoiono assassinati.
"Louise. Canzone senza pause", romanzo d’esordio di Eliana Bouchard, terzo al Premio Campiello del 2008, narra le vicissitudini di Louise de Coligny, ugonotta scampata alla strage della notte di San Bartolomeo del 24 agosto 1572. Rifugiatasi in Montargis presso il castello di Renata di Francia, da lì si muoverà per mezza Europa in fuga dalla furia assassina "di chi si sentiva investito da Dio, nel rendersi arbitro dell’esistenza altrui", per giungere nel 1583 ad Anversa dove sposa Guglielmo d’Orange detto Il Taciturno. L’iniziato giardiniere, in questo giardino popolato di fatti e personaggi, è Eliana Bouchard, a mio parere bravissima a farci apprezzare il genere del romanzo storico, maestra di pura scrittura femminile.
Si narra delle radici della nostra Europa dalla quale siamo ancora molto lontani, anche perché in Italia vige ancora una religione di stato.
Si tratta di un romanzo storico e la storia struttura il racconto, dando asilo alla voce di Louise intonata dalla Bouchard. E’ l’impalcatura storica, forse, il limite da superare nella lettura: impossibile nascondere un muro così grande, che l’autrice usa per far arrampicare la sua splendida storia, e la rosa francese la ricambia con una profusione di fiori.
"Il duca faceva parte di quella categoria di persone incapaci di osservare il mondo senza vedere se stessi, lì in primo piano, a dare significato all’insieme e, così come lui, tanti piccoli uomini affollavano i crocevia della storia".
Nel silenzio del ricordo che Louise fa dei tanti avvenimenti che hanno segnato la sua esistenza affiorano le intuizioni e con loro le premonizioni del suo spirito, così come la loro mancanza. Fra i ricordi del vissuto e la nostalgia, nella donna si mischiano azioni e reazioni a fatti tragici e violenti, ai quali non concede mai la vittoria dell’odio.
Nel romanzo ritroviamo la purezza femminile di accettare e di rimanere: Louise non permette alla dottrina ufficiale, che vedeva nella nuova religione un avversario da estirpare, di imprigionarla dentro a nessun destino. In mezzo si inserisce l’autrice che fa proprie le istanze di Louise e da questo sodalizio ne esce una storia unica, la cui lettura esige attenzione, offrendoci in cambio momenti di pura poesia.
La narrazione alla quale ormai siamo abituati è quella veloce che rapisce e martella di immagini, a volte cerchiamo non un libro da leggere ma un film, in questo romanzo nonostante gli accadimenti siano tanti e pure straordinari, l’autrice ci preserva dal polpettone romantico, rallenta il ritmo e offre al lettore una storia scevra della bestialità che agitò quel periodo storico evocato dalla Bouchard.
In fondo al libro una tabella cronologica dei fatti che ospitarono la lunga esistenza di Louise de Coligny nata nel 1555 e morta nel 1620. Anni in cui contro la tolleranza di culto si scatenavano i tribunali dell’Inquisizione, in cui il potere secolare della Chiesa cattolica trucidava le idee di libertà di culto di Lutero e Calvino, con assassini e massacri operati dal suo braccio armato il Re di Spagna Enrico II.
"Furono gli anni dell’invidia, sentimento grottesco che cresce indipendentemente dall’esistenza di condizioni che la giustifichino. Cresce dentro come una malattia dello sguardo che rende piccolo chi osserva e ingigantisce il resto del mondo."
Louise. Canzone senza pause
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Questo libro è stata per me una splendida sorpresa. Regalato da un’amica, me lo aspettavo oscuro e pretenzioso, e invece ho scoperto una storia appassionata che mi ha condotto in un vero e proprio viaggio fra Francia e Olanda della fine del XVI secolo, un affascinante e dannato periodo della storia. Sono in sintonia con la vostra recensione e consiglio questo libro a chi cerca una scrittura limpida e ricca. Mi permetto un appunto. Il re di Spagna si chiamava Filippo II e non Enrico come indicato alla fine della recensione. La storia è già abbastanza intricata e conviene non complicarla ulteriormente con piccoli errori.