Sul Corriere della Sera di giovedì 28 agosto è apparso un articolo di Paolo Di Paolo sul travagliato rapporto tra Oriana Fallaci e Indro Montanelli.
Il titolo, "Le relazioni pericolose", è più che azzeccato:
"Le sigarette, l’Olivetti Lettera 22, i natali toscani. Indro e "la signorina Fallaci" - i due più grandi solisti del giornalismo italiano - avevano in comune anche una scorza ruvida e un talento fuori misura".
Esordisce così Di Paolo, mentre esplora il contenuto delle lettere che Oriana e Indro si scambiarono in previsione di un progetto impegnativo e complicato: scrivere un volume a quattro mani, che "rischiava d’essere un capolavoro".
Paolo Di Paolo nel suo libro "Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era" (Rizzoli, 2014, pp. 216) delinea un ritratto inedito del toscanaccio: questo libro non è un romanzo, né una biografia vera e propria, ma non è neanche un saggio critico o storico a tutti gli effetti. Si tratta piuttosto di un racconto lungo che ha lo spirito di un saggio narrativo e che serve anche a capire determinati aspetti della vita del Giornalista. Si racconta la biografia di Montanelli riavvolgendola dal giorno della morte a quello della nascita: una vita "lunga e tormentata", come la definisce Indro stesso nel suo autonecrologio due giorni prima di morire. Paolo Di Paolo si è sempre occupato di Montanelli, fin da quando aveva 15 anni e teneva una corrispondenza abbastanza fitta con il giornalista, che pubblicava le lettere (una di queste ironicamente firmata da Di Paolo con uno spiazzante "Karl Marx, dal Paradiso") del giovane sulle sue Stanze. Pertanto ora, come già accennato durante l’incontro tenutosi al Futura Festival di Civitanova Marche lo scorso 25 luglio, lo scrittore romano indaga il rapporto tra quello che era diventato il SUO giornalista, e Oriana Fallaci, l’altro grande personaggio della storia del Novecento.
Con l’aiuto della splendida e appassionante biografia di Cristina De Stefano, "Oriana una donna" (Rizzoli, 2013, pp. 313), possiamo ripercorrere le tappe salienti della vita di una guerriera anch’essa toscana, dalla verve inimitabile e dal "carattere impossibile", ma tuttavia immensa, infinita, immensamente ed infinitamente Donna. Una biografia classica, fruibile ma intensa, proprio come Oriana, che - e sua madre glielo ricorderà fino alla fine - era sempre di una chiarezza coinvolgente, perché lei scriveva per tutti, perché tutti dovevano essere in grado di capire ciò che diceva.
Ecco dunque illustrato nell’articolo di Di Paolo il rapporto tra queste due penne incisive del panorama giornalistico: un rapporto che arrivò subito alla rottura. Oriana e Indro, tanto diversi e al contempo tanto, troppo simili: due caratteri ardenti, che non giungeranno mai ad un compromesso, perché loro di compromessi non ne hanno mai stabiliti, fieri e alteri, portatori sani di idee ben precise. Lo scontro esplode nel giro di poche missive: lui non accetta di prendere da lei lezioni sul fascismo, poiché Oriana (classe 1929) nasceva, a detta di Indro, "quando il fascismo moriva"; lei, che mentre gli ricorda di essere stata una staffetta partigiana e di aver vissuto in casa con uno zio "fascista violento e ottuso", si adira e gli promette che
"se ci proverai [a fare a pezzi la Resistenza] (...) ti farò a pezzi".
Le risposte a muso duro di Indro, le controbattute amare e tenaci di Oriana, fecero sì che i due non furono mai in grado di trovare un punto di accordo: chiaramente le discussioni più feroci furono proprie quelle sugli argomenti chiave, Fascismo e Resistenza, e proprio su questi due punti né lui né lei avrebbero mai ceduto.
"Le lettere tra due fuoriclasse che volevano scrivere insieme"
e che non trovarono mai il modo per farlo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le relazioni pericolose” tra Oriana Fallaci e Indro Montanelli
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