L’espressione “nodo gordiano” ha un’origine antichissima ed è spesso utilizzato ancor oggi nella locuzione “recidere/tagliare il nodo gordiano” riferendosi a situazioni particolarmente intricate e apparentemente insormontabili, impossibili da risolvere se non in maniera energica e decisa. A dare vita all’espressione una tradizione leggendaria che risale addirittura all’VIII secolo a.C. e alla figura successiva di Alessandro Magno, il primo e unico in grado di sbrogliare, letteralmente, questo famoso nodo gordiano. Ma qual è la vera origine di questa espressione e com’è giunta fino a noi? Scopriamolo insieme.
Origine dell’espressione “nodo gordiano”
Come anticipato, l’espressione nodo gordiano arriva sino a noi dal VIII secolo a.C. In quel periodo la popolazione dei Frigi era in procinto di creare un proprio regno benché non fosse ancora stata individuata la più importante delle figure, quella del re. Il territorio sui quali i Frigi avevano intenzione di creare una propria struttura politica e statale era quello attualmente coincidente con la Turchia.
A dirimere la questione sulla scelta del re arrivò ben presto l’oracolo di Telmisso che predisse che a diventare re sarebbe stato il primo uomo che con un carro avrebbe raggiunto la città. A raggiungere per primo quelle terre fu un povero contadino di nome Gordio il quale, conformemente a quanto affermato poco prima dall’oracolo, divenne re di quel territorio che prese il suo nome e che ad oggi corrisponde grossomodo alla città di Yassihüyük.
Una piccola curiosità su questo personaggio poco conosciuto: Gordio era il padre adottivo del ben più noto Mida, il famoso re che secondo la leggenda era in grado di trasformare in oro tutto ciò che toccava.
Una volta raggiunta la città e divenutone re, Gordio assicurò il suo carro a un palo con una corda in corteccia di corniolo. Il nodo, gordiano appunto, era così intricato e praticamente impossibile da sciogliere che l’oracolo vaticinò che solo chi fosse stato in grado di districarlo sarebbe divenuto imperatore dell’Asia minore.
Dal nodo gordiano alla soluzione alessandrina
Il nodo gordiano fu reciso solo nel 332 a.C., quando Alessandro Magno col suo esercito, espandendosi verso l’entroterra, arrivò a Gordio. Conoscendo la famosa profezia, tentò di sciogliere il nodo ma, non riuscendovi, decise di reciderlo tagliandolo semplicemente a metà con la sua spada e ponendo fine di fatto al potere dei Frigi. Da qui trae origine anche un’altra famosa espressione, ovverosia soluzione alessandrina, per indicare la risoluzione di un problema apparentemente intricato con un’azione decisa, ma semplice allo stesso tempo.
A raccontare l’incredibile impresa di Alessandro Magno tantissime fonti del tempo tra cui l’opera Anabasis Alexandri di Arriano, Historiae Alexandri Magni Macedonis di Quinto Curzio Rufo, Sulla natura degli animali di Claudio Eliano e anche Marco Giuniano Giustino nelle sue Storie Filippiche.
Significato e usi di nodo gordiano
Come abbiamo visto, quindi, il nodo gordiano rappresenta metaforicamente un problema di difficilissima risoluzione che tuttavia potrebbe essere districato in maniera semplice, ma attraverso un’azione energica e decisa. Solitamente l’espressione più comune è quella di tagliare il nodo gordiano, riferendosi quindi alla risoluzione, talvolta brutale, di una situazione complessa.
Oltre alle cronache antiche che documentavano l’impresa di Alessandro Magno, l’espressione nodo gordiano, giunta sino a noi e ancor oggi utilizzata, è stata presa in prestito anche da grandissimi scrittori quali William Shakespeare il quale nel primo atto del suo Enrico V, scrive così:
“Portategli il discorso su argomenti,
che richiedano acume e sottigliezza,
vi saprà sciogliere il nodo gordiano
di tutto, come la sua giarrettiera”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nodo gordiano: significato, origine e usi come modo di dire
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