In occasione dell’anniversario della morte di Oriana Fallaci, ripubblichiamo il testo di Chiara Pellegrini originariamente apparso sul sito il 15 settembre 2015.
Sarà per il fatto che ricordiamo i compleanni, li festeggiamo, sentiamo di essere felici, così pure quando si tratta di ricordare un anniversario di morte ci coglie una grande tristezza.
Oggi ricordiamo il giorno in cui Oriana ci ha lasciati, spegnendosi il 15 settembre 2006. Pur non avendola conosciuta di persona, così costretta ad ignorare molto della donna Oriana, della scrittrice abbiamo tutto, abbiamo molto. Ho letto ogni libro, chissà quanti di voi come me! Ho redatto una classifica, una speciale classifica perché ha solo un posto, il primo, dove tutti i suoi libri sono allineati. È impossibile scegliere tra Un uomo e Lettera a un bambino mai nato, tra La rabbia e l’orgoglio e Un cappello pieno di ciliege. Impossibile scegliere perché scritti con capacità straordinaria, con un linguaggio nudo, vero, capace di nominare e chiamare alla vita tutta l’umanità. Dovremmo aver letto tutti almeno una volta Un uomo, per il coraggio e la forza d’amare che lo animano, e ogni donna dovrebbe avere sul comodino Lettera a un bambino mai nato, ogni ragazzina che si affaccia a guardare il mondo dovrebbe averlo sugli scaffali della libreria ancora mezza spoglia, che di tempo ce n’è per riempirla!
Oriana Fallaci non ha fatto la scrittrice, lei è stata una scrittrice, lo era nelle viscere, lo era prima ancora di essere donna che quel coraggio dimostrato era tipico di un uomo. Nessuno è consegnato all’eternità come lei, come il suo pensiero così vario eppure così riconoscibile, netto, capace di farti essere o meno d’accordo, capace pure di farti cambiare idea. Oggi volerei volentieri a portarle un fiore, poggiarlo alla porta del suo appartamento di New York, un fiore anonimo, senza storia, reciso, che tanto lei saprebbe come nominarlo, farlo rivivere, ridargli anima, esattamente come ha fatto con ogni evento quotidiano o straordinario che le è accaduto, che andata a cercarsi, che ha scelto di vivere.
Siamo orfani dell’Oriana, orfani che però non possono sentirne la mancanza perché lei c’è stata, davvero, senza ritegno, senza vergogna, una presenza costante che continua ad essere in un certo senso. Eppure orfani lo siamo, perché una presenza così, uno sguardo sulle cose come il suo manca, inesorabilmente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Oriana Fallaci: un ricordo a 14 anni dalla sua morte
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