Partenza e ritorno
- Autore: Gyorgy Konrad
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2015
“Partenza e ritorno” (Keller 2015, traduzione di Andrea Rényi) di Gyorgy Konrad è l’autobiografia dello scrittore, giornalista, giudice e sociologo ungherese, acclamato dalla critica, il quale ha ottenuto onorificenze da Francia, Germania e Ungheria, è stato presidente del Pen Club internazionale e ha vinto il Premio Internazionale per la Pace, conferitogli a Francoforte nel 1989.
“Nel febbraio del 1945 eravamo seduti sulla panca di un carro bestiame, fermo, immobile. Non riuscivo a staccarmi dalla porta aperta, dalla quale penetrava il vento tagliente della pianura innevata”
Sono le prime righe del romanzo autobiografico di Gyorgy Konrad, autorevole esponente della letteratura ungherese, nato nel 1932 a Berrettyoujfalu, regione dell’Ungheria Orientale. Gli editori italiani guardano troppo poco ad Est. Non c’é dubbio, infatti, che nell’affollato (pure troppo, direi) panorama della produzione libraria italiana gli autori dell’Europa Orientale occupano un posto, non certo in linea con il ruolo e la tradizione letteraria di quei Paesi: nelle vetrine delle nostre librerie, infatti, troviamo esposti generalmente i titoli affermatisi in sede internazionale e poco più.
Manca l’attenzione verso quella produzione, pur di eccellenza, necessaria al lettore italiano per formarsi una conoscenza più completa della cultura di quei popoli, geograficamente assai vicini e con i quali, se si eccettua la lunga parentesi del periodo bellico e della “Guerra fredda”, abbiamo sempre avuto intensi e fecondi rapporti. Dobbiamo quindi essere grati alla Casa Editrice Keller che con la pubblicazione di questo libro apre una finestra su un mondo letterario, quello ungherese, tra i più vivaci ed interessanti dell’Europa orientale.
Il libro di Konrad è un romanzo autobiografico, un breve memoir, in cui l’autore ripercorre gli anni del nazismo e della sua giovinezza trascorsi nell’ambiente protetto della campagna, ma anche quelli bui della guerra, dell’Olocausto, del regime comunista e della perdita della libertà, della riconquista della sovranità, dell’ingresso nella famiglia europea e della partecipazione alla realizzazione dell’unità del continente. Una lettura che susciterà nel lettore italiano l’interesse per le peculiarità di una ricostruzione storica svolta da un inusuale punto di osservazione e ci auguriamo sia anche occasione per riflettere, in una fase così difficile per l’ Europa, sul valore del comune sogno unitario. Una menzione merita, infine, l’attenta e puntuale traduzione di Andrea Renyi che riesce nel difficile intento di consentire al lettore la piena fruizione della scrittura - asciutta, armonica ed efficace - dell’illustre scrittore il cui primo successo editoriale risale al 1969, anno di pubblicazione del romanzo “Il visitatore” tradotto in numerose lingue. Poco gradito per le sue posizioni, l’autore viene sottoposto al controllo della polizia politica e ben presto gli viene impedito di svolgere la sua attività di scrittore. Nonostante ciò Konrad diventa una delle voci più ascoltate dell’opposizione democratica del suo Paese.
“Volevo tornare a casa da Budapest per non rimanere ospite, e per farlo mi sobbarcai un viaggio di una settimana a Berrettyoujfalu, dove erano stati prelevati i nostri genitori e da dove eravamo riusciti a venir via il giorno prima della deportzione. Se avessimo tardato un solo giorno, saremmo finiti ad Auschwitz”
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