Morti favolose degli antichi di Dino Baldi

A proposito della morte, esistono due verità abbastanza banali, ovvero che ne siamo destinati tutti e che, comunque, non si muore mai come si vorrebbe. Gli antichi greci e latini però, che ne sanno sempre una più del diavolo per quanto riguarda le morti esemplari, si sono rivelati dei veri e propri maestri.
Innanzitutto ciò è dovuto al loro totale disinteresse nei confronti dell’attaccamento alla vita che invece caratterizza la nostra epoca e, in tal modo, sono riusciti ad inventarsi forme e modelli di morte non solo ambiziosi ed elaborati, ma soprattutto in linea con l’esistenza condotta da ciascuno.

Gli antichi erano arrivati ad una grande verità, ovvero che la morte non è qualcosa che viene dall’esterno a rapirci e ad interrompere un progetto di vita, anzi è parte integrante di essa, appartiene alla vita stessa e la rappresenterà per sempre perché è dentro di noi. In “Morti favolose degli antichi” (Quodlibet, 2010) Dino Baldi ci accompagna in un viaggio incredibile nell’antichità greca e latina, descrivendoci i casi di morte più impressionanti di re, imperatori, condottieri, poeti e filosofi, inventori ed atleti dell’epoca. Una carrellata di nomi noti e meno noti, personaggi caduti per mano propria o dei propri parenti, morti improvvise o sparizioni enigmatiche, il tutto condito dalla pungente ironia dell’autore. Un libro divertente, che offre numerosi spunti di riflessione e che suggerisce di non prendersi troppo sul serio in questo breve viaggio chiamato vita.

“Del resto Luciano fa dire a Falaride, quando Pitagora ed Epicarmo volevano convincerlo a farsi da parte, che la tirannide è come la vita: non si vorrebbe mai nascere, ma una volta nati non si vuole più morire, e allo stesso modo nessuno vuole la tirannide, ma quando c’è è poi difficile tornare indietro. E questo sia detto ad ammaestramento di tutti i rivoluzionari che a volte sono poco sensibili alle sfumature”.