Monsieur Ladoucette e il club dei cuori solitari
- Autore: Julia Stuart
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
Le storie ambientate nei deliziosi, orgogliosi ma tranquilli paesini francesi riescono sempre a colpire la fantasia del lettore. O dello spettatore, nel caso in cui si tratti di trasposizioni cinematografiche. Si veda, a clamoroso esempio, “Chocolat” di Joanne Harris, e, fra i libri, un delizioso “Cambio vita” di Lorraine Fouchet. E in effetti quale migliore ambientazione, per un romanzo divertente e romantico, che certi paesini dell’Alsazia, con le loro casette “a colombaie”, i fiori ad ogni finestra ed i gatti che passeggiano nelle pittoresche viuzze? Peccato che Amour-Sur-Belle sia l’esatta antitesi di tutto questo. Descritto come un paesino di poche anime “talmente brutto che neppure gli inglesi ci si volevano stabilire”, può oltretutto vantare un altissimo tasso di litigiosità fra i suoi abitanti. Non sembra un buon punto di partenza, ma è chiaro che l’intenzione della storia è di trasformarlo, da posto indesiderabile e triste, in una specie di paradiso dell’amore e delle coppie felici. E in effetti la trama è originale e promettente: Monsieur Ladoucette, anziano barbiere, deve abbandonare la sua attività per mancanza di clienti e decide di aprire al suo posto un’agenzia matrimoniale. Elargendo consigli e combinando incontri fra perplessità, musi lunghi ed equivoci, riuscirà a creare diverse coppie, anche se spesso più per caso che per merito. Peccato che proprio lui non riesca a trovare il coraggio di confessare il suo amore all’unica donna della sua vita, da poco divorziata e rientrata in paese. Ma anche per lui, e anche lì più per caso che per merito, arriverà il lieto fine.
La storia è invitante e attraente, non c’è che dire. Purtroppo però il racconto scorre con difficoltà, e l’atmosfera generale, più che divertente e spassosa, è sempre abbastanza malinconica e triste. Come mai? Sarà lo stile eccessivamente descrittivo, che tende a seguire i personaggi in ogni minimo gesto della loro giornata, forse per dare l’idea dei giorni che scorrono tutti uguali, ma risultando alla fin fine abbastanza pesante e ripetitivo. O forse proprio quel ripetere esattamente le stesse parole quando una determinata situazione si ripresenta con regolarità nel tempo: anche questo ha il preciso scopo di rappresentare la ripetitività delle situazioni stesse, ma il lettore ha piuttosto l’impressione di essersi sbagliato e di avere riletto le stesse pagine. Anche le metafore inserite nella descrizione in modo eccessivamente repentino tendono a disorientare e ad essere confuse con le stranezze di Madame Ladoucette, dovute ad una forma di demenza senile (non che altri personaggi siano meno strani, comunque: si veda lo strano comportamento di Emilie e la sua mania compulsiva per la pulizia). Pesa anche molto sull’insieme la scarsità di discorso diretto ed il modo piuttosto freddino e precisino con il quale vengono riportati, usando il discorso indiretto, i dialoghi fra le varie coppie, che risultano piuttosto affettati e leggermente infantili, dando un’idea di distacco più che di vicinanza. Anche i personaggi sono scarsamente caratterizzati, tanto da rischiare di confonderli uno con l’altro, e forse il meglio riuscito è l’ostetrica Lisette Robert, così sicura di sè e determinata nel prendersi l’uomo che desidera. Il tutto si anima negli ultimi capitoli, con un gioco degli equivoci che risolleva l’atmosfera generale e ci accompagna verso il finale. E’ però un vero peccato che, per prendere l’avvio, il libro abbia bisogno di qualche capitolo di troppo.
Monsieur Ladoucette e il Club dei cuori solitari
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