“Ho vissuto in un diario, in un poema e poi in un campo” canta Fiorella Mannoia in Mariposa, il brano presentato a Sanremo 2024. In questo singolo verso della canzone possiamo trovare anche un omaggio alle donne scrittrici, alle donne poete che attraverso la penna hanno rivendicato la propria libertà e dignità o la vita che è stata loro negata, come Teresa Wilms Montt.
Dopo il secondo posto nel 2017 con Che sia benedetta, Fiorella Mannoia torna sul palco dell’Ariston con una canzone manifesto contro la violenza sulle donne. Nel testo ritroviamo citata anche l’associazione anti-violenza “Una nessuna centomila”, fondata dalla stessa Mannoia, il cui nome richiama tra l’altro la celebre opera pirandelliana.
L’ispirazione per Mariposa, scritta e arrangiata da Cheope, Mannoia, Carlo Di Francesco con la collaborazione di Federica Abbate e Mattia Cerri, è venuta alla cantante guardando la serie tv Il grido delle farfalle, tratta dalla storia vera delle sorelle Mirabal a cui si deve l’istituzione della ricorrenza del 25 novembre.
La canzone è un inno alla libertà, ma anche un omaggio all’essere femminile: nella melodia vediamo sfilare un caleidoscopio multicolore e multiforme di donne, come immagini che danzano riflesse in una lanterna magica. La prima immagine è senza dubbio la più incisiva: la strega sul rogo che rimanda all’archetipo, purtroppo ancora attuale, della donna-strega perseguitata, protratto sin dai tempi della caccia alle streghe che infiammò l’Europa dal XVI al XVIII secolo e che di recente ha subito una nuova escalation con l’ascesa del fenomeno del femminicidio.
Nel Medioevo le donne streghe perseguitate erano spesso coloro che avevano guadagnato una forma di potere nella comunità: donne istruite, levatrici o guaritrici, che venivano accusate di possedere virtù malefiche proprio a causa della loro intelligenza, o del loro fascino. L’equazione donna-strega risulta ancora oggi difficile da sradicare, perché si ripresenta ancora attraverso nuove idee e nuove forme: le donne sono tuttora perseguitate, spesso dagli stessi uomini che affermano di amarle.
La canzone di Fiorella Mannoia a Sanremo 2024, con il suo ritmo latineggiante derivato dalla musica sudamericana, accende i riflettori sulle donne uccise, in particolare sulle vittime di femminicidio purtroppo in perenne aumento: siamo tutte, in fondo, discendenti di quella strega bruciata sul rogo e Mannoia lo dimostra rivelandoci, attraverso la sua inconfondibile voce, l’evoluzione della violenza di genere. Nel Medioevo era la strega, poi è diventata “la regina senza trono” - qui il rimando potrebbe essere a Maria Stuarda - e via via sino ai tempi più recenti, la ragazza “dal vestito troppo corto” vittima di stupro e condannata da una società ipocrita che giudica la vittima e non il carnefice, o ancora, la violenza che si consuma “dietro le quinte del palcoscenico” nell’epoca del #MeToo.
La violenza contro le donne è un fenomeno che riguarda tutte le donne e non solo, questo è l’ammonimento di Fiorella Mannoia che, dal palcoscenico fiorito dell’Ariston, non teme di portare un argomento scottante come il femminicidio. Nella canzone Mariposa sfilano, chiamate una ad una, invocate nella loro essenza, una pluralità di donne diverse eppure tutte accomunate, come direbbe Alda Merini, da “un canto d’amore”. Donne “chiamate con tutti i nomi”, insultate, ingannate, bistrattate; peccatrici e sante, povere e regine, accomunate dall’essere una, nessuna e centomila, orgogliose e libere nelle loro sante battaglie per l’emancipazione.
Vediamo nel dettaglio testo e analisi della canzone presentata da Fiorella Mannoia a Sanremo 2024.
“Mariposa” di Fiorella Mannoia: testo
Sono la strega in cima al rogo
Una farfalla che imbraccia il fucile
Una regina senza trono
Una corona di arancio e di spine
Sono una fiamma tra le onde del mare
Sono una sposa sopra l’altare
Un grido nel silenzio che si perde nell’universo
Sono il coraggio che genera il mondo
Sono uno specchio che si è rotto
Sono l’amore, un canto, il corpo
Un vestito troppo corto
Una voglia un desiderio
Sono le quinte di un palcoscenico
Una città, un impero
Una metà sono l’intero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Ho vissuto in un diario, in un poema e poi in un campo
Ho amato in un bordello e mentito non sai quanto
Sono sincera sono bugiarda
Sono volubile, sono testarda
L’illusione che ti incanta
La risposta e la domanda
Sono la moda, l’amore e il vanto
Sono una madonna e il pianto
Sono stupore e meraviglia,
Sono negazione e orgasmo
Nascosta dietro a un velo
Profonda come un mistero
Sono la terra, sono il cielo
Valgo oro e meno di zero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E anche nel buio sono libera, orgogliosa e canto
Sono stata tua e di tutti di nessuno e di nessun altro
Con le scarpe e a piedi nudi
Nel deserto e anche nel fango
Una nessuna centomila
Madre figlia, luna nuova sorella, amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Mi chiamano con tutti i nomi
Con tutti quelli che mi hanno dato
E per sempre sarò libera, e orgogliosa canto!
“Mariposa” di Fiorella Mannoia: video della canzone
“Mariposa” di Fiorella Mannoia: significato della canzone
L’Italia che canta Sanremo è anche l’Italietta delle polemiche, della moda, dell’iperbole, che ama contestare e criticare. Fiorella Mannoia porta sul palco l’argomento scomodo, il tema di denuncia sociale che, tra lustrini, paillettes e look sgargianti, tutti vorrebbero a ogni costo evitare. C’è un’Italia conservatrice che si accomoderebbe ancora volentieri sui versi melodici di Quello che le donne non dicono, tenendosi ben stretta la vecchia versione - quella senza modifiche - che prevede ancora il gran finale con la donna zerbino che dice: “E ti diremo ancora un altro sìììì!”. Ora Fiorella Mannoia cambia registro e decide di mettere un bel “no”, o almeno decide di dare voce alle donne, di farle parlare attraverso un canto di libertà. Il talento dei grandi artisti deriva anche dalla loro sacrosanta capacità di cambiare idea e di interpretare, con acume critico, i tempi in cui vivono.
Ci sono tante cose che le donne dicono e che, purtroppo, restano inascoltate o, peggio, vengono torturate e uccise proprio per aver avuto il coraggio di dire.
La nuova canzone di Fiorella Mannoia si intitola Mariposa in onore delle sorelle Mirabal, che vennero trucidate e uccise per essersi opposte alla dittatura del domenicano Rafael Trujillo.
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I loro veri nomi erano Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal-Reyes, ma si facevano chiamare Mariposas, questo era il loro nome di battaglia.
Attraverso questa canzone Fiorella Mannoia ci invita a essere tutte Mariposas, farfalle libere che hanno il coraggio di ribellarsi a ogni forma di abuso e di violenza. In quel grido finale “E sempre sarò libera, orgogliosa, e canto!” possiamo ritrovare una forma di rivendicazione, come se Fiorella volesse dare voce a tutte quelle donne che non hanno avuto voce, a tutte coloro che hanno visto la loro dignità calpestata o la loro vita rubata. Ora loro, tutte loro, sono libere e orgogliose come farfalle: queste mariposas , che danno il titolo alla canzone sono anche presenze fantasmatiche di tutte le donne combattenti che ci hanno preceduto nell’avventura della vita.
La canzone di Mannoia ricorda la poesia A tutte le donne di Alda Merini, che appare citata in un bel murales a Roma su viale Libia:
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
Fiorella Mannoia porta sul palco dell’Ariston quel grido, che però è anche un canto d’amore da parte di tutte le donne - che siano Madonne cristiane o musulmane velate, eretiche o laiche, profonde come un mistero meraviglioso e insondabile - ognuna di loro è grande come la terra, come nella poesia di Merini:
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
La cantante di Quello che le donne non dicono ora canta l’orgoglio di avere una voce e lo grida forte per sovrastare ogni forma di violenza, per ricordare che ogni donna ha diritto di vivere la vita a modo suo, di non appartenere a nessuno fuorché a sé stessa. E, ne siamo certi, Fiorella Mannoia su quel palco a cantare non sarà sola.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Mariposa” la canzone di Fiorella Mannoia contro la violenza sulle donne a Sanremo 2024
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