Le “storie di pandemia” dello storico vaticanista Luigi Accattoli, autore di tre antologie intitolate “Cerco fatti di Vangelo”, sono diventate un diario della malattia, con le quali ha vinto il Premio speciale della giuria “Giornalisti e società” assegnatogli nell’ambito del premio giornalistico nazionale “Natale UCSI 2020”, promosso dall’Unione cattolica stampa italiana (UCSI) di Verona.
In Luigi Accattoli e negli altri premiati (Emanuele Roncalli de L’Eco di Bergamo, Anna Maria Cremonini del Tgr Rai Emilia Romagna, Cristina Carpinelli di Radio24, Felice Florio di Open e Linda Marino di F) la giuria ha riconosciuto
“il coraggio di uomini che credono ancora nella giustizia; quella carezza inaspettata che infonde speranza; la generosità che trasforma il dolore in amore."
La cerimonia di premiazione sarà trasmessa da remoto, nel rispetto delle disposizioni sanitarie vigenti, sabato 19 dicembre 2020 alle ore 11, da Palazzo Barbieri – Verona.
Accattoli, collaboratore de “Il Regno”, giornalista vaticanista prima di “Repubblica” poi del “Corriere della Sera”, racconta la vita della Chiesa e del Vaticano e, inoltre, colleziona esperienze di italiani dei nostri giorni che egli definisce “direttamente ispirate alle beatitudini e all’esempio di Gesù”, e in questi mesi ha cominciato a raccogliere anche “storie di pandemia” sul suo blog www.luigiaccatoli.it, testimoniando come da un male possa sempre rifiorire il bene. Ma anche la fede ai tempi del Covid, e la voglia di aiutare l’altro che supera ogni paura.
Per un crudele scherzo del destino, le storie di pandemia di Accattoli si sono trasformate, da alcuni giorni a questa parte, in un diario in prima persona, prima da casa e poi dall’ospedale San Giovanni di Roma da quando il giornalista è risultato positivo al Covid–19 e colpito da una polmonite. Nel blog Accattoli, al momento del ricovero, avvenuto lo scorso 29 novembre, di storie di pandemia ne aveva raccolte 60.
Accattoli, nato a Recanati il 9 dicembre 1943, i cui libri sono stati tradotti in varie lingue, racconta nel suo blog il suo calvario personale.
“Con un nuovo compagno di camera (siamo quattro) che ha buona memoria del latino studiato al ginnasio, preghiamo in latino scegliendo i testi che lui meglio ricorda: oggi abbiamo fatto il Dies Irae e il Sub Tuum Praesidium. Sono lieto del dono di questo compagno”.
“La mancanza di fiato è il peggio che io abbia provato nella vita. Ti mette di fronte alla Nera Signora
- scrive il giornalista, che prosegue -
essendo io l’unico in stanza a disporre di un portatile abbiamo organizzato un gruppo di ascolto e abbiamo seguito la Messa del parroco cardinale Enrico Feroci dal Divino Amore, l’Angelus del Papa, il Rosario da Lourdes su TV2000. È venuto il cappellano con la Comunione. Tutti i giorni riusciamo ad averla. Io e il latinista ci siamo esaltati con due momenti latini alti: l’Angelus del Papa e la Salve Regina da Lourdes”.
Con lo spirito del cronista, Accattoli, anche dall’ospedale, continua a cercare fatti di Vangelo in pandemia, giacché l’incoraggiamento che queste storie trasmettono, è il dono di questa stagione tribolata e il vaticanista si propone di segnalarlo con l’arte del giornalista, che è quella della narrazione dei fatti.
Accattoli ha cercato queste storie portatrici di un elemento testimoniale nei quotidiani e nei periodici, sui social, prendendo appunti quando seguiva i telegiornali, tra i colleghi giornalisti e tra gli amici. Prima del ricovero e a maggior ragione adesso il giornalista le chiede a medici e infermieri. Storie tragicamente autentiche e narrabili pian piano incasellate in un nuovo capitolo – il 22 – della pagina del blog intitolata “Cerco fatti di Vangelo”, capitolo che ha chiamato “Storie di pandemia”. Sono storie di persone che hanno donato la propria vita, che sono morte lasciando un’ultima parola, magari in una chat o affidata a un’infermiera, di guariti che hanno sofferto il morso del Covid-19 e ne hanno dato un racconto utile a chi l’ascolta, di scelte di volontariato compiute da uomini e donne impegnate nel lavoro ospedaliero, nel soccorso a domicilio, in tante attività confinanti con le varie facce dell’emergenza.
Accattoli è convinto che
«non dovremmo trascurare nessuno dei “semi di bene” che lo Spirito continua a seminare nell’umanità, come ci ha ricordato Papa Francesco con il paragrafo 54 dell’enciclica “Fratelli tutti”: La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose… hanno capito che nessuno si salva da solo».
In questa domenica della Terza settimana di Avvento e con il pensiero rivolto al bollettino quotidiano dei decessi e con la speranza che la conta dei defunti scenda al ribasso, leggiamo alcune “storie di pandemia” raccolte da Accattoli. Don Giuseppe Branchesi, 81 anni, parroco a Macerata, muore il 20 aprile all’ospedale di Civitanova nove giorni dopo aver inviato ai parenti, via cellulare, un testamento che si conclude con questo saluto:
“Chiedo perdono a tutti, e tutti perdono” e ancora: “Grazie a Dio. Grazie a tutti. Benedico tutti”.
Don Corrado Forest di Vittorio Veneto, 80 anni, confida al vescovo che gli telefona:
“Non è male che anche qualche prete prenda questo tipo di malattia per condividere quello che vivono molte altre persone”.
Un altro prete, Orlando Bartolucci di Pesaro, poi deceduto, aveva avuto parole simili di accettazione della malattia:
“Anche se tutto è pesante, doloroso, non so per quale motivo, spiritualmente mi sento ‘contento’ di aver fatto questa esperienza. È l’aver in certo qual modo condiviso una storia con la tua gente”.
Sono storie che toccano l’anima di ciascun essere umano, ma sono anche storie di speranza che illuminano il giorno di Santa Lucia.
In questa straordinaria stagione di male e di bene, Accattoli chiama queste storie “fatti di Vangelo” sapendo bene che spesso chi li pone non lo fa in risposta alla vocazione cristiana ma alla vocazione d’uomo.
“C’è un insegnamento nel fatto che in profondo le due vocazioni s’incontrino. È anche cercando quell’insegnamento che accanto ai semi seminati dall’una conviene adoperarsi a onorare quelli dell’altra”
di questo ne è certo Accattoli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: NATALE UCSI 2020: premiato il giornalista e scrittore Luigi Accattoli, testimone di speranza
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