Pensieri per una notte
- Autore: Giovanna Bellini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2008
Giovanna Bellini, nella vita medico chirurgo specializzata in Neurologia, qui in qualità di scrittrice esordinente, ci presenta il suo primo libro di narrativa, “Pensieri per una notte… Non ho mai capito se i treni ci portano davvero da qualche parte alla fine” (Edizione Il Filo, 2008).
- Ci racconti un po’ di lei e del suo approccio al mondo della scrittura.
Un po’ di me dall’inizio? Sono nata il 1 Giugno del 1970, e nella vita sono un Neurologo… tendenzialmente sono una pigra ma quando mi propongo una meta non mi risparmio per raggiungerla, anche se non ad ogni costo... Non sopporto chi crede di avere la verità assoluta e chi non cambia mai idea o non è capace di chiedere scusa. Non mi fido di chi non ama o rispetta gli animali, non mi fido di chi non prende mai una posizione su temi importanti… adoro il mare, respirare il vento, il suono dello scalpiccio su una strada sterrata e il calore che sprigiona una sasso rimasto al sole ed un buon bicchiere di vino rosso a fine giornata… Ho sempre adorato leggere, anche se devo ammettere che ho avuto i miei anni ‘bui’, quelli dell’Università intendo, in quel periodo infatti leggevo quasi esclusivamente testi di medicina. L’approccio alla scrittura è stato naturale nell’adolescenza, come succede a molti a quell’età, in cui si vorrebbe dire tutto e tutto sembra possibile… così mi sono trovata a scribacchiare poesiole e pensieri su fogli volanti o sui diari… ho scritto anche una favola, mai pubblicata però, è ancora lì nel cassetto.
- E “Pensieri per una notte…” come è uscito dal cassetto?
E’ la mia prima timida vera esperienza letteraria…E’ iniziata davvero per gioco davanti ad un bicchiere di Syrah, uno dei nostri preferiti … Eravamo in quattro amiche, ‘quelle del Syrah’, da cui il titolo di uno dei racconti, decise a scrivere ciascuna un racconto. Alla fine però soltanto io ho iniziato a scrivere e, racconto dopo racconto, è venuto fuori il libro. In realtà il libro non è mai entrato in quel cassetto… una volta completato, senza pensarci e con un po’ di incoscienza, l’ho inviato agli editori ed eccolo qui…
- “Pensieri per una notte…non ho mai capito se i treni ci portano davvero da qualche parte alla fine…”, non è certo un titolo usuale, quali sono i ‘pensieri’ e che significato assumo qui i treni?
I ‘Pensieri’ sono espressi in prima persona da personaggi più svariati…un cane, una donna ferita da un lutto, una donna felice per la vita serena, un uomo tradito, un bambino, una anziana affetta da demenza…. Sono riflessioni, squarci di vita comune, raramente fantasiosa… “Pensieri per una notte…” è costituito da brevi racconti, ‘pensieri’ appunto, indipendenti, da poter leggere anche prima di andare a letto, alla sera. Il sottotitolo deriva da una frase presente nel primo racconto, e significa che i treni che prendiamo per allontanarci dalle nostre paure e dai nostri problemi non ci portano da nessuna parte, ma forse solo lontani da noi stessi. Il filo conduttore è la speranza, la necessità di credere nella magia delle favole, nelle nostre possibilità…
- Cosa significa per lei scrivere, raccontare una storia?
Non è facile… anzitutto non mi considero ‘una scrittrice’, ma ‘una che scrive’… scrivere significa cercare di creare un ‘mondo’ per me e per chi legge, un mondo con i suoi personaggi, con i loro caratteri, i loro umori. Far entrare gli altri in quel mondo che una volta riportato sulla carta diviene vero, reale…crearlo per poi condividerlo con il lettore chiunque egli sia e ovunque si trovi… Preferisco dare solo dei cardini, delle coordinate, su cui il lettore può far suo il personaggio, l’ambiente…raramente infatti descrivo minuziosamente i luoghi o l’aspetto fisico dei personaggi, raramente ambiento la storia in una zona geografica precisa. Scrivere significa poter dare emozioni, poter creare spunto di riflessione, poter condividere, poter dare il ‘la’ e lasciare che il lettore interpreti la storia che sta leggendo, significa poter riuscire a far entrare il lettore nella storia stessa, cercare di fargli provare proprio ciò che volevo esprimere per scoprire alla fine cosa il lettore ha tratto dal mio racconto in relazione alla propria sensibilità, al proprio vissuto…ogni lettore è come se leggesse un libro diverso, ognuno trova nella stessa storia mondi diversi…ogni volta che un opera letteraria viene letta i mondi emozionali dello scrittore e del lettore si fondono e si trasformano ogni volta…
- Il libro più originale che le viene in mente letto negli ultimi 5 anni?
Il Profumo di Suskind, il protagonista è un’invenzione mostruosamente meravigliosa, e la scena finale è da maestri…
- E quello che non leggerebbe mai?
Non credo che ne abbiano ancora scritti.
- Quale ritiene sia la difficoltà della scrittura narrativa?
Dare emozioni. Riuscire con poche parole e brevi descrizioni a far vedere, toccare, udire, annusare… riuscire a far sì che queste sensazioni, più che la storia di per sé, vengano ricordate dal lettore; far sì che il lettore ricordi più queste emozioni piuttosto che i particolari della trama. Stupire non è poi fondamentale.
- Come scrive, intendo sulla carta, direttamente al computer? Ci sono momenti delle giornata che preferisce? Di giorno, di notte? In solitudine?
Scrivo direttamente sul pc, talora senza preparare la storia neppure mentalmente, così di getto. Capita che appunti un pensiero su qualsiasi supporto abbia in quel momento… su uno scontrino, sui biglietti del treno, a volte sul cellulare. Può capitare di giorno come di notte, quando viene quella sensazione, dico “ecco, scriviamo…”. La presenza di altri non mi disturba, anche se NON devono interagire con me mentre scrivo…in definitiva non ho riti particolari anche se consuetudini, preferisco la notte, la luce soffusa, il silenzio assoluto…
- Ha altri progetti in cantiere?
Ho finito da molto il mio secondo libro, un racconto lungo, che per adesso ho lasciato in quel famoso cassetto, mentre sto finendo un terzo libro… racconti legati dal filo conduttore delle trame tessute dal sentimento…fili di ragnatele che tengono i personaggi legati, e quindi talora anche prigionieri del semplice sentimento, della passione, talora dell’incomprensione…
- Che cosa spera ricordino i lettori appena avranno chiuso la copertina dopo la Fine?
Mi viene da citare Javier Marías, testualmente…“Un romanzo è anche un mondo nel quale si può andare a vivere, ad abitare per un certo periodo, lungo per lo scrittore, più breve per il lettore. E tutti, credo, speriamo che questo mondo continui ad avere risonanza anche quando si è chiuso il libro, che continui ad essere incorporato nella nostra esistenza. Riuscirvi è difficilissimo. Quasi sempre invece succede che i libri ci parlino solo mentre li leggiamo. ” Ecco, spero che i miei racconti lascino un piccolo pezzo di sé nel mondo interiore di chi li ha letti, radicandovisi e confondendosi in esso … spero che dopo che quella copertina sarà stata chiusa i miei “Pensieri…” continuino a ‘parlare’ con il lettore…
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pensieri per una notte
Lascia il tuo commento
Bravissima! Ho letto il libro di racconti: è molto avvincente, con belle storie e uno stile narrativo che cattura l’attenzione del lettore. Uno spaccato di quotidianità in cui ci si può riconoscere, il tutto condito da un narrare molto coinvolgente. Davvero interessante.