Lucio Dalla
- Autore: John Vignola, Diego Carmignani
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gargoyle
- Anno di pubblicazione: 2012
E’ partita da lì, dal 1990, da “Cambio”: quando è uscito quel disco ho preso le distanze, Lucio Dalla ha cominciato a non piacermi più. La reiterata tendenza alla sperimentazione, la costante vocazione allo scompaginio degli schemi (musicali, lessicali, dunque cantautorali) con “Cambio” si attesta su corde futuriste/futuribili da rivoluzione copernicana. Una virata drastica che mi ha reso freddo, perplesso, diffidente verso il suo ennesimo nuovo corso. L’articolata collaborazione con Roversi e, soprattutto, l’inarrivabile quadrilogia firmata in proprio dal ‘77 all’81 - “Com’è profondo il mare”, “Lucio Dalla”, “Dalla” e “Q-disc” - me lo avevano invece fatto amare, oltremodo. Sghembo, fumettistico, colorato com’era, quasi surrealista, seppur vigile a ciò che gli girava attorno, Dalla ha rappresentato per me (e - ovvio - per tantissimi altri della mia generazione) il classico esempio di cantautore "di riferimento". Per questo motivo e prescindere da come uno possa pensarla sui suoi saliscendi artistici, segnalo con cognizione di causa la monografia edita da Gargoyle (“Lucio Dalla”, collana “Accadimenti”), curata da due tra le firme-garanzia del giornalismo musicale: John Vignola e Diego Carmignani. Una “parte” per uno (Vignola dagli inizi ai primi anni Ottanta; da lì in avanti tocca a Carmignani), primo e secondo tempo del Dalla musicista, uomo e cantautore, passato prossimo e remoto a passo sostenuto, assemblando le note salienti di una vita comunque da fuori-classe sui generis, tenendo a bada e riordinando di senso forze centrifughe e contraddizioni (reali e apparenti) attraverso cui - col tempo e nel tempo - è andata strutturandosi la sua discografia.
Un libro colorato & appassionato (puro Dalla-style), omaggio e tentativo biografico-analitico al contempo, a bassissima quota sulla messe poderosa di canzoni, sigle, sport, eventi, cinema, colonne sonore, collaborazioni, umanità, incontri: la fissa del futuro e la “necessità” di cambiare sempre e di continuo come costante, ideale filo rosso. A sostegno della disamina bio-discografica, il robusto corredo di immagini - una più bella dell’altra, giuro! - per ribadire il concetto del personaggio in progress, dell’artista-fregoli disposto a spiazzare e reinventarsi di continuo: post-beatnik sciamannato ai tempi della fortunata tournèe “Banana Republic” con De Gregori, in tenuta da sera & clarino di scorta a un evento umanitario per FAI, e ancora con capelli, cappelli, trucco e parrucco, con e senza parrucchino biondo, con Valentino Rossi, Pavarotti, Morandi, Sophia Loren, gli amici di strada, che nel libro non ci sono e però c’erano, tanti, nella vita del cantautore. Lo scrive, peraltro, anche Aldo Cazzullo in prefazione al volume:
“La cosa straordinaria di Dalla è che, pur essendo un genio miliardario, viveva in mezzo alla gente comune. Lo fermavano tutti, e lui si fermava con tutti. Non rifiutava mai una foto o un autografo. Quando la ressa si faceva troppo intensa, scappava via con la sua andatura da folletto, facendo ciao con le mani. Una sera, a Bologna, sotto i portici di Piazza Santo Stefano, mi disse all’orecchio: ‘vedi tutte queste persone, non sanno niente di me. In me vedono soltanto un piccolo omino buffo che canta. Ma a me non importa, perché sento che mi vogliono bene. Come io ne voglio a loro”.
Aldilà e aldiqua di dischi e canzoni senza tempo, anche questo, in fondo, è stato Lucio Dalla, di cui il libro in oggetto - formato album, bello da leggere, bellissimo da sfogliare - restituisce a raggio amplissimo gli aspetti salienti.
Lucio Dalla.
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