Lo Cunto de li Cunti o Il Pentamerone è la celebre raccolta di fiabe in lingua napoletana “overo lo trattenemiento de’ Peccerille” di Giambattista Basile, pubblicata a Napoli nel 1634 dopo la morte dell’autore grazie all’intercessione della sorella, la cantrice Adriana.
Le fiabe narrate da Basile hanno ispirato autori di tutta Europa, tra i quali ricordiamo i grandi Fratelli Grimm che ebbero un ruolo fondamentale nella traduzione del libro in lingua tedesca.
Il Pentamerone è considerato come il primo prototipo del genere fiabesco in un’epoca in cui ancora il racconto per bambini non esisteva, se non altro non al di fuori della tradizione orale. La narrazione dedicata all’infanzia non era neppure comteplata, in un certo senso fu Basile a crearla attingendo a un ampio patrimonio di miti e leggende offerto dalla letteratura classica greca e latina. In questi cinquanta racconti ritroviamo l’embrione di fiabe entrate poi di diritto nell’immaginario popolare, come Cenerentola (qui “La gatta Cenerentola”), Raperonzolo (che in origine si chiamava “Petrosinella”) e La bella addormentata nel bosco (qui Sole, Luna e Talia).
L’opera di Basile fu apprezzata all’estero, ma in Italia cadde nell’oblio, fu riscoperta da Benedetto Croce che nel 1924 la ripropose in una nuova traduzione, definendola come:
il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari
Spesso, a causa dell’assonanza data dal titolo, si confonde il Pentamerone con il più noto Decamerone di Giovanni Boccaccio. Ma quali sono le differenze tra le due opere?
Cos’è il Pentamerone di Giambattista Basile
50 racconti narrati nell’arco di cinque giornate è questa la struttura del Pentamerone, l’opera di Giambattista Basile che trova appunto nel numero 5 la sua chiave di lettura programmatica. Diciamo subito che, a dispetto del sottotitolo, i racconti di Basile non sono propriamente adatti all’infanzia a causa della loro crudezza e di certi temi trattati.
I racconti derivano da una stessa cornice narrativa che costituisce il punto iniziale e l’approdo finale dell’intera narrazione. La fiaba di partenza, da cui derivano le altre quarantanove scandite nell’arco di cinque giornate, racconta della principessa Lucrezia detta Zoza che non riesce più a ridere. Il padre diventa pazzo per strapparla dalla sua malinconia, ma non riesce nell’impresa. Un giorno però Zoza all’improvviso scoppia in una fragorosa risata quando vede una vecchia cadere. L’anziana donna si vendica della risata di Zoza lanciando un sortilegio: la principessa non potrà sposare l’amato principe Tadeo che è stato condannato a un sonno perenne e si risveglierà solo quando una fanciulla avrà riempito un’intera anfora di lacrime. Zoza tenta l’impresa, ma sfinita si addormenta e allora una schiava si sostituisce a lei riuscendo così a sposare il principe. Per vendicarsi la principessa instilla nella donna il desiderio irrefrenabile di ascoltare delle fiabe e manda delle terribili vecchie a narrarle delle novelle per cinque giorni.
L’ultimo giorno, Zoza si sostituisce alla novellatrice di turno per raccontare la propria storia, permettendo così all’amato principe Tadeo di svelare l’inganno.
La particolarità dei racconti di Giambattista Basile è la loro costruzione che oggi definiremmo multimediale: erano fiabe concepite per essere recitate e quindi accostate ad altri mezzi espressivi come la musica o le immagini. Le parole che venivano utilizzate nelle fiabe traevano origine tanto dai proverbi popolari quanto dalla tradizione letteraria colta, creando così una commistione di linguaggi unica nel suo genere. Le fiabe del Pentamerone comunque nascevano per essere fruite in una lettura collettiva, diventando una sorta di spettacolo: dovevano quindi essere recitate, teatralizzate, drammatizzate in una sorta di momento ludico. Venivano insomma fruite da un pubblico cortigiano che trovava in questi racconti un divertimento simile a quello che noi oggi attribuiamo alle moderne serie televisive.
Recensione del libro
Il racconto dei racconti
di Giambattista Basile
Di recente il Pentamerone di Basile è anche stato oggetto di un adattamento cinematografico, Il racconto dei racconti diretto da Matteo Garrone nel 2015, che vede tra i protagonisti una grande diva quale Salma Hayek e l’attore francese Vincent Cassel.
Il Pentamerone e le differenze con Il Decamerone di Boccaccio
Spesso il Pentamerone viene definito simile - oppure erroneamente accostato - al Decamerone di Boccaccio. Si tratta in verità di due opere ben diverse, scopriamo perché.
Il modello di Giambattista Basile fu senza dubbio Boccaccio, ma l’autore napoletano di discostò all’opera del Certaldese. Entrambi i racconti sono divisi in giornate e partono da un’unica cornice narrativa, tuttavia mentre il Decamerone ci presenta lo scenario della peste che contestualizza la narrazione, il Pentamerone invece già ci immerge in un racconto dallo scenario fantastico che a sua volta genererà gli altri racconti.
Sotto certi aspetti possiamo leggere il Pentamerone come il rovesciamento del Decameron di Boccaccio. Basile sembra a tratti farsi beffe del suo modello: la principessa Zoza è la tipica lettrice (dedicataria) boccaccesca malinconica e innamorata portata al parossismo, mentre le novellatrici delle fiabe sono delle vecchie volgari e orripilanti ben diverse dalla lieta brigata di giovani narratori del Decameron.
Giambattista Basile si basa sul racconto fiabesco, che va oltre la tradizione letteraria del Boccaccio. L’autore napoletano gioca sulla parodia, sul rovesciamento, sull’iperbole e soprattutto segue uno schema preciso che getterà le basi per la costruzione letteraria della fiaba: il conflitto, l’allontanamento (viaggio), il ritorno e il finale. Il finale, nei racconti del Pentamerone, comporta sempre una metamorfosi, un cambiamento di status rispetto alla condizione iniziale; mentre nel Decameron questo non si verifica, anzi, molte novelle si concludono proprio con lo scioglimento della situazione di partenza.
La differenza è data anche dal pubblico cui il racconto di Basile era destinato: non colto, ma popolare.
In conclusione possiamo dire che, nonostante le due raccolte di novelle traggano ispirazione dalla tradizione orientale de Le mille e una notte, i loro sviluppi sono molto diversi. Boccaccio sfrutta il racconto per dominare la realtà e affermare il trionfo dell’uomo su una situazione catastrofica, come l’epidemia di peste; Basile invece attinge a piene mani dal regno della fantasia per mostrarci come nel mondo vi sia una componente di imprevisto e di assurdo che gli uomini non possono in alcun modo dominare o contrastare, se non arrendendosi all’inevitabilità del cambiamento e quindi della metamorfosi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Pentamerone di Giambattista Basile e le differenze con il Decameron di Boccaccio
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