Noemi Cuffia nasce a Torino nel 1980.
È conosciuta ai lettori del web per il suo book-blog “Tazzina-di-caffè” (segnalato anche da Simonetta Fiori su La Repubblica tra i più influenti blog letterari) e il suo account Twitter con quasi 7000 follower. Queste attività le hanno consentito di partecipare attivamente a convegni ed eventi legati all’editoria (Librinnovando, Editech, Anteprime, Salone del Libro).
Collabora con l’ufficio stampa di alcuni progetti speciali del Salone del Libro, come “Incubatore” e “Book to the Future”, dedicati alle piccole case editrici e al digitale.
Da maggio nelle librerie trovate il suo primo romanzo “Il metodo della bomba atomica”, pubblicato da Liber Aria e accolto con grande entusiasmo prima all’ultimo Salone del Libro, dove Noemi l’ha presentato, e poi dal passaparola capace di innescare un piccolo caso editoriale.
Noemi, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Farsi notare nella rete scrivendo soltanto di libri, senza essere un editor conosciuto, un direttore editoriale, o una voce di spicco del settore non è un fenomeno molto frequente. Non mi vengono in mente altri casi oltre il tuo.
Com’è nato “Tazzina di caffè”? E come ti spieghi tanto seguito e interesse per i libri, in un momento in cui in Italia il numero dei lettori si avvia a toccare il record negativo di sempre?
Grazie per questa considerazione! Ma per fortuna non sono la sola blogger di libri “letta” e seguita in questo periodo: penso a realtà molto vitali come Finzioni o Critica Letteraria, ma se ne potrebbero citare parecchi altri. La mia peculiarità in effetti è semplicemente quella di essere una persona singola, autonoma in tutto, nel bene e nel male. C’è da dire che la rete offre molte opportunità a chi legge e chi scrive, è più “vicina” a qualsiasi tipo di persona e in tempi di crisi economica e di valori rappresenta una speranza, uno sfogo, una via d’uscita o, nella migliore delle ipotesi, uno spazio di progettualità e sogno. Questa è la ragione per la quale oggi i blogger sono così ascoltati, perché abitano uno spazio libero e fertile. Tazzina-di-caffè, in particolare, è nato in un momento difficile, che però è diventato per me proprio un punto di ri-partenza. Vagavo tra l’ennesimo stage non retribuito e un complicato compito da affrontare nella mia vita, per fortuna superato. Stavo iniziando a trascurare i miei interessi, le mie passioni e, a voler essere molto sincera, la mia stessa vita. Qualche volta le persone fanno questo: mettono da parte, schiacciate dalle circostanze della vita, importanti gesti vitali, come la lettura, la scrittura e la concentrazione, nel mio caso. Invece a un certo punto ho deciso di riprendere contatto con queste cose fondamentali, pensando: costi quel che costi, continuerò a occuparmi di ciò che conta per me. Sono rischi che qualche volta costano parecchio, ma vale la pena tentare. Spiego l’interesse per i libri con la naturale propensione che abbiamo noi esseri umani a ricercare l’autenticità delle emozioni nei momenti drammatici.
- Seconda chiacchiera: Pubblicare un romanzo è stata una scelta coraggiosa per te che i libri li hai finora soltanto letti e consigliati. Come vivi questa specie di conflitto di interessi?
Come si evolverà il tuo blog, se si evolverà, alla luce del fatto che oggi sei più che una semplice lettrice? E come ti senti sull’altra faccia della medaglia, dalla parte della scrittrice “giudicata”?
Grazie e confermo: ci vuole un bel coraggio! Ma è un progetto, quello di scrivere romanzi, che ho da sempre. Non vivo un conflitto perché scrivere e leggere sono due azioni strettamente collegate, il ceppo originario è lo stesso e la natura umana le include infatti tra le prime due funzioni evolute, quelle che i bambini apprendono non appena si affacciano alla scuola a cinque o sei anni. Sono la base del nostro vivere comune. Il mio blog resterà uguale a se stesso per certi aspetti ma per altri cambierà. Voglio aprire questo mio piccolo spazio a collaborazioni, farlo crescere, sto studiando nuove possibilità. Quanto al romanzo, mi piace stare da questa altra parte della medaglia, ho sempre sentito che questo era il mio posto. Come blogger, mi sono sempre sentita giudicata, e mai giudicante.
- Terza chiacchiera: Entriamo nel vivo del tuo libro. Celeste e Leone sono i protagonisti di una grande storia d’amore. Il sentimento che li unisce è così forte e radicato negli anni che ha l’aria di far parte di una volontà più grande di loro. Il loro amore mi ha fatto tornare alla mente quello fra Aomame e Tengo, i due protagonisti di 1Q84, la trilogia di Murakami.
La vita, quando mette a dura prova, di solito divide. Ti serviva un amore così potente perché loro due potessero affrontare ogni pericolo con la speranza di uscirne ancora insieme?
Speravo tanto che qualcuno notasse questa ispirazione relativa a Murakami. E sono onorata che un po’ si colga. Ho voluto proprio ricalcare alcune modalità di 1Q84 nell’amore tra i due protagonisti, rischiando anche qui tanto. Murakami è uno dei miei fari, non solo nel mestiere ma anche nella vita: i suoi romanzi mi hanno insegnato tantissimo. La vita, è vero, divide nelle difficoltà, non unisce. Nei libri però si può fantasticare, si può costruire un mondo diverso. E sì, mi serviva un amore così. Serve sempre un amore così!
- Quarta chiacchiera: Il metodo della bomba atomica, che dà il titolo al romanzo, è uno dei tantissimi metodi che Leone ha elaborato per far fronte alla vita che fa male. Anche il flower-blog di Celeste ha l’aria di essere una sorta di metodo per lasciar andare le sue insicurezze schermata da un monitor.
Ho pensato a te e al tuo blog, con i fiori al posto dei libri. C’entri un po’ con Celeste?
Ma a conti fatti, aiuta sapere di avere dalla propria un pacchetto di metodi infallibili pronti per l’uso? Sono davvero quelle le istruzioni per affrontare tutto?
Grazie per aver notato un aspetto fondamentale della storia, che è la cura per i fiori da parte della protagonista. Una cura che contiene in sé aspetti controversi, che non svelo per non dire troppo della trama, ma che è uno snodo decisivo. Con Celeste c’entro parecchio, ma lei non è me. Non c’è molto di autobiografico in questa storia, ma senz’altro ci sono alcuni aspetti suoi che mi appartengono. Ad esempio il rischio di dispersione, di decomposizione quasi di se stessa, quello è un tratto che in alcuni momenti ho sentito molto forte, molto vicino. Credo che il vero protagonista del libro però sia Leone. Anzi, proprio i suoi metodi. Credo molto in questi metodi. Lui, infatti, è il più “intelligente” e adattivo di tutti, posto che si possa dire questo di un personaggio letterario. Senza dubbio, è il più focalizzato, quello che, da un labirinto, saprebbe uscirne senza morirci dentro.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Ci lasci un tuo messaggio per i lettori?
Il mio messaggio è questo: se potete, prendetevi cura dei vostri più forti e inequivocabili amori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Noemi Cuffia
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