Michele Navarra, nato il 22 settembre 1968 a Roma, vive e lavora nella Capitale come avvocato penalista da più di vent’anni. Il suo romanzo d’esordio “L’ultima occasione” (Giuffrè, novembre 2007) che ha segnato la nascita del personaggio dell’avvocato Alessandro Gordiani, oltre ad aver ottenuto numerosi riconoscimenti, è andato in ristampa nove volte in poco meno di due anni.
Il suo secondo romanzo “Per non aver commesso il fatto” (pubblicato da Giuffrè nel 2010) è risultato vincitore di sette premi letterari, tra i quali quello specialistico bandito dalla “Legal Drama Society” (Milano 2009), ottenendo altresì un grande successo di vendite e pubblico.
“Una questione di principio” è il suo terzo romanzo con protagonista l’avvocato Alessandro Gordiani e si è classificato al primo posto nella sezione romanzi inediti del prestigioso premio letterario Città di Trieste – Festival del Cinema, Teatro e Letteratura (2011).
Gli poniamo alcune domande per conoscerlo meglio.
- È difficile sapersi destreggiare nei meandri del Palazzo di Giustizia romano?
Dipende. Per “destreggiarsi” tra i corridoi del Tribunale in fondo ci vuole soltanto un po’ di pratica. Farlo bene invece è tutt’altra cosa. Conoscere giudici, pubblici ministeri e colleghi è cosa che, esercitando il mestiere d’avvocato, dipende esclusivamente dal fattore tempo. Dopo anni di professione, si finisce per conoscere più o meno tutti, specialmente in ambito penalistico, meno frequentato dal punto di vista strettamente numerico. Ottenere la stima di magistrati e colleghi, al contrario, risulta alquanto più complicato, sebbene sia l’unica situazione che poi ti permette, in concreto, di “destreggiarti” con successo tra i vari uffici giudiziari. Sempre che la domanda non fosse riferita all’aspetto “logistico”… in quest’ultimo caso, dovrei rispondere che destreggiarsi “nei meandri del Palazzo di Giustizia romano” è difficilissimo, quasi impossibile, visto che aule, segreterie e cancellerie sono oggetto di continui traslochi, tanto che, alle volte, riuscire a trovare tale o talaltro ufficio diventa una vera e propria caccia al tesoro!
- Quanto c’è di Michele in Alessandro?
Molto, ma non tutto, così come, allo stesso modo, in Alessandro ci sono tante caratteristiche che Michele non possiede. Come ho già detto altre volte, per certi versi, ritengo sia inevitabile che un autore finisca per attribuire al protagonista del suo romanzo aspetti caratteriali comuni a entrambi, dato che risulta (o che almeno dovrebbe risultare!) molto più facile parlare di ciò che si conosce meglio, ossia se stessi. Debbo dire, tuttavia, che, col procedere della scrittura, Alessandro ha acquisito una fisionomia propria, sempre più indipendente rispetto al modello originale. Oramai, arrivati al terzo romanzo della serie, Alessandro Gordiani è una persona quasi completamente differente da Michele Navarra, sebbene continui a condividere con lui alcuni aspetti del proprio vissuto personale e del proprio percorso professionale.
- Ci descrive con tre aggettivi il personaggio dell’ufficiale dei Carabinieri Andrea Gavazzo?
Capace, ostinato e… nero!
- Per Gordiani “un episodio, una condotta, uno stato psicologico, una legge sono sempre suscettibili di interpretazione”. Desidera chiarire il Suo pensiero?
Si tratta di uno dei temi centrali dei miei romanzi. Il diritto, come altre discipline del resto (basti pensare alla medicina), non ha mai risposte univoche da dare. Due più due non sempre fa quattro. In un processo, non ci sono mai certezze, dato che la stessa identica disposizione normativa o lo stesso identico comportamento da parte di un soggetto potrebbero essere valutati in modo diametralmente opposto, a seconda dell’interprete. Vorrei chiarire il concetto con un esempio banale: sferrare un pugno contro qualcuno potrebbe essere interpretato come un’aggressione di Tizio nei confronti di Caio (quindi un reato) o come “legittima difesa” (cioè una condotta consentita), a seconda che il giudice “persona fisica” del processo si convinca o meno che chi ha sferrato il pugno volesse in realtà soltanto difendersi (magari nell’erroneo convincimento di trovarsi in una reale situazione di pericolo). Insomma, è sempre molto difficile capire come andrà a finire una vicenda giudiziaria. Di conseguenza, fare previsioni sensate è quasi impossibile e ciò è desinato a ripercuotersi sullo stato di salute mentale dell’avvocato, almeno di quello protagonista dei miei romanzi, che vive in una situazione abbastanza angosciante, nella costante ansia di non sapere, o meglio, di non poter prevedere, se la sua strategia difensiva funzionerà o se invece porterà il proprio assistito alla rovina.
- Electa una via non datur recursus ad alteram è il motto di Alessandro Gordiani. È anche il suo, avvocato Navarra?
Non certo in termini così assoluti. Penso che si possa (e talvolta si debba) tornare indietro per rivedere le proprie scelte, sempre che, dal punto di vista tecnico, sia ancora consentito farlo. Alessandro Gordiani, essendo un avvocato “di carta”, può permettersi di essere più “manicheo” nelle sue decisioni. Esigenze narrative fanno sì che, a un certo punto della storia, il protagonista, pur tra tutti i dubbi che lo assillano, sia costretto a fare una scelta, a imboccare un percorso in qualche misura “senza ritorno”. Forse, però, nella vita di tutti i giorni una maniera per cambiare strada si può sempre trovare… Oppure no?
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Bravo Michele! Sono molto contenta del tuo enorme successo...d’altronde era inevitabile per una persona in gamba come te.
Congratulazioni!
Un saluto Serena