Oggi 26 agosto si celebra la Giornata mondiale del cane. Per l’occasione ricordiamo la passione di Pablo Neruda per gli amici a quattro zampe. Il poeta cileno dedicò numerose poesie ai suoi cani, tra cui la celebre Ode al cane, contenuta nella raccolta Navigazioni e dintorni (1959).
Numerose foto in bianco e nero ritraggono Neruda in compagnia dei suoi amati cani, da Kuthaka a Nyon a Chu Thu, mentre li accarezza o li abbraccia, oppure è intento a intrattenere una conversazione serissima mentre l’amico a quattro zampe, con aria compunta e le orecchie ben dritte sull’attenti, è in ascolto. I cani di Neruda sono piccoli e pelosi, come il paffuto Calbuco, uno dei suoi preferiti; spesso siedono accanto a lui su una sedia sdraio o sono distesi lungo una spiaggia, oppure gli stanno in braccio mentre lui riflette pensoso su una panchina.
Lui amava lasciarli sciolti, senza guinzaglio né collare, voleva che restassero liberi, senza alcuni aggeggio o volontà umana destinata a controllarli. Si arrabbiò molto quando fu costretto a recintare la tenuta dell’Isla Negra, non voleva porre limitazioni ai suoi amici a quattro zampe.
A tal proposito scriveva:
Vorrei che tutti continuassero a entrare senza bussare alle porte della mia casa, senza annunciarsi. Come la primavera.
Chissà cosa raccontava Pablo Neruda ai suoi cani, forse recitava loro le sue poesie; in realtà era più probabile che fossero i cani a domandargli qualcosa, ma, come spiega in Ode al cane, il più delle volte era lui a concedersi il privilegio di non rispondere...
Ode al cane di Pablo Neruda: testo
Il cane mi domanda
ed io non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
ed i suoi occhi
son due domande umide, due fiamme
liquide interroganti
ed io non rispondo,
non rispondo perché
non so e nulla posso dire.In mezzo ai campi andiamo
uomo e cane.
Luccicano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
ad una ad una,
salgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
in alberi rotondi
come la notte e verdi,
ed uomo e cane andiamo
fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio,
pei campi del Cile,
fra le limpide dita di settembre.Il cane si arresta,
corre dietro api,
salta l’acqua inquieta,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina su una pietra
e porta la punta del suo muso
a me, come un regalo.
Tenera impertinenza
per palesare affetto!E fu a quel punto che mi chiese,
con gli occhi,
perché ora è giorno,
perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nel suo cesto
nulla
per cani vagabondi,
ma inutili fiori,
fiori ed ancora fiori.Questo mi chiede
il cane
ed io non rispondo.Andiamo avanti,
uomo e cane, appaiati
dal mattino verde,
dall’eccitante vuota solitudine
in cui solo noi
esistiamo,
questa coppia di un cane rugiadoso
ed io poeta del bosco,
perché non esistono
uccelli o fiori nascosti,
ma profumi e gorgheggi
per due compagni,
per due cacciatori compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
un tunnel verde e poi
una prateria,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che cammina,
respira, cresce,
e l’antica amicizia,
la gioia
d’esser cane e d’esser uomo
tramutata
in un solo animale
che cammina movendo
sei zampe
ed una coda
con rugiada.
La passione per i cani di Pablo Neruda
Tra i cani preferiti di Neruda c’era l’amato Kuthaka, che gli aveva salvato la vita. Una notte, mentre passeggiava a Ceylon nei pressi del suo bungalow sul mare, Pablo Neruda inciampò e cadde davanti a un treno in arrivo. Il capotreno non lo vide subito sui binari, ma sentì i latrati selvaggi di Kuthaka che lo avvertirono del pericolo. Si affacciò e vide il poeta cileno accasciato sui binari, riuscendo a rallentare appena in tempo. Neruda fu colpito dal gesto umano compiuto dal suo fedele amico e giurò che gli avrebbe dedicato una “poesia straordinaria”.
Quando Kuthaka morì, nella casa di Michoàcan, il poeta gli dedicò la struggente poesia Un cane è morto in cui prefigurava la speranza in un “paradiso animale”. Perché, sosteneva Neruda, gli animali sono i soli che meritino davvero un paradiso. Gli occhi del suo cane erano più puri dei suoi.
Per questo cane e per ogni cane
credo nel cielo, sì
credo nel cielo dove io non entrerò
Dopo Kuthaka venne il meticcio Calbuco, altro cane amatissimo cui il poeta diede il nome di un vulcano. Poi la dolce Nyon, che ebbe un’importanza fondamentale nella vita di Neruda perché si fece testimone della sua passione per Matilde Urrutia. Al peloso quadrupede fu non a caso dato il nome della città, nei presi di Ginevra, in cui Neruda e Matilde decisero di stare assieme per sempre. Quando i due si sposarono in gran segreto sull’isola di Capri la loro unica testimone fu la cagnolina Nyon, che aveva consacrato il loro amore.
L’ultimo cane di Neruda fu un esemplare di razza chow chow di nome Chu Thu. Leggenda narra che fu proprio Chu Thu cui il poeta rivolse l’ultimo sguardo, prima di essere trasportato via in barella sull’ambulanza nel settembre 1973. Non sarebbe mai più tornato a casa. Dinnanzi agli occhi morenti di Neruda, Chu Thu rispose con un gesto pietoso, quasi umano, leccando tristemente le mani del suo padrone.
Ode al cane: analisi della poesia
Nella poesia Ode al cane, Pablo Neruda sanciva proprio questo legame speciale tra uomo e animale. Vengono descritti un uomo e un cane che camminano l’uno accanto all’altro alla scoperta della natura in una passeggiata che, metaforicamente, sembra raffigurare il viaggio dell’esistenza. Uomo e cane avanzano tra alberi strane foreste, fiutano il mondo scoprendolo passo passo e si parlano con gli occhi, senza bisogno di parole.
L’antica amicizia tra uomo e cane nel finale si tramuta in una simbiosi: il padrone e il suo fedele segugio diventano un tutt’uno alla fine della loro passeggiata fondendosi in un unico essere a sei zampe dall’unica coda gioiosa e scodinzolante.
“Ahi, quante volte volli avere coda!” scriveva Neruda che, da amante degli animali, sapeva che il sorriso del cane, la sua felicità, è tutta contenuta nella coda. Nell’Ode al cane il poeta cileno realizza la sua agognata metamorfosi canina e nel finale scodinzola allegramente passeggiando insieme all’amico a quattro zampe.
leggi anche
Frasi sui cani: aforismi e citazioni più belle
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ode al cane”: la poesia di Pablo Neruda per la Giornata mondiale del cane
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Amanti degli animali Storia della letteratura Pablo Neruda
Lascia il tuo commento