Il 2 marzo è stato il decennale della scomparsa di Mario Lodi (1922-2014), insegnante, pedagogista e scrittore di letteratura infantile, che ha ricevuto nel 1971 il Premio Viareggio nella sezione “Opera prima saggistica” per Il paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica (Einaudi, 1970).
Lo ricorda il nostro collaboratore Francesco Bova che in questa analisi celebra l’attualità del suo pensiero.
Chi era Mario Lodi, lo scrittore-maestro
Mario Lodi nasce a Piadena, provincia di Cremona, in una famiglia di condizioni molto modeste, il padre Ferruccio era un attivista socialista.
Prese il diploma di maestro nel 1940. Dopo aver assolto agli obblighi di leva, fu richiamato alle armi nel febbraio del 1944, ma si allontanò dal reparto e venne arrestato nel marzo 1945 dal comando tedesco di Piadena. Dopo la Liberazione aderì al Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e la libertà.
Iniziò la carriera di maestro nel 1948. La sua formazione pedagogica è riferita alla Pedagogia Popolare del francese Célestin Freinet, alle pratiche del metodo naturale, alle tecniche della vita e alle esperienze del Movimento di Cooperazione Educativa, costituito nel 1951 da un gruppo di insegnanti, pedagogisti e operatori della formazione.
Dopo aver conosciuto Gianni Rodari, nell’agosto del 1963 Lodi incontra don Lorenzo Milani e con il prete fiorentino, autore di Lettera a una professoressa, nasce uno scambio epistolare che coinvolge pure i ragazzi delle rispettive scuole: quella di Piadena, paese della bassa pianura padana tra Mantova e Cremona e quella di Barbiana, frazione del paese toscano di Vicchio.
Negli anni Ottanta s’interessa alla divulgazione della pedagogia degli oppressi del brasiliano Paulo Freire.
Nell’ultima fase della sua vita fonda nel 1989 la “Casa delle arti e del gioco” in una cascina del Comune di Drizzona.
Nel marzo 2006 gli viene assegnato il Premio Unicef 2005 “Dalla parte dei bambini”:
Per aver dedicato tutta la sua vita ai diritti dei bambini perché avessero la migliore scuola possibile e per aver realizzato la Casa delle Arti e del Gioco.
Ho avuto la fortuna di conoscere e di conversare con Mario Lodi al Museo Civico di Cremona il 4 febbraio 2002 durante una giornata di studio sul tema delle relazioni e delle responsabilità tra comuni e scuola, argomento che io stesso avevo proposto. Lui introdusse i lavori ed io presentai la relazione guida.
Avevo letto alcuni suoi libri, tra cui i romanzi I bambini della cascina (Marsilio, 1999), Cipì (Einaudi, 1977) e il saggio Il paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica (Einaudi, 1970).
Le opere di Mario Lodi: l’attualità del maestro-scrittore
Di seguito un’analisi delle principali opere di Mario Lodi che ancora oggi possiamo considerare, in un certo modo, profetiche.
- “I bambini della cascina” di Mario Lodi
Link affiliato
Questo libro I bambini della cascina (Marsilio, 1999) è la rievocazione della vita dei bambini e delle loro famiglie in una grande cascina padana, dal 1926 fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale
Dopo essere venuto a conoscenza della morte del carissimo amico Natalino, il protagonista Bepi (anch’egli ormai giunto alla vecchiaia) percorre a ritroso i momenti di grande spensieratezza vissuti alla scoperta della grande cascina Lazzaretto. Ripensando così a tutte le avventure vissute in mezzo alla natura e agli animali con tutti i suoi amici dell’epoca, Bepi, angosciato, si rende conto che ciò che lui può raccontare, ciò che ha visto con i propri occhi tanti anni prima, ora non esiste più: lì dove è vissuto e cresciuto non si vedono più cavalli che corrono e non si sente più il riecheggiare delle voci dei bambini che giocano, voci che nonostante tutto Bepi conserva ancora dentro di sé, scolpite nella sua memoria per sempre.
- “Cipì” di Mario Lodi
Link affiliato
Il libro Cipì nasce dal dialogo del maestro Lodi con gli alunni in un’aula di scuola, osservando il mondo dalla finestra.
È la storia di Cipì, il passero curioso e coraggioso che scopre il mondo, diventa amico del sole e di un fiore, sopravvive agli attacchi del gatto e dell’uomo e smaschera infine un pericoloso incantatore, è una storia che accompagna da oltre cinquant’anni intere generazioni di bambini.
- “Il paese sbagliato” di Mario Lodi
Link affiliato
L’opera Il paese sbagliato, incentrata sulla libera creatività espressiva del bambino, è il resoconto in forma di diario dell’esperienza didattica intrapresa da Mario Lodi con i suoi alunni. La struttura diaristica segue la medesima classe dal primo anno scolastico 1964-1965 al quinto 1968-1969. La scuola è quella del paese di Vho, una frazione di Piadena.
A ciascun anno è dedicato un capitolo, e all’interno di ogni capitolo sono raccolti episodi della vita in classe, che sono di vario genere: non solamente gli esiti di un’esperienza didattica, ma anche la reazione dei bambini di fronte alla cultura televisiva e al consumismo, vedi il capitolo Carosello, o ad avvenimenti epocali come il capitolo Verso la luna.
Gli argomenti trattati e le sensibilità sono di una grande attualità.
“Serenella ha quindici anni, pluriripetente, alta come me, la minigonna - scrive Lodi - Serenella è venuta fra noi in quest’ultimo anno a mettere scompiglio (...) A sentir lei siamo fuori dal tempo e da tutto. Studiare a che serve? Pensare a che serve? (…) Gli altri? E perché devo pensare agli altri? Io penso a me e gli altri s’arrangerà. (…) Che importa se non mangia abbastanza? S’arrangerà (…) Alla Tv ci sono poche canzoni e troppi telegiornali”.
Pensando a Serenella e alle sue amiche anch’esse pluriripetenti, Mario Lodi scrive:
“Non sono un illuso, conosco la forza irresistibile del mondo borghese che preme su questi giovani ancora acerbi e devasta il paziente lavoro dell’educatore. C’è tutto sovvertito. La religiosità non è bandita, è solo cambiato il dio. Si crede ancora nel paradiso, ma è un paradiso di televisori, lavastoviglie, automobili(...) Come uomo pensante l’uomo è trattato male, persino con gli idranti in faccia; come consumatore trova in apparenza ogni riguardo. C’è una tecnica raffinata che lo fa dormire e nello stesso tempo sognare a occhi aperti davanti alla merce-divinità”.
Queste riflessioni sulla merce- divinità mi richiamano quelle di
alcuni scrittori di quel periodo storico: Pasolini, Bianciardi e Mastronardi.
Nel capitolo Verso la luna il maestro Lodi suscita l’interesse degli alunni: “È iniziato l’anno che vedrà l’uomo sbarcare sulla luna”. Ogni ragazzo ha un’opinione che scrive sul quaderno delle riflessioni, come Fabio:
“Vanno sulla luna perché se venisse la fine del mondo ci rifugeremmo su altri mondi dove è possibile la vita”.
Mario invece dice che “prima di andare sulla luna è meglio mettere a posto la Terra. Per quei razzi si spendono miliari e miliardi . Io qui soldi li darei alla gente che muore di fame” Lorena sostiene che “Gli scienziati lavorano per la salvezza dall’umanità: cercano altri pianeti, fanno ricerche”.
Molti sono i pensieri dei ragazzi ma c’è Tiberio che scrive sul quaderno delle riflessioni, sotto forma di poesia, la Domanda agli astronauti:
Perché andare sulla luna?
Per dire “Questa è casa mia”
anche lassù?
Se guardate quaggiù
sulla nostra Terra
vedrete crateri di odio
che si chiamano guerra,
ombre di miseria
che spengono la vita.
Prima la pace quaggiù
e dopo la luna lassù”.
Rileggendo queste pagine mi sono chiesto quali sarebbero state le riflessioni di Mario Lodi e dei suoi ragazzi di Piadena sulla guerra in Ucraina e sulle stragi di Gaza, sull’avvento dei social e sull’intelligenza artificiale ma credo, andando più in profondità nell’opera di Lodi, che quei temi in qualche maniera erano già stati scandagliati.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mario Lodi, l’attualità dell’opera del maestro di Piadena
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Libri da leggere e regalare Storia della letteratura Mario Lodi
Lascia il tuo commento