La parola è la facoltà umana che, unica, ha reso l’uomo un animale diverso dagli altri. Un linguaggio articolato rende il pensiero più umano, più astratto e simbolico. Lo sapevano i latini e quel gran favoliere di Ovidio che, nelle sue Metamorfosi, racconta di parole buttate al vento, invocate, non ascoltate, tradite. Ma vediamo alcuni di questi miti.
Il mito di Eco: la ripetizione delle parole non ascoltate
Ninfa bellissima innamoratissima di un essere in contemplazione di se stesso, Eco vive il dramma di essere trasformata in un puro suono che ripete le parole altrui senza capirne il senso e senza suscitare ascolto. Eco è preda di un egocentrismo folle simile a quello di Narciso: sono due anime che non si incontrano e pervertono i sensi della vista e dell’udito .
Vivono prigionieri della loro anima, e non fanno lo sforzo di comprendersi perché, in fondo, non siamo sinceri l’uno con l’altro.
Neppure Eco ama Narciso perché chi fa del male a se stesso è incapace di provare amore per gli altri. Il loro è un mito triste e molto moderno e perciò l’arte e la letteratura si sono impadronite spesso di questa vicenda di amore e delusione.
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Il mito di Ociroe: parole premonitrici e linguaggio bestiale
Nel secondo libro delle Metamorfosi facciamo la conoscenza di tante figure secondarie più o meno umane.
Ociroe è la figlia di Chirone, il centauro maestro di Achille che ha in sé animalità e saggezza. Le sue parole sono calme e misurate, non appartenenti a un centauro, un essere biforme simbolo di incontinenza e lussuria. Ebbe una figlia, Ociroe, che aveva, come Cassandra, il dono della chiaroveggenza.
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Non aveva però il buonsenso di saper parlare e saper tacere al momento opportuno, perciò le sue parole rimangono inascoltate e proibite. Rivela infatti il futuro di Asdepio, il figlio nato da Apollo, e, suscitando l’ira degli dei, verrà mutata in cavalla. Non le toglieranno la parola, ma le rimarrà un linguaggio bestiale, incomprensibile agli uomini, perché colpevole di avere rivelato a quest’ultimi il futuro degli dei, sacrilegio per eccellenza.
Lei stessa, vedendosi trasformata in cavalla, si stupirà del fatto di non mantenere nessun segno di umanità; è un puro animale a differenza dei Centauri e, segnatamente, di suo padre, saggio e calmo.
Al centro di questo mito c’è l’idea greca della hybris, della superbia contro gli dei; è il delirio di conoscenza di chi non sa parlare nel modo giusto e nelle circostanze giuste. Forse un segno di come sarebbero andate le cose ad Ovidio..
Il tradimento attraverso la parola: il Corvo, la Cornacchia e Batto
Ci sono infine miti che raccontano complessi rapporti tra gli dei, gli uomini e gli animali.
Il corvo, animale sacro ai Romani, viene cambiato da bianco a nero per aver rivelato ad Apollo l’inganno della sua amata Coronide. Messo sull’avviso dalla cornacchia, non ascolta i suoi saggi consigli e racconta tutto al dio, sperando in una ricompensa.
Apollo, addolorato per aver ucciso Coronide, se la prende con l’animale trasformandolo in un essere perverso come è accaduto alla cornacchia, rivelatrice inconsapevole del segreto della dea Minerva e del figlio Erittione concepito senza congiunzione, ma capace di suscitare lo scandalo essendo Minerva una dea vergine.
Ma la sua colpa è anche di ingratitudine perché Minerva l’aveva salvata, quando era umana, da una sicura violenza, trasformandola in un uccello del buonaugurio. Per la sua lingua lunga perde i suoi diritti e anzi fa riferimento a un altro personaggio, Nittimene, che prende il suo posto.
Ovidio sembra ammonire chi usa la parola per tradire: chi tradisce una volta tradirà domani e l’uomo di potere non può permettersi di tenersi al fianco un traditore che svela le sue debolezze. E ancora una volta ci si chiede: quanto ha messo Ovidio di se stesso in questa storia?
E infine Batto, un semplice contadino di una Grecia rurale , poco considerata dai libri di storia ma importante come modo di pensare.
Il vecchio e astuto Mercurio, che ha rubato le giovenche del padre Zeus, trova in lui un complice per le sue marachelle, ma anche un uomo che lo tradisce nel momento in cui un’altra persona ( he altri non è lo stesso dio travestito) gli offre una ricompensa maggiore; viene pertanto trasformato in un sasso malefico, simbolo di tutti gli spioni.
Traditori sono i cortigiani che rivelano le malefatte di chi li comanda e sono giustamente puniti: questo è il pervertimento della parola nel suo punto più basso, una facoltà umana che viene tolta al momento in cui tradisce la sua funzione di comunicazione e insegnamento di cui l’hanno fornita gli dei.
Ancora una volta Ovidio ha rivelato la grandezza e la miseria del mondo.
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