Palazzo Guiccioli, in via Cavour a Ravenna, si prepara a inaugurare in autunno un’esposizione permanente dedicata al Risorgimento e al poeta inglese che più di altri ha saputo colpire l’immaginario della sua epoca.
Lord Byron qui era di casa: la storia d’amore con Teresa Gamba, le visite alla tomba di Dante, l’ispirazione poetica e le opere composte durante la sua permanenza dal 1819 al 1821 tracciano un itinerario per visitare la città sulle orme di un uomo tanto affascinante quanto irriverente.
Lord Byron a Ravenna e il soggiorno a Palazzo Guiccioli
Byron arriva a Ravenna il 9 giugno 1819. Possiamo immaginare il fermento prodotto dalla presenza del massimo genio poetico del suo secolo secondo Goethe.
Quello che soggiorna a Palazzo Guiccioli è un vip ante litteram, circondato da un’aura di fascino e leggenda. Rimane in città fino al 1821, quando la denuncia di appartenenza al movimento della Carboneria, lo costringe alla fuga: nel Granducato di Toscana prima, poi in Liguria e infine in Grecia.
A quella permanenza oggi Ravenna dedica un museo, in coincidenza con i 200 anni della scomparsa del poeta, celebrata il 19 aprile scorso.
Il museo di Palazzo Guiccioli sarà inaugurato in autunno e raccoglierà ricordi e testimonianze di una storia d’amore nata proprio tre le sue stanze.
Byron e l’incontro con Teresa a Ravenna
Lord Byron arriva a Ravenna da Venezia dove ha infranto molti cuori, come sua consuetudine. Sulla laguna, dove ripara dall’Inghilterra resa ostile dalle sue intemperanze, lo attende il destino che ha i tratti di Teresa Gamba.
Il poeta la incontra nel salotto della contessa Benzoni, tra le tante personalità femminili che immaginiamo incantate dalla sua presenza.
Lei ha diciotto anni e i ritratti la restituiscono bellissima. È da un anno moglie del conte Alessandro Guiccioli, ravennate. La differenza d’età con un marito molto più grande si fa sentire. Tra Byron e Teresa sboccia un amore appassionato e impossibile e per questo assunto a simbolo di romanticismo assoluto.
Quando lei lascia Venezia e torna a casa, lui la segue.
Ravenna luogo di ispirazione
Ravenna è il luogo della quiete, dell’amore corrisposto, dell’ispirazione poetica. Sono anni felici e fruttuosi in una vita altrimenti movimentatissima. Byron compone qui quattro opere: Caino, Marin Faliero, Sardanapalo e I due Foscari. Oltre a brani del Don Giovanni, la Profezia di Dante e il Lamento del Tasso.
Continua intanto nella sua personale costruzione di una leggenda: per il pubblico è l’eroe romantico, malinconico e solo, amato dalle donne, irriverente, trasgressivo fino all’eccesso. Ma anche un uomo capace di passione politica e impegno: il fratello di Teresa lo introduce negli ambienti della Carboneria cui aderisce in maniera convinta. E più tardi, lasciata l’Italia, si impegnerà per l’indipendenza della Grecia a costo della vita.
Il museo Byron di palazzo Guiccioli
Così palazzo Guiccioli in via Cavour, dopo un lungo restauro grazie all’impegno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, si prepara ad accogliere un museo dedicato. Le stanze che hanno visto il poeta innamorato riaprono le porte al pubblico con un’inaugurazione prevista in autunno: accoglieranno ricordi, opere, libri, lettere, filmati e allestimenti.
Oltre al Museo del Risorgimento, al Museo delle bambole, la Collezione Graziella Gardini Pasini, e alla sede dell’Italian Byron Society.
Non è un caso: nell’appartamento al primo piano, preso in affitto, Byron ha soggiornato per mesi. E Ravenna, elegante e schiva, gli resta nel cuore.
In una lettera del 1819 la descrive in questi termini:
Ravenna conserva del vecchio stile italiano più di qualsiasi altra città. Resta fuori dai tragitti dei viaggiatori e quindi quello stile si è mantenuto originale. La gente fa molto l’amore e assassina ogni tanto .
La Biblioteca Oriani di Ravenna
Palazzo Guiccioli è una tappa, la principale forse, di un itinerario dedicato. Chi volesse visitare la città sulle tracce della quotidianità del più modaiolo e aristocratico dei poeti potrebbe facilmente ritagliare un itinerario dedicato.
Così è possibile passeggiare per le strade e le piazze, visitare i luoghi che lo hanno ispirato.
Nel percorso byroniano rientra di diritto la Biblioteca Oriani a due passi da piazza San Francesco, nel cuore della città.
Un tempo era l’Albergo Imperiale, luogo di soggiorno del poeta durante la sua prima visita.
La tomba di Dante, luogo di pellegrinaggio di Byron
Nei pressi della Biblioteca Oriani c’è la tomba di Dante. Byron vi passa davanti ogni giorno, in cerca di ispirazione. La presenza delle spoglie del sommo poeta lo emoziona.
In fondo condividono lo stesso destino: entrambi esuli, lontani dalla patria, entrambi impegnati politicamente.
Io passo ogni giorno dove giacciono le ossa di Dante: una piccola cupola più forbita che solenne protegge le sue ceneri, ma è la tomba del bardo, non la colonna del guerriero che quivi è venerata: tempo verrà in cui, subendo entrambe la stessa sorte, il trofeo del conquistatore e il volume del poeta scompariranno nella notte che copre i canti e le guerre anteriori alla morte del Pelide e alla nascita di Omero.
La Pineta di Classe, la foresta cantata da Byron
Di Ravenna Byron non è insensibile ai paesaggi. Trascorre molto tempo nei dintorni e nelle campagne, spesso a cavallo: la Pineta di Classe più di altri luoghi sembra risvegliare in lui echi romantici.
Nella solitudine della pineta … sulle rive silenziose cui circoscrive l’immemorabile foresta di Ravenna che copre quel suolo dove un tempo ruggirono le onde dell’Adriatico, fino ai luoghi in cui sorgeva l’ultima fortezza dei Cesari; foresta sempre verde che rendono sacre per me le pagine di Boccaccio e i canti di Dryden, oh! Quanto io ho amato l’ora del crepuscolo e te!
Casa Cavalli e la festa di Lord Byron
A proposito di intemperanze, in via Salara 40 c’è il palazzo dimora del Conte Cavalli. Si racconta che ospitò una sontuosa festa nel 1820 passata alla storia grazie all’ospite straniero. Byron, da perfetto conoscitore dei gusti del tempo e da ottimo comunicatore, fa un ingresso trionfale.
Lo accompagnano sette domestici, nove cavalli, tre pavoni, due gatti, un mastino, un’oca.
È già un’icona letteraria dell’800, anche nell’italianissima Ravenna, così lontana dalla sua patria. E lo sa.
Ma ho vissuto, e non ho vissuto invano: la mia mente perderà la sua forza, … in me esiste qualcosa che consumerà il tormento del tempo e vivrà quando sarò morto … (Childe Harold’s Pilgrimage)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lord Byron a Ravenna: una storia d’amore che diventa museo
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