Pasquale Capraro è nato a Gallipoli nel 1959 e vive a Merate in provincia di Lecco. Ha esordito nel campo della narrativa nel 1995 con il romanzo Rose del Sud (Edizioni del Grifo – Premio Internazionale Artistico - Letterario Cav. Benedetto Romano – Lecce, 1996). Con Edizioni Cinquemarzo ha pubblicato nel 2011 Il bacio della sirena, un giallo sentimentale e nel 2012 Il tessitore di stelle, un fantasy/thriller. Hanno fatto seguito i racconti Luna Piena e Un saggio consiglio.
È stato appena pubblicato il romanzo Garden Village (Cinquemarzo 2014) nel quale l’artista e scrittore di origini salentine, da sempre guidato da un’innata ispirazione che lo spinge a creare e a confrontarsi su generi diversi rivelandone la sua eclettica personalità, si rivolge verso il genere fantastico/umoristico.
Se è vero che il viaggio della vita non finisce mai, il protagonista di quest’avventura surreale si ritroverà a vivere in un’altra dimensione un’esperienza straordinaria, che lo porterà a compiere un proprio percorso interiore. L’autore, con delicatezza, eleganza e ironia, affronta con uno stile originale, dialogato e divertente, tematiche importanti quali: la felicità, la vita, la morte, la spiritualità e il senso di colpa.
“Non sono ancora morto per il momento. Quando lo sarò, mi piacerebbe fare una cosa: vedere chi verrà al mio funerale. Una strana idea? Non credo. Non sono il solo a pensarlo”.
- Pasquale, di cosa parla Garden Village?
La storia è di per sé molto semplice, un limbo non bene identificato nel tempo e nello spazio che raccoglie l’anima, o forse sarebbe meglio dire il corpo nebulizzato di Sergio, un uomo che non sa perché si trova lì ma sa cosa ha lasciato indietro e vorrebbe tornare a prenderselo. Ed è proprio in questo limbo che incontrerà strani individui, legati per carattere e fisionomia a diverse dimensioni dell’essere, la coscienza, la spiritualità, la memoria. E saranno questi individui ad accompagnare Sergio in mini mondi surreali che sembrano usciti da programmi televisivi di dubbio gusto. Le figure allegoriche che si succederanno nella storia fungeranno da guida: la gossippara Fiammetta, il parrucchiere Battista, Maddalena la venditrice di scarpe, gli agricoltori Adamo ed Eva, e altri ancora avranno lo scopo di far capire a Sergio, il significato dell’esistenza, portandolo a riflettere sulle condizioni esistenziali che da sempre caratterizzano la vita di ogni essere umano.
- Qual è il significato del titolo?
Eden, questo era il titolo che inizialmente avevo pensato per questo testo, ma in seguito mi sono reso conto che era un titolo serioso, che inneggiava a un posto “paradisiaco”, sicuramente bellissimo ma poco divertente. Ed ecco che, sulla scia di un Villaggio Vacanze popolato da persone più o meno strampalate, è nato Garden Village appunto. Ho cercato di concepire un libro effervescente con un ritmo serrato di battute velate però da una nota di amarezza, una muta domanda già posta dai migliori drammaturghi di tutti i secoli, ovvero: cosa c’è dopo la morte? Dove va la nostra anima? Ovviamente non so rispondere a questi quesiti, cerco di accompagnare il lettore in un aldilà che somigli all’aldiquà, meno caotico, altrettanto disordinato, piacevolmente popolato, ma sicuramente molto, ma molto più divertente.
- Dove scrive abitualmente e da dove trae ispirazione per i Suoi libri?
Scrivo in cucina che è grande e colma di oggetti di artigianato dai colori e dalle decorazioni variegate, souvenir che ricordano le radici di un popolo, immerso tra gli odori e i profumi. Tante finestre in gesso appese alle pareti mi rammentano la mia terra di origine, il Salento, svelandomi il significato simbolico di questa scelta. La finestra come affacciarsi alla vita. Guardare al di là. Scrivo contornato da cibo e sapori, elementi utili alla mia creatività. Mi piace fermarmi ogni tanto e assaporare qualcosa di dolce oppure di salato. Evidentemente, scrivendo, ho bisogno di guadagnare energia necessaria che trasferisco poi nelle pagine. Traggo ispirazione dai colori rosso e arancione. Quest’ultimo rappresenta il colore della creatività. Il simbolo del mio modo d’essere. È presente nell’arredo della mia abitazione e anche nelle mie tele. Non solo: i colori del grano, dei girasoli e dell’autunno esplodono nelle mie interpretazioni delle quattro stagioni. Sicuramente un’altra fonte d’ispirazione è abbracciare con lo sguardo dalla finestra la pianura verde che incornicia un territorio esteso composto da piccoli casolari che evocano il proscenio di un teatro, dove la vetta del Monte Rosa, sfumata dal chiarore delle nuvole, spicca prepotente nella sua bellezza.
- Tra un sapore e l’altro, ha scritto Rose del Sud, Il bacio della Sirena, Il Tessitore di stelle, e Garden Village. Generi diversi che rivelano la Sua personalità istrionica, eclettica?
Esatto. Spazio da un genere all’altro. Io la chiamo ispirazione. Non so cosa decide per me. Fa così, ed io mi faccio trascinare. In quest’ultimo libro avevo voglia di essere ironico e scherzare.
- Merito della cucina salentina?
Anche, perché no? Certi sapori sono come le passioni. Non si dimenticano. Sono tanti i miei piatti preferiti... le melanzane ripiene, la pitta di patate e la torta pasticciotto che so cucinare benissimo.
- Attraverso la storia di Sergio quale messaggio desidera lasciare al lettore?
Abbiamo sempre una seconda opportunità nella vita. Non sprechiamola. Non facciamoci “addormentare” dalle proposte televisive. Usiamo il cervello per dire chi siamo, far valere le nostre idee, la nostra unicità. Siamo tutti fragili. È inutile nasconderlo dietro una maschera d’ipocrisia. Essere sé stessi è sempre una grande fatica. Io ci provo nella vita e nella scrittura. Lo scrittore deve essere vero, non può fingere i suoi sentimenti, le sue emozioni. Questa è la sua verità. In questo lavoro ho trattato dei temi esistenziali con ironia e leggerezza per sdrammatizzarne la profondità e la gravità di taluni. Con bellezza, a chi non vede il valore e il significato della vita. Sono pagine destinate a far riflettere, a strappare un sorriso a chi lo legge, poiché come scrisse Max Ehrmann, in Desiderata, “... Non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all’amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni, esso è perenne come l’erba ... E qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo”.
- Come organizza la propria giornata da scrittore?
Cerco di riservarmi degli spazi durante il fine settimana stilando una scaletta su come procedere.
- Cosa ne pensa dei concorsi letterari?
A mio avviso, questa dei concorsi letterari mi appare come un “mettere in gara” la cultura. Una sorta di palio letterario da conquistare per ottenere poi l’edizione di un lavoro. Può comunque essere un canale iniziale per gli esordienti che desiderino entrare nel mondo della narrativa. Oggigiorno esistono proposte trasversali anche nel web. Blog e case editrici che promuovono concorsi, e altre che invitano all’auto pubblicazione.
- Scelga una frase per definire la Sua personalità.
Ah, una domanda difficile... A volte sono come il sole e la luna, oppure il rosso e verde, colori complementari. Mi ripeto spesso che devo continuare. Volere è potere. Però ricordo una frase scritta da un uomo che ha lasciato un segno con la sua creatività e il suo modo d’essere: “Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci”.
- Per amore della scrittura ha messo un po’ da parte un’altra delle Sue passioni, la pittura. Come mai?
Rispondo con una domanda: forse non la amavo abbastanza? Sentivo invece di voler scrivere. Nel quadro che ho dipinto chiamato Il Sogno, ho inserito una poesia. Ho scritto sulla tela. Questo è stato il primo e significante intervento di “voltare pagina”. Da questa traccia scritta, ho capito che dovevo scrivere, che la tela non era il supporto giusto. Era diventata stretta, limitata alla mia creatività. La mia espressione pittorica mi appariva statica. Il movimento, il ritmo, l’ho trovato in un foglio. Strano a dirsi: uno spazio esiguo ma per me “illimitato”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Pasquale Capraro in libreria con “Garden Village”
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