
Persone che non c’erano
- Autore: Marco Trogi
- Anno di pubblicazione: 2011
Marco Trogi ci presenta personalmente il Suo libro "Persone che non c’erano", edito nel 2011 dalla casa editrice Zona.
- Marco, che genere di libro hai scritto e di cosa racconti?
Ho da poco pubblicato un romanzo dove, con toni e colori da thriller, ho voluto affrontare quello che credo rappresenti uno degli argomenti più attuali e una delle paure più diffuse fra molti giovani ma soprattutto fra molti genitori: il tema delle chat line e dei social network, moderni strumenti di comunicazione e socializzazione oggi molto diffusi fra i giovani, e dei relativi, potenziali pericoli che si nascondono all’interno di essi.
- Come è nato il libro? Traendo spunto da una vicenda realmente accaduta a Viareggio nel 2007, da me e la mia famiglia vissuta ma fortunatamente poi conclusasi in maniera felice, a mente e cuore finalmente sereno, ho provato a immaginare un’ipotetica continuazione dei fatti e delle conseguenze possibili, materializzando e dando vita e corpo a quei fantasmi che invasero e affollarono senza pietà la mia mente di genitore, nel momento in cui mi resi conto di perdere il controllo di mia figlia. Partendo, dunque, da vita vissuta per poi lasciare a briglie sciolte le mie paure e la mia fantasia, è nato questo romanzo che ho cercato di narrare nel modo più schietto e nostrano possibile, utilizzando per i dialoghi, anche il vernacolo viareggino proprio per dare il maggior senso di reale e nel contempo, trasmettere la sensazione, a chi leggerà questo libro, che chiunque, nessuno escluso, può all’improvviso trovarsi, suo malgrado e quando meno se lo aspetta, coinvolto e intrappolato, in un’invisibile e pericolosa ragnatela.
Io forse sono stato un bravo genitore che ha saputo capire e in tempo intervenire, o forse sono stato solo fortunato, non lo so, francamente me lo chiedo ancora oggi, ma altri, lo potranno mai dire?
- Cosa volevi trasmettere con il libro? Non ho voluto assolutamente demonizzare un qualcosa che resta, comunque, un interessante strumento di comunicazione, ma solamente creare i presupposti affinché chi si trovi ad utilizzare certi "canali", lo possa fare con la giusta attenzione e la salutare consapevolezza di quello che fa e, soprattutto, dei limiti di quanto tutto ciò può realmente offrire.
Ho messo passione e molto di me in questo romanzo e spero di aver fatto un buon lavoro ma soprattutto, di essere riuscito a trasmettere qualcosa, soprattutto ai genitori, che spesso non si rendono conto che le paure, le insicurezze che i propri figli si portano addosso e che li spingono a cercare il coraggio altrove, pur di evitare il confronto diretto con la realtà, dovrebbero essere trasformate in certezze e forza proprio di genitori stessi.

Persone che non c'erano
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