Gaetano Cappelli, nato a Potenza nel 1954, è uno tra i migliori scrittori italiani: ha pubblicato oltre quindici romanzi per Marsilio editore, tra cui il suo capolavoro Parenti Lontani, che si trova anche per Feltrinelli in edizione economica, e La vedova, il Santo e il segreto del pacchero estremo, che gli sono valsi, rispettivamente, il Premio Internazionale John Fante e il Premio Hemingway.
Grazie a Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo è divenuto Chevalier de la Confrèrie du Tastevin di Borgogna.
I suoi pezzi di costume, per “Il Corriere della Sera”, “il Messaggero”, “il Mattino” e per "Panorama" e "Class", sono stati raccolti in Quanto sei cool, piccola guida ai capricci del gusto (Sonzogno editore, 2017).
Vincenzo Mazzaccaro intervista lo scrittore partendo dal suo ultimo libro: Lo snob. Nella società dello snobismo di massa (Oligo, 2022).
- Lei ha scritto oltre una quindicina di romanzi ed è uno scrittore italiano tra i più significativi, oltre a confezionare pezzi di costume per i maggiori quotidiani nazionali. Scrivere questo libro è stato tanto divertente quanto per noi leggerlo?
Beh sì, certo che mi sono divertito! Ma è anche stata una gran fatica. Nella sua apparente futilità – la stessa che mi ha fatto rispondere alla proposta di Oligo e rimettermi a scrivere – l’argomento è, in realtà, assai complicato, direi spinoso. Lo snobismo è, alla fine, una delle modalità attraverso cui gli uomini si rapportano tra loro. Poi c’è snobismo e snobismo e capirne le diverse radici non è stato facile.
- Nella società omologata in cui viviamo, dove i social danno ad alcuni la possibilità di essere famosi senza nessun talento particolare, chi è lo snob o aspira a uno snobismo di facciata?
“L’essenza dello snobismo è che vuoi far colpo sugli altri”: lo dice Virgina Woolf. Quindi lo snob, e se sta sui social starà specialmente su Twitter, è uno che tende sempre e comunque a stupire, a differenziarsi dalla massa. E questo atteggiamento quando è sostenuto da una buona capacità di giudizio può farne invece del personaggio odioso che normalmente è un modello di anticonformismo.
- Lei ha il dono prezioso dell’ironia e si presta a fare da consigliere dello snob sul guardaroba agli accessori, ai posti dove bisogna soggiornare. Ma lo snob è elegante sempre?
Consigliere, no! Non mi permetterei. Io mi limito a descrivere come si vestono, parlano, dove vanno a pranzo o in vacanza… prendendoli pure in giro, questo sì! Ciò detto, bisogna pur ammetter che lo snob ha una sua eleganza… basata sulla sobrietà. Non segue mai le mode. Aborre le griffe. I suoi abiti, senza arrivare all’eccesso di un Lord Byron che li faceva prima indossare dal suo maggiordomo, devono aver un’aria “vissuta”, che rimandi a un passato in grandi tenute e in famiglie importanti.
- Quanti tipi di snob ci sono?
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I due classici; e classicamente inutili come il wannabe, ovvero il “vorrei ma non posso”, che ostenta i modi sprezzanti di una classe sociale di cui non fa parte. Ma snob possono essere anche gli aristocratici “veri” per sangue o per meriti. Nel mio pamphlet identifico infine lo snob del “terzo tipo” che è quell’individuo il quale, proprio per la sua vocazione a distinguersi dalla massa, si terrà ben lontano da ogni conformismo, e mettici quelli assai pericolosi del sovranismo populista o della sinistra massimalista, ma anche del politically correct o della cancel culture, la sharia d’Occidente.
- E lo snob pop, chi è?
È lo snob che seguendo Andy Warhol, invece di snobbarla si appassiona alla cultura di massa. Quindi apprezza le serie, la tv dei reality e dei romanzi criminali.
- All’inizio del libro, con tanto di Treccani in mano ci libera da tanti errori sul significato corretto di snob. Ho il sospetto che non cambierà niente? E lei?
Lei si riferisce all’etimologia farlocca che fa derivare snob da s(ine) nob(ilitate) “senza nobiltà”, quando invece si tratta di un lemma di origine dialettale che significa “ciabattino”? Sì, sono sicuro che tutti continueranno nell’errore. Ma del resto anche la Treccani sbaglia quando definisce la raccolta di pezzi umoristici The Book of Snobs by one of themselves dell’impareggiabile William Makepeace Thackeray, cui si deve la diffusione della fortunata parolina, un romanzo!
- Che differenza c’è tra radical chic e snob?
Lo snob non si impegna mai politicamente e mai nemmeno pronuncerebbe la definizione radical chic! Il radical chic è uno snob che canta Bella ciao, ma poi, proprio come lo snob, è sprezzante nei confronti dei sottoposti.
- Se dovesse scegliere solo uno dei tre: Sean Connery, Alberto Arbasino o il giornalista Francesco Merlo?
Sean Connery… era così elegante e guascone!
- E invece, tenendo sempre a mente che questo libro è scritto benissimo ed è divertente, dopo la pesantezza di questi anni di virus, ancora tra noi e molto contagioso ancora, meglio Guia Soncini o Michela Murgia?
Michela Murgia è tetrissima. Soncini invece è spassosa assai… e quando dice di Chiara Ferragni “è bella così così, spiritosa così così, ha un gusto così così. È persino ricca così così. Una ricca che noialtri squattrinati possiamo guardare pensando: sarei una ricca migliore di te” fa tenerezza, povera cocca!
- Chi fa le domande, ha capito dalla bibliografia, che bisogna leggere per forza La distinzione di Pierre Bourdieu e Lo snobismo liberale di Elena Croce per ampliare il discorso. Quindi mi boccia?
Ma no, vedo che il mio libbrino l’ha letto… e lì c’è tutto quello che sullo snobismo è stato scritto. E anche di più!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nella società dello snobismo di massa: intervista a Gaetano Cappelli, in libreria con “Lo snob”
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