In questi giorni blog e quotidiani hanno suscitato lo scandalo dei puristi della lingua, con articoli che proclamavano l’accesso di cringe nel vocabolario italiano su decisione (e persino "certificazione") dell’Accademia della Crusca. È successo davvero questo?
La risposta è semplice: la Crusca non ha stabilito che cringe è diventata una parola italiana (non è questa la sua funzione, né alcuna istituzione ha questo potere), ma la sezione "Parole nuove" del sito dell’Accademia ha fatto decisamente cadere in errore i giornalisti.
Il fioccare di titoli come questo (l’esempio appena citato arriva dal "Fatto Quotidiano", in un articolo del 17 gennaio scorso) non solo assomiglia alla preoccupante prova che l’essenza dell’informazione oggi sia più vicina al copiarsi a vicenda che alla scelta di risalire alle fonti per verificarle, ma apre a un divertente cortocircuito (oltre al danno la beffa, per chi si è indignato che cringe potesse aver avuto accesso al lessico italiano): la maggiore circolazione della parola, aiutata da articoli, ricondivisioni e proteste, non fa che renderla sempre più d’uso comune e portarla più vicina al passare da parola potenziale a parola effettiva della nostra lingua.
Cosa sono le parole nuove della Crusca e come funziona l’accesso al dizionario
Come funziona l’accesso di una parola nei dizionari? Ne avevamo già parlato lo scorso luglio, quando l’Accademia della Crusca aveva segnalato tra le parole nuove del 2020 termini come blastare, coronavirus e triggerare, ma il dibattito recente e la confusione di titolisti e giornalisti italiani rende necessario approfondirlo di nuovo: ecco cosa sono le parole nuove e come un termine accede al dizionario.
L’Accademia della Crusca monitora costantemente l’evolversi del lessico italiano. Com’è facilmente intuibile, parte di questa attività consiste nell’individuare quelle parole, già piuttosto diffuse, attualmente assenti dai dizionari o impiegate con un nuovo significato e che, se sostenute da un uso collettivo diffuso e continuo, potranno entrare a far parte dei dizionari.
Queste parole sono segnalate (e segnalabili dagli utenti) e visibili a tutti alla sezione "Parole nuove" del sito della Crusca, che raccoglie:
- parole di nuova formazione o prestiti da altre lingue
- parole già circolanti ma assenti dai dizionari
- parole già esistenti che ultimamente hanno subito un forte rilancio
- parole già esistenti che hanno però assunto un nuovo significato.
"L’obiettivo principale di questa sezione è quindi fornire uno strumento di informazione completa e corretta su parole che si possono incontrare nello scritto e nel parlato e che non sempre trovano un’adeguata trattazione negli strumenti lessicografici esistenti".
La segnalazione di queste parole, che consiste di fatto nel riconoscere l’esistenza di parole potenziali, non ha niente a che vedere con il loro accesso automatico tra le parole effettive della lingua italiana. L’accesso ai dizionari, infatti, non dipende da un’istituzione, ma avviene in modo naturale: solo la diffusione e l’uso collettivo, protratti per un tempo significativo, determinano il destino delle parole.
Cringe: parola nuova, non parola italiana. Cosa significa?
Torniamo a cringe? La parola che è saltata di titolo in titolo nei giorni scorsi, al momento, non è una parola italiana. Lo diventerà, se l’uso collettivo diffuso e continuo la supporterà fino all’accesso in un dizionario.
Cosa significa cringe? Il termine, che deriva dall’inglese e che nella lingua d’origine ha visto crescente diffusione tra il 2015 e il 2016, è impiegato come aggettivo e come sostantivo per indicare qualcosa di imbarazzante o che suscita disagio, e la sensazione stessa di disagio e imbarazzo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Parole nuove dell’Accademia della Crusca: la sezione che fa cadere in errore anche i giornalisti
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