Adone è uno di fra i personaggi più conosciuti della mitologia greca e richiama subito alla mente l’idea di bellezza. Infatti era un giovane stupendo, conteso addirittura fra due grandi dee: Afrodite, la dea della bellezza, e Persefone, la dea degli inferi.
La bellezza sovrumana di Adone ha però un’origine torbida, che sembra contrastare in maniera significativa con il suo aspetto estetico. Scopriamola insieme.
Il concetto di hybris nella mitologia
Tutta la mitologia greca pone l’accento sui limiti dell’essere umano. Molti personaggi, infatti, hanno avuto un brutto destino per aver sfidato gli dèi, credendosi in qualche modo migliori di loro. Fra questi, ricordiamo la storia di Marsia, il satiro che sfidò Apollo a una gara di musica, oppure di Aracne, che osò dichiararsi più brava di Atena a tessere la tela. Tutti questi personaggi fecero una brutta fine.
Link affiliato
Il peccato di volersi aggiudicare qualità sovrumane, esorbitando dai propri confini di essere mortale, si chiamava hybris.
Hybris era, come scrive Giulio Guidorizzi, nella suo saggio Il racconto degli dèi (Mondadori):
"L’atteggiamento di chi, per orgoglio e folle arroganza oltrepassa i limiti che sono assegnati dalla natura sfidando il potere divino e viene inevitabilmente abbattuto... Hybris è per eccellenza la colpa tragica che travolge gli eroi e li conduce ad una fine esemplare".
Il mito di Adone
Adone ha origine da una di queste colpe. Sua madre, Mirra, si era follemente innamorata del padre, Cinira, re di Assiria. L’origine di questa infausta passione era dovuta alla hybris commessa dalla madre di Mirra, Cencreide, che affermava che la bellezza della figlia fosse superiore a quella di Afrodite.
Poteva la dea lasciare impunite simili dichiarazioni? Ovviamente no. E allora punì la madre attraverso la figlia.
Noi siamo abituati a pensare che la colpa debba ricadere solo su chi l’ha commessa, ma questo è un principio relativamente moderno, per arrivare al quale l’essere umano ha dovuto affrontare tanti faticosi passaggi.
Nelle religioni antiche, nelle mitologie e nei sistemi di giustizia più arcaici, la colpa di un individuo si estendeva a tutta la famiglia, rovinandola per generazioni.
Per punire la hybris di Cencreide, Afrodite quindi fece innamorare la figlia Mirra del proprio padre.
Per via di questa punizione, Mirra era sempre più tormentata. Non ce la faceva più a resistere a questo amore illecito e devastante e finì per meditare il suicidio. Per fortuna, o sfortuna, si confidò con la sua nutrice, la quale, per evitare che la ragazza compisse l’irrimediabile gesto, escogitò un tranello.
Portò il padre di Mirra in una stanza buia, dicendole che lì c’era una bellissima ragazza pronta a giacere con lui, ma che, per pudore, non voleva farsi vedere. La ragazza era ovviamente Mirra, con la quale il re Cinira trascorse dodici notti di passione.
Ma nessuno può unirsi a un’altra creatura, godendo appieno dei piaceri dell’amore, senza conoscerne il volto. Anche Cinira fu quindi preso dalla curiosità, e allora accese un lume, e scoprì che l’amante era sua figlia.
Preso dalla rabbia, il re iniziò a inseguire la ragazza per ucciderla con una spada. Ci stava quasi riuscendo, ma gli dèi, colti da pietà per la fanciulla, la trasformarono in un albero, che da lei prese il nome. Il padre, invece, si suicidò per vergogna.
Adone, frutto dell’amore... incestuoso
La metamorfosi di Mirra non impedì al frutto di quell’amore incestuoso di crescere e nascere. Dopo dieci mesi, la corteccia di Mirra si divise in due e da lì uscì un bambino di rara bellezza: Adone, "il signore".
Afrodite vide il bambino uscire dal tronco e rimase folgorata dalla sua bellezza. Allora lo nascose in una cassa e lo affidò alle cure di Persefone, ma anche lei se ne invaghì.
Le due dee iniziarono a contenderselo. Chi poteva avere la meglio? Bisognava chiamare qualcuno a dirimere la controversia, e questo fu Zeus, il padre degli dei, colui che diede un ordine al cosmo, assegnando a ciascuna divinità un ambito di competenza (lui, dopo aver sconfitto il padre Crono, si riservò il cielo, a Poseidone diede il regno il mare, a Ade il mondo degli inferi etc). Zeus decise che Adone dovesse trascorrere tre mesi dell’anno con Afrodite, tre con Persefone.
Per questo motivo si pensa che il mito di Adone, di origine fenicia, fosse forse legato al ciclo delle stagioni, al loro alternarsi. Il risveglio della primavera è accompagnato dal ritorno di Adone a fianco della dea dell’amore, l’autunno o l’inverno alla sua discesa dalla dea degli inferi.
Quando crebbe, Adone divenne l’amante di Afrodite e questo scatenò la gelosia di Ares, il dio della guerra, che da tempo aveva una relazione con la dea. Un giorno, quindi, Ares aizzò contro il giovane un cinghiale, che lo uccise con un colpo di zanna. Secondo alcune tradizioni, dal suo sangue nacque un bellissimo fiore, l’anemone.
Che cosa significa "essere un Adone"?
Dal mito di Adone è scaturita l’espressione "essere un Adone", che viene rivolta a un uomo o un ragazzo bellissimo, affascinante, nei modi ma anche nel vestire, proprio come il personaggio mitologico.
L’espressione può essere utilizzata anche in senso negativo, ad esempio in frasi come "Non è certo un Adone", "Si crede un Adone".
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Adone: chi era? Dal mito al modo di dire “essere un Adone”
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Storia della letteratura Significato di parole, proverbi e modi di dire
Lascia il tuo commento