Se parliamo di figure retoriche è molto facile imbattersi in quella che viene comunemente chiamata onomatopea: di seguito troverete non solo il significato di quest’ultima, ma anche una serie di esempi che possono aiutare a comprendere di cosa stiamo parlando.
Come è facile intuire siamo nel mondo, spesso fin troppo travagliato, della lingua italiana: durante gli anni scolastici tutti o quasi abbiamo incontrato l’argomento oggetto di approfondimento, ma probabilmente, con il passare degli anni, abbiamo messo da parte qualche nozione meno affine alla vita di tutti i giorni.
Ad ogni modo torniamo sul pezzo e affrontiamo l’argomento: se abbiamo già detto che si tratta di una figura retorica il passo successivo è capire cosa quest’ultima vuole trasferire al lettore.
Onomatopea: significato e utilizzo della figura retorica
La parola onomatopea sta ad indicare una particolare figura retorica utilizzata dallo scrittore per evocare nel lettore un suono specifico. Per essere corretti infatti si dovrebbe parlare di onomatopee, al plurale, in modo da riferirsi a tutte quelle espressioni usate per ricordare un suono specifico.
Queste figure hanno lo scopo di avvicinare quanto più possibile al mondo dell’esperienza le parole della narrazione. Se ci fermiamo per un attimo a riflettere non è poi così facile trasmettere con le parole qualcosa che ha una sua dimensione reale.
Queste figure retoriche solitamente vengono utilizzate per riprodurre i versi degli animali, il rumore di oggetti o azioni che hanno una componente fonica specifica.
Pensiamo per un attimo al cinguettio degli uccellini: per comunicare al lettore che gli uccellini stanno cinguettando lo scrittore avrà probabilmente infinite possibilità.
Ma quale di queste è più affine alla realtà? Quale di queste è in grado di trasportare chi legge nella situazione descritta? Chi scrive potrebbe utilizzare una frase, ad esempio "gli uccellini cinguettano", ma potrebbe anche tentare di mettere nero su bianco il verso dell’animale.
Ed è proprio questo secondo tentativo che si traduce nell’utilizzo dell’onomatopea: il cinguettio degli uccellini diventa, così, "cip cip" suggerendo in qualche modo sul piano acustico l’azione vera e propria svolta dall’animale.
L’esempio tratto dal mondo animale non è casuale: quest’ultimo, infatti, si presta in modo particolare ad essere descritto attraverso l’uso dell’onomatopea. Al contrario non è inusuale trovare anche altri esempi in cui una parola o una locuzione hanno una funzione fonicamente imitativa. Quante volte leggendo un libro vi siete imbattuti nella descrizione di un orologio, di cui viene riportato solo il rumore? Solo leggendo "Tic tac" sappiamo infatti che nella scena descritta è presente un orologio.
Oltre ai classici bau, miao, grrr, chicchirichì ci sono parole che richiamano le azioni o l’utilizzo di oggetti, come ad esempio crac, plin, din don, eccì, brr, patapum, taratatà, patatrac. Leggendo ciascuna di queste onomatopee sapete perfettamente a quale oggetto, azione o animale sono associate.
Inoltre le onomatopee possono essere usate anche come semplici sostantivi: il tic tac della sveglia oppure il verbo ticchettio, come anche il sostantivo "patatrac" ci spiegano perfettamente questa modalità di utilizzo. Spesso infatti dal suono si coniano parole, che in molti casi hanno anche grafie differenti.
Questa figura retorica ha la caratteristica di spiegare in maniera chiara e vivida l’azione e di permettere al lettore di capire bene ciò che si sta descrivendo.
Onomatopea: esempi dei poeti e dei grandi scrittori
Gli scrittori hanno spesso usato questo tipo di figura retorica nei propri componimenti, in modo da rendere vivida l’immagine che si voleva dare al lettore. Famoso l’esempio di Pascoli che ne "Il fringuello cieco" dai "Canti di Castelvecchio" scrive:
"Chio chio chio chio".
Altro esempio che troviamo in Giovanni Pascoli è nella poesia L’assiuolo dove si legge:
Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com’eco di un grido che fu.
Con il termine "fru fru" Pascoli ci riporta alla mente il fruscio dei cespugli, che ci riporta alla mente il rumore della natura, quando viene sferzata dal vento.
Senza dubbio gli esempi migliori di onomatopee sono visibili nell’uso che ne fanno i futuristi, che spesso descrivono i momenti salienti mediante la riproduzione di suoni.
Esplicativa del periodo futurista l’opera letteraria di Filippo Tommaso Marinetti che ha come titolo un’onomatopea:"Zang Tumb Tumb". In questo libretto, in cui si racconta dell’assedio di Adrianopoli durante la prima guerra balcanica, l’autore non usa solo onomatopee per riuscire a spiegare la situazione, ma soprattutto usa anche caratteri tipografici particolari. Grassetti, corsivi e caratteri particolari aiutano il lettore a mettere enfasi su alcune onomatopee, a comprendere il ritmo narrativo incalzante e ad avere ben chiara davanti gli occhi la situazione di guerra.
Onomatopee nei fumetti: uso moderno delle figure retoriche
L’onomatopea con il tempo si è legata ad un altro tipo di arte scrittoria molto particolare: il fumetto. Spesso leggendo grandi classici del fumetto incontriamo infatti espressioni che ci descrivono la situazione e che ci spiegano in maniera concisa che cosa sta avvenendo.
L’origine dell’uso di onomatopee nel fumetto si può far risalire all’800, quando negli Stati Uniti molti disegnatori cominciarono ad inserire nelle vignette delle espressioni monosillabiche, che rimandavano immediatamente alla situazione. In Italia furono Dino Battaglia e Jacovitti (padre di Cocco Bill) a sperimentare per primi questo tipo di espressione nei propri testi e disegni.
Questo tipo di utilizzo si consolidò poi negli anni ’80 del 1900, quando i grandi fumettisti statunitensi diedero vita ai supereroi e le onomatopee divennero parte integrante delle loro opere, divenendo anch’esse parte disegnata all’interno dell’azione. Proprio per questo in maggioranza le onomatopee nell’ambito del fumetto sono tratte da termini inglesi. Da questo momento in poi le storie a fumetti furono permeate di onomatopee invasive, che vengono messe bene in mostra nel disegno stesso del fumetto, in modo da rendere l’idea della situazione sonora della battaglia o dello scontro.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Onomatopea: significato ed esempi
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Significato di parole, proverbi e modi di dire
Lascia il tuo commento